Li Na, spirito libero del tennis cinese

In by Simone

Liu Yandong, unica donna del Politburo cinese, pare le abbia già mandato un telegramma di ringraziamento. La popolazione cinese l’ha celebrata: 300 milioni davanti alla televisione per guardare la finale contro la Schiavone.

Il successo di Li Na al Roland Garros a Parigi – prima cinese ad imporsi in un torneo del Grande Slam – è stato però accolto con un entusiasmo moderato dalla stampa ufficiale: la “sorella” più famosa della Cina, divenuta star a 29 anni, non è infatti un’icona facilmente controllabile dai meccanismi propagandistici cinesi, anzi: con il suo tatuaggio sul petto, la sua indole schietta e ribelle, Li Na ha iniziato il suo percorso vincente solo quando si è definitivamente liberata dell’abbraccio sportivo cinese, diventando indipendente, gestendo in modo personale allenamenti ed entrate finanziarie.

Ora la sua popolarità sta andando ad intaccare due simboli sportivi molto più cinesi di lei: il giocatore di basket Yao Ming e la stella dell’atletica Liu Xiang, tratteggiando un nuovo tipo di campione cinese. Individualista, globale e con un senso dell’umorismo che poco si addice alla retorica propagandistica del paese. Sul web cinese prima della finale di Parigi, girava un invito scherzoso: «se Li Na vince il Roland Garros proprio il 4 giugno, tutti a festeggiare in piazza Tien An Men». Naturale, data la coincidenza di date, che a qualche cronista presente nella conferenza stampa post trionfo, scappasse la domanda alla tennista cinese.

«Chiedermi del 4 giugno ’89? Voi siete matti!» ha risposto in cinese. Considerata una ribelle, Li Na non vuole però superare certi confini. Non ha mai ringraziato il suo paese per i suoi successi, anzi: la sua carriera ha preso una piega vittoriosa solo quando ha abbandonato il sistema cinese, per costruirsene uno indipendente. Fosse stato per il rigido sistema sportivo locale, modellato ancora oggi sulle traiettorie dell’ex Unione Sovietica, avrebbe abbandonato il tennis. Cosa che fece nel 2002, salvo essere richiamata dalla Federazione per le Olimpiadi del 2008. Accettò, ma alle sue condizioni. Si scelse l’allenatore e fu messa in condizione di devolvere allo stato solo il 12% dei soldi derivanti dalle sue prestazioni, rispetto al consueto 65%.

Proprio durante le Olimpiadi scatenò un piccolo putiferio il suo invito ai cinesi a stare zitti durante le sue partite. Al termine di un incontro, in conferenza stampa apostrofò i tanti “patrioti locali” che la incitavano: «sono curiosa di vedere, disse, se andrò in finale quanti cinesi saranno lì a insegnarmi come giocare a tennis». Anche il marito di Li Na è diventato, a suo modo famoso: dopo avere annunciato il suo amore per lui, Li Na lo rimproverò pubblicamente di russare troppo di notte, impedendole l’adeguato riposo prima delle partite da disputare. Una piccola teppista, con quel tatuaggio controverso per gli standard cinesi e la sua storia di giocatrice di badminton irreggimentata nel sistema sportivo cinese sforna-campioni-in-laboratorio.

Non ci stava dentro Li Na e decise di giocare a tennis, poi una nuova crisi, l’abbandono e il ritorno alle scene e al successo in età non proprio giovanile (29 anni). La sua vittoria però potrebbe costituire una piccola spina nel fianco dell’onnicomprensivo sistema sportivo cinese. La Cina, impegnata ormai a diffondere il proprio soft power attraverso industria cinematografica e sportiva, ha una nuova freccia al proprio arco, ma non facilmente maneggiabile come altri. Li Na infatti appare una cinese moderna, contemporanea: poco interessata alla propaganda, per niente coinvolta nella retorica nazionalista e molto diretta anche circa le sue ispirazioni («i soldi e le carte di credito», ha detto), sprigionando un individualismo che rappresenta bene la Cina contemporanea, pur non rientrando nei canoni retorici voluti dal Partito.

Per ora i media ufficiali la celebrano con moderazione, nascondendo le ragioni del successo e catalogandola come una novella icona, simile ad una rock star, del panorama internazionale spingendo per un’interpretazione che vede Li Na, simbolo della Cina che avanza, suo malgrado.