Oggi in Cina – E la borsa va giù

In by Gabriele Battaglia

Un nuovo sito per gli ispettori della disciplina del partito: è l’ennesimo dispositivo anticorruzione adottato dal Pcc. Giù la borsa di Shanghai. Diatriba Pechino-Washington sul Mar cinese meridionale. Per gli Usa le rivendicazioni cinesi sono poco coerenti. Taiwan compra navi da guerra Usa. E LA BORSA VA GIU ‘
Prima la corsa al rialzo, poi il tonfo.
La borsa di Shanghai ha subito ieri il suo maggiore crollo in cinque anni dopo che le autorità di Pechino hanno frenato a sorpresa il credito, alimentando le preoccupazioni sulla crescita di fine anno. Il Shanghai Composite Index è crollato del 5,4%, il suo più grande calo dal 2009, dopo che l’autorità finanziaria ha vietato agli investitori di utilizzare il debito societario di qualità inferiore come garanzia per prendere in prestito denaro. Prima è sceso il mercato azionario, spingendo in alto i rendimenti, poi le turbolenze hanno raggiunto lo yuan, che è sceso notevolmente rispetto al dollaro.

IL SITO DEGLI SPIONI+LA LEGGE DEL PARTITO
La Commissione centrale di ispezione disciplinare del Partito comunista cinese ha aperto un nuovo "canale per spioni" sul suo sito web per sostenere la propria campagna di caccia ai funzionari corrotti che fuggono all’estero: la campagna “caccia alla volpe”. Persone informate dei fatti, in Cina o all’estero, sono invitate a rivelare informazioni pertinenti attraverso il sito.
L’ennesimo dispositivo escogitato nella lotta anticorruzione fa il paio con l’editoriale di Xinhua secondo cui le “leggi” del Partito sono più vincolanti di quelle del Paese, per cui ogni iscritto deve farsene davvero una ragione e dare l’esempio. La questione pone un problema legale: il Partito comunista (che per altro non è mai stato formalmente registrato) ha una sua legge parallela a quella nazionale? E in tal caso, se uno vi si iscrive, accetta implicitamente di sottostare alla disciplina extralegale del cosiddetto "shuanggui"?

MAR CINESE MERIDIONALE: DIATRIBA PECHINO-WASHINGTON
Il 15 dicembre scadranno i termini per la presentazione da parte della Cina della propria difesa nel caso di arbitrato internazionale, intentato dalle Filippine, sulle rivendicazioni nel Mar Cinese Meridionale. La causa, che fa riferimento alla Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS), si è surriscaldata a causa di un rapporto presentato venerdì dal dipartimento di Stato Usa, secondo cui le affermazioni cinesi sono poco chiare e incoerenti. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Hong Lei ha ribattuto che i diritti della Cina si basano su rivendicazioni storiche. La tempistica con cui escono contrapposte versioni suggerisce che i politici di Pechino e Washington cercano di procurarsi una posizione giuridica di forza per influenzare il tribunale arbitrale, anche – è il caso Usa – se non c’entrano niente con la causa.

TAIWAN COMPRA NAVI DA GUERRA USA
E intanto, il Senato degli Stati Uniti ha approvato all’unanimità un disegno di legge che autorizza la vendita di quattro fregate missilistiche di classe “Perry” a Taiwan. La Cina aveva già protestato ad aprile, quando una legge simile era stata approvata alla Camera dei Rappresentanti. Il portavoce del ministero della Difesa di Taiwan, David Lo, ha detto che il suo governo ha stanziato circa 5,5 miliardi di dollari taiwanesi (176 milioni di dollari Usa) per acquistare le navi e che forse ne comprerà altre due. 

[Foto credit: ndtv.com]