Aids e omosessualità sono entrambi arrivati in Cina negli anni Ottanta. E non sono stati capiti. Per questo molti credono ancora che siano la stessa cosa. Una legge del 2001 impedisce agli omosessuali di donare il sangue. A luglio il divieto è stato eliminato per le lesbiche. Resta invece per i gay. Il governo cinese ha deciso di rimuovere il bando sulle donazioni di sangue per le donne con orientamento omosessuale. Il bando, adottato sulla base di timori per presunti rischi legati alla diffusione dell’Aids, era in vigore dal 2001.
Per le donne ha cessato di esserlo il primo luglio scorso, ma rimane per la controparte maschile. La legge ha inoltre esteso l’età massima per le donazioni a sessant’anni, ha aumentato la quantità massima di sangue che può essere donata da 200 a 400 ml e ha ridotto l’intervallo minimo che deve intercorrere tra una donazione e l’altra.
Secondo la legge sulle donazioni approvata nel 2001, la comunità gay – insieme ai tossico dipendenti e a chi dichiara di avere una vita sessuale movimentata – non può partecipare alle donazioni a causa di un presunto maggior pericolo di diffusione del virus dell’Hiv.
Ma già nel 2009, circa 540 donne firmarono una petizione che chiedeva alle autorità sanitarie di eliminare il bando.
Un sondaggio condotto sul popolare sito web Sohu.com ha invece riscontrato che il 42 per cento dei 11.540 rispondenti era favorevole alla continuazione del divieto per motivi di salute pubblica.
In Cina, come in qualsiasi altro paese del mondo, tutti i potenziali donatori di sangue devono compilare una dichiarazione e fare dei controlli prima di poter donare. Nel modulo si suppone che le persone indichino le proprie preferenze sessuali.
Ma è necessario? Xiao Dong, il direttore di un’organizzazione per il controllo della diffusione dell’Aids/Hiv all’interno della comunità gay di Pechino, afferma senza paura: “Ho donato il sangue oltre dieci volte senza mai rivelare i miei orientamenti sessuali”.
Secondo Zhang Beichuan, esperto di tematiche omosessuali, l’efficacia di queste misure è dubbia, perché “dato che le persone possono mentire sui moduli, è difficile verificare se un donatore è gay o no”.
E il South China Morning Post sottolinea che al di là della difficoltà di accertare le preferenze sessuali dei donatori, l’unica sicurezza possono darla gli accertamenti medici, perché, omosessuali o no, “tutto il sangue viene testato almeno due volte prima di essere utilizzato nelle trasfusioni, per assicurarsi che non sia infetto”.
Nonostante i membri della comunità gay potessero già donare “sotto mentite spoglie” l’emendamento è stato comunque sentito come una vittoria morale da parte della comunità che tutela i diritti degli omosessuali in Cina.
Li Yinhe, stimata sessuologa, ha dichiarato al Global Times che la Cina è venuta a conoscenza di Aids e omosessualità grosso modo nello stesso periodo – negli anni Ottanta – e perciò “la nazione credeva che l’essere omosessuale significasse avere l’Aids”.
“Una comprensione inadeguata delle due cose è la ragione principale del perché gli omosessuali venivano indicati come un gruppo al quale non era consentito donare il sangue”, ha aggiunto la dottoressa.
La direttrice di Common Language, un’organizzazione non governativa che supporta la comunità omosessuale, intervistata dal Global Times, ha detto che “ha valore scientifico che la legge non menzioni l’omosessualità ma escluda le persone che hanno certi comportamenti sessuali. L’Aids non è causato dall’essere omosessuali ma dai comportamenti a rischio”.
E ha aggiunto che “è anche una questione legata alla nostra dignità e all’eliminazione delle discriminazioni in sede di donazione”.
* Michele Penna è nato il 27 novembre 1987. Nel 2009 si laurea in Scienze della Comunicazione e delle Relazioni Istituzionali con una tesi sulle riforme economiche nella Cina degli anni ‘80-’90. L’anno seguente si trasferisce a Pechino dove studia lingua cinese e frequenta un master in relazioni internazionali presso l’Università di Pechino. Collabora con Il Caffè Geopolitico, per il quale scrive di politica asiatica.
[Scritto per Lettera 43; Foto Credits: theatlantic.com]