L’amore ai tempi dei Mosuo

In Cina, Cultura by Redazione

IL REGNO DELLE DONNE

Sul remoto confine tra Yunnan e Sichuan in Cina, a 2685 metri sopra il livello del mare, si estende il magnifico lago Lugu, dimora da oltre mille anni di una società matrilineare chiamata Mosuo. Il termine matrilinearità indica scientificamente il legame di parentela ascendente e discendente riconoscendo solo la linea materna ed escludendo il gruppo a cui appartiene il padre. Ci sono un centinaio di esempi nel mondo e la tribù Mosuo è una di queste.

I Mosuo (摩梭) sono un gruppo etnico di quasi 40.000 persone, la maggior parte dei quali vive nei pressi del lago Lugu. Si considerano un gruppo etnico autonomo, ma lo stato cinese li classifica come un sottogruppo dei Naxi (纳西), una delle 56 minoranze etniche che popolano il vasto territorio dell’Impero Celeste.

Circa due millenni di anni fa, gli antenati Tibetani-Burmesi degli attuali Mosuo hanno ideato quello che sembra essere l’unico sistema familiare e di parentela nella documentazione antropologica o storica non basato sul matrimonio. La pratica dei Mosuo è una delle più antiche, flessibili e resilienti nel mondo e probabilmente anche la più originale.

Vista dall’alto del lago Lugu

IL MATRIMONIO ITINERANTE

All’età di tredici anni, le ragazze si sottopongono a una cerimonia di iniziazione detta “gonna” che termina col ricevere una propria stanza da letto. In questa camera definita “dei fiori” in lingua Mosuo, potranno ricevere liberamente, ma anche rifiutare, visite notturne da qualsiasi corteggiatore maschio. Una cerimonia analoga detta dei “pantaloni” segna invece il passaggio alla maturità per i ragazzi che compiono tredici anni e diventano idonei a praticare il “tisese”, che il cinese traduce in modo fuorviante come matrimonio itinerante (走婚). Il termine Mosuo “tisese” significa letteralmente un uomo che “va avanti e indietro”.

Una delle caratteristiche peculiari dell’assetto sociale dei Mosuo è difatti il matrimonio itinerante, ovvero inesistente. Uomini e donne hanno incontri notturni occasionali, senza obblighi o pregiudizi. Questi incontri possono variare da una notte a unioni esclusive per tutta la vita che possono o meno portare a una gravidanza, ma le coppie non vivono mai insieme o si sposano formalmente.

Gli uomini vivono, mangiano e lavorano con le loro famiglie materne di giorno, ma al calare della sera, si introducono discretamente nelle stanze dei fiori di tutte le donne che desiderano.

Il cappello appeso alla maniglia della porta della stanza di una donna è un segnale che dice agli altri uomini di non entrare.

La forma primaria di tisese definita “furtiva” o “chiusa”, non comportava alcun riconoscimento pubblico e obblighi tra le parti; la storia tuttavia ci mostra che la forma secondaria di tisese, definita “cospicua” o “aperta” sia la pratica più diffusa oggi, e forse lo è sempre stato.

Le coppie che desiderano dichiarare e consolidare i loro intimi legami conducono una modesta cerimonia in cui il rappresentante dell’uomo presenta dei doni ai parenti della sua donna. La cerimonia gli dà il diritto di visitare apertamente la sua amante su base definitiva, presumibilmente esclusiva e inoltre stabilisce modeste aspettative di assistenza reciproca tra la coppia.

Tuttavia, alle prime luci del mattino, dopo aver trascorso la notte insieme, furtiva o aperta essa sia, l’uomo abbandonerà il letto per tornare nella sua casa materna.

Uomo Mosuo sulla strada di ritorno verso la casa materna.

LA FAMIGLIA

Nella società matriarcale dei Mosuo, in sorprendente contrasto con il patriarcato tradizionale cinese, la felicità è intesa come la capacità di vivere in completa armonia con i parenti matrilineari.

