L’Indonesia protesta contro il taglio dei sussidi per il carburante. Un gruppo giapponese cerca i resti dei nipponici morti durante la Seconda guerra mondiale e seppelliti in Corea del Nord e il Myanmar ricorda un anno dallo scoppio delle violenze contro i rohingya. INDONESIA – Proteste per gli aumenti del carburante
Le proteste della popolazione non sono bastate a dissuadere il governo e il Parlamento indonesiano dal contestato piano di riduzione dei sussidi per il carburante. Il piano di aumento del 30 per cento dei prezzi andrà avanti, ha detto il ministro per le Finanze, Chatib Basri, occorre soltanto definire i dettagli.
Ieri il passaggio parlamentare è stato accompagnato da scontri tra i manifestanti e la polizia che ha usato gas lacrimogeno e cannoni ad acqua. Scrive l’agenzia France Presse che la polizia di West Java e Lampung ha sequestrato migliaia di litri di carburante comprati prima dell’aumento delle tariffe e fermato diverse persone. Aumenti nella vendita di carburante sono stati registrati anche in altre zone del Paese.
Le contestate misure rischiano di ricadere sulle fascie più povere della popolazione, che dovrebbero tuttavia ricevere compensazioni entro i prossimi quattro mesi per arginare l’impatto degli aumenti. La decisione di aumentare i prezzi arriva in un momento in cui i partiti iniziano a scaldare i motori per il voto del prossimo anno.
GIAPPONE – In cerca dei resti dei cari estinti in Corea del Nord
Dopo mesi di rinvii, a causa delle tensioni nella penisola coreana, finalmente un gruppo di undici giapponesi è riuscito a entrare in Corea del Nord per ritrovare i resti dei propri cari.
Domenica scorsa il gruppo, Kita Izoku Renraku Kai, come riporta l’agenzia Kyodo, ha fatto visita a quello che era un campo di lavoro sovietico a Komusan, nei pressi del porto di Chongjin. Qui, secondo alcune fonti, si troverebbero i resti di oltre 3mila soldati e funzionari giapponesi catturati dall’esercito sovietico dopo la resa nipponica nel 1945, molti dei quali parenti dei membri del gruppo.
La visita di questa settimana, che durerà fino al prossimo 25 giugno, è la quinta da quando la Corea del Nord ha pemesso l’ingresso di delegazioni , ad agosto dell’anno scorso, per lo studio dei siti di sepoltura in cui si suppone rimangano resti di giapponesi. La missione del Kita Izoku Renraku Kai è quella di verificare che i resti siano effettivamente di connazionali e organizzare in futuro visite da parte dei parenti o un eventuale rimpatrio.
Secondo il governo giapponese sarebbero oltre 34mila i cittadini nipponici morti in Corea del Nord nelle ultime fasi della guerra del Pacifico. Finora, sono stati rimpatriati i resti di 13mila persone.
MYANMAR – Un anno fa scoppiavano le violenze contro i rohingya
Trascorso un anno dalle violenze contro la popolazione rohingya nello stato birmano di Rakhine, sono ancora 140mila gli sfollati constretti nei campi d’accoglienza. I numeri sono quelli forniti dall’Alto ufficio Onu per il coordinamento degli Affari umanitari. Le violenze scoppiarono a metà di giugno del 2012 dopo lo stupro e l’omicidio di una ragazza buddhista ed ebbero come bersaglio i rohingya, popolazione di religione musulmana non riconosciuta come minoranza dal governo centrale che li considera immigrati irregolari dal vicino Bangladesh.
Il bilancio delle violenze fu di almeno 167 morti. Dallo scorso febbraio sono stati almeno 8mila i rohingya costretti ad abbandonare le proprie case per ragioni di sicurezza e per la mancanza di adeguate condizioni per vivere.
Le organizzazioni per la tutela dei diritti umani fanno pressione sul governo birmano affinché riconosca la cittadinanza e quindi i diritti degli 800mila rohingya.
[Foto credit: bbc.co.uk ]