La popolazione cinese sta invecchiando a ritmi rapidi e i numeri del 2011 alimentano una nuova preoccupazione. La politica del figlio unico sta erodendo uno dei grandi vantaggi competitivi del paese, ovvero la quasi inesauribile forza lavoro messa in campo negli ultimi 30 anni per lo sviluppo.
Secondo alcune stime raccolte dal Telegraph negli anni ’50 i nati in Cina erano 20 milioni, negli anni ’60 24 milioni, per scendere sotto alla cifra di 20 milioni negli anni ’90.
A questo si aggiunge un esercito di circa 7 milioni di neo laureati pronti ad entrare nel mondo del lavoro, con la prospettiva di un incarico manageriale.
Mancano i lavoratori low cost, mancano i posti di lavoro per i laureati. Con questo dilemma la Cina deve affrontare il 2012, iniziato il 23 gennaio.
Il miracolo economico della Cina è dovuto senza dubbio ad una fonte apparentemente inesauribile di lavoratori.
Ma i demografi hanno avvertito che l’imposizione della politica del figlio unico, lanciata alla fine del 1970, crerà problemi di forza lavoro in Cina. Gli ultimi numeri pubblicati dall’Ufficio Nazionale di Statistica hanno mostrato che il numero dei cinesi che supera i 60 anni ha raggiunto gli 185 milioni, ovvero 13,7% dell’intera popolazione.
“In dieci anni, ci sarà una differenza di circa 10 milioni di lavoratori tra quelli che andranno in pensione e quelli che cominceranno a lavorare”, ha detto al Telegraph Liang Zhongtang, sociologo ed ex consulente del comitato nazionale di pianificazione familiare.
“Queste cifre – ha aggiunto – sono il primo segno del declino della popolazione attiva. Nel 1950 c’erano 20 milioni di nuovi nati all’anno, nel 1960 erano 24 milioni. Ma dal 1990 il numero è sceso di nuovo sotto i 20 milioni”.
L’altro lato della medaglia è il seguente: circa 6,8 milioni di laureati e universitari sarebbero pronti ad entrare nel mercato del lavoro quest’anno. Si tratta di un numero sei volte più grande rispetto a quello di dieci anni fa, secondo Yin Chengji, portavoce del ministero delle risorse umane e della previdenza sociale. “La disoccupazione strutturale – ovvero la discrepanza tra domanda e capacità disponibili – peggiorerà”, ha avvertito Yin.
“I numeri segnalano anche una carenza di lavoratori comuni” ha specificato Yin, “e purtroppo crediamo che questa situazione sia diventata un problema che si è diffuso dalla costa all’entroterra”.
Pechino sembra intenzionata a sviluppare ancora l‘economia interna, grazie a nuovi e probabili aiuti del governo, in modo da mantenere un grado di occupazione che non crei problematiche a livello sociale.
Yin ha specificato infatti che il governo destinerà più risorse alla formazione, darà la priorità alla creazione di posti di lavoro per universitari e laureati e incentivi per incoraggiare i laureati delle zone rurali ad avviare un’attività in proprio.
Nell’ambito dei numeri inerenti al lavoro, una nota Xinhua dei giorni scorsi ha sottolineato gli sforzi del governo: “lo scorso anno otto milioni di posti di lavoro sono stati creati per gli ex agricoltori e oltre 17 milioni di persone hanno ricevuto dal governo sovvenzioni alla formazione volti ad aiutare a trovare lavoro”.
Nel frattempo, il tasso di disoccupazione urbano sarebbe rimasta al 4,1% alla fine dello scorso anno, invariato rispetto all’anno precedente, mentre sarebbero stati 12 milioni i nuovi posti di lavoro creati nelle città lo scorso anno.
[Scritto per Lettera43. La foto è di Francesco Gregori. Lo slogan dice: “Mettere in pratica la politica del figlio unico è una nobile responsabilità della gioventù contemporanea”]