Per la sua sopravvivenza economica e sociale, un matrilineare Mosuo ha bisogno che ogni generazione di donne partorisca almeno una figlia, ma nessuna è obbligata a procreare. Le sorelle che allattano condividono l’allattamento al seno così come l’educazione dei figli; la lingua mosuo, infatti, non distingue tra madre e zia materna, ma utilizza la stessa parole “emi” per entrambe. I figli crescono dunque in famiglie estese e multigenerazionali con la madre e i suoi parenti di sangue, il ruolo dei padri nel riconoscimento e nella crescita educazionale dei figli è del tutto marginale. Poiché gli uomini non vivono con la loro progenie biologica, il loro comportamento sessuale non ha implicazioni sulla dimensione della famiglia o sulla loro carriera genitoriale, quest’ultima determinata invece dalle gravidanze collettive delle loro sorelle. Gli uomini Mosuo sono infatti i principali padri sociali dei loro nipoti.

Il ruolo di capofamiglia detto “dabu”, viene assegnato generalmente alla donna più anziana, giudicata più competente nel gestire le attività domestiche e economiche della famiglia.

I criteri di scelta della dabu, quando questa diventa troppo anziana per gestire la sua grande eredità, non dipendono dall’età. Se ci sono due figlie femmine e la minore si dimostra più competente nella gestione degli affari domestici, più saggia e imparziale nelle decisioni, la scelta pricadere su di lei.

La dabu si fa spesso carico della maggior parte del lavoro: essere a capo di una famiglia non significa dettare ordini, ma lavorare con grande abnegazione. Essere dabu è un onore ma anche un onere gravoso, ci vuole una buona dose di coraggio e di energia per assumersi la responsabilità di mantenere unita e in armonia una grande famiglia. Tutti i familiari ne riconoscono l’autorevolezza e l’apprezzano per queste sue capacità.

Queste donne sono custodi orgogliose della cultura e della tradizione Mosuo, ma sono anche profondamente consapevoli della lenta erosione di quest’ultima.

Alle dabu è anche affidato il culto degli Antenati: più volte al giorno si vedono girare nel loro costume tradizionale attorno allo stupa, il monumento funerario, o percorrere avanti e indietro le vie del villaggio facendo roteare il mulinello di preghiera per ingraziarsi gli spiriti della natura. 

L’INFLUENZA BUDDISTA E IL DABA

La religione ricopre un ruolo importante nella vita dei Mosuo. Essa è composta da due convinzioni coesistenti, ovvero la propria fede sincretica chiamata Daba e l’influenza del buddismo tibetano, introdotto dalle aree tibetane del Sichuan a Ninglang, la regione abitata dai Mosuo durante la tarda dinastia Song (960-1279) e l’inizio della dinastia Yuan (1271-1368).

La religione Daba, strettamente associata alla Dongba del gruppo Naxi, fa parte della cultura Mosuo da migliaia di anni. Non ha credi sistematici, libri classici, organizzazioni religiose o monasteri, la sua eredità viene trasmessa oralmente da una generazione all’altra.

Basata su principi animistici, la religione Daba implica il culto degli antenati e l’adorazione di una dea madre. Il sacerdote sciamano, chiamato anche Daba, ha come compiti principali quelli di eseguire esorcismi e di assistere gli spiriti dei defunti, con i quali può conversare dopo essere entrato in trance per via della quantità di alcol ingerita. Il Daba è per lo più chiamato a presiedere cerimonie tradizionali come la scelta del nome di un bambino, un funerale o eventi speciali come il Festival di Primavera o addirittura riti specifici se qualcuno è malato. A causa delle passate politiche del governo cinese che consideravano illegale essere un prete Daba, oggi i daba rimasti sono davvero pochi, la maggior parte dei quali anziani.

Donna Mosuo che prega attorno allo stupa

DALL’AGRICOLTURA AL WIFI

Nel corso degli anni la cultura “Mosuo è diventata sempre più popolare e il numero di visitatori è in continuo aumento, grazie soprattutto alla recente apertura dell’aeroporto Ninglang che dista soltanto 25 km dal lago. Il numero