Myanmar – Thein Sein apre a modifiche costituzione

In by Simone

La modifica della carta stilata dalla giunta militare nel 2008 è uno dei punti centrali del processo di apertura del Myanmar. Nella costituzione attuale sono presenti alcune norme ad hoc per impedire la candidatura di Aung San Suu Kyi alle prossime elezioni previste per il 2015.
Il presidente birmano, Thein Sein, ha scelto il tradizionale messaggio radio mensile alla nazione per dare il proprio sostegno alla riforma della Costituzione, aprendo così all’ipotesi che la leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi possa candidarsi a capo di Stato nel 2015.

La necessità di emendare la costituzione scritta e fatta approvare nel 2008 dalla giunta militare allora al potere è uno dei nodi su cui la comunità internazionale preme nell’ambito del processo di democratizzazione e apertura del Paese dei pavoni intrapreso con il voto del 2010.

“Non voglio restrizioni che impediscano a un cittadino di diventare leader del Paese”, ha detto Thein Sein in un passaggio del suo discorso. Un riferimento, sebbene Aung San Suu Kyi non sia stata citata, all’articolo 59 della carta, che sbarra la strada verso la presidenza a chi è sposato o ha un figlio con nazionalità straniera. Una norma varata per impedire la candidatura della premio Nobel per la Pace, vedova e madre di cittadini britannici.

“Una Costituzione democratica non può essere stilata in questo modo, non tanto perché riguarda me come persona, ma perché altrimenti non possiamo parlare di democrazia”, aveva sottolineato la stessa Lady in occasione della visita a Roma dello scorso ottobre.

Posizione costata all’icona della democrazia birmana anche qualche critica dei suoi sostenitori, tra i quali non manca chi ritiene che l’attenzione verso la riforma costituzionale stia togliendo risorse ad altri temi su cui la Lega nazionale per la democrazia, il suo partito, si dovrebbe concentrare, ad esempio in campo economico.

Il passaggio del discorso di Thein Sein che chiama in causa la Lady è soltanto uno dei tre riservati alla carta. Negli altri due il capo di Stato ha spiegato il proprio sostengo a eventuali emendamenti parlando di riconciliazione, pace e della partecipazione di tutti i partiti, sempre tenendo a mente “gli interessi e la sovranità nazionale”.

Thei Sein, ricorda Irrawaddy, guarda anche alla possibilità di raggiungere un cessate-il-fuoco con le milizie delle minoranze etniche che chiedono cambiamenti, quando non una riscrittura della Costituzione che dia loro maggiore autonomia.

Le reazioni dei leader dell’opposizione sono orientate all’attesa per capire se ai discorsi seguiranno anche fatti. “Bisognerà vedere come le parole si concretizzeranno”, ha spiegato il portavoce della Nld, Nyan Win. Il partito di Aung San Suu Kyi nei giorni scorsi aveva intanto annunciato l’intenzione di non boicottare le elezioni del 2015, anche nel caso che la propria leader non possa candidarsi.

Aperture a sorpresa sono invece arrivate lunedì dalla forza al governo, il Partito per lo Sviluppo e l’unione solidale, considerato il braccio politico dei militari. Secondo quanto riferito da un parlamentare, il comitato centrale del partito ha votato a favore dell’emendamento di almeno 51 articoli, tra cui quello che riguarda Aung San Suu Kyi.

In base a quanto trapelato la Lady potrebbe candidarsi se i figli decidessero di prendere la nazionalità birmana. Una decisione che la leader birmana sembra voler lasciare ai figli ormai maggiorenni, anche perché la doppia nazionalità non è riconosciuta in Birmania e per diventare birmani dovrebbero abbandonare quella britannica.

Niente si sa invece di un altro emendamento, quello sull’articolo che riserva ai militari il 25 per cento dei posti in Parlamento.

[Scritto per Formiche; foto credit: foreignpolicy.com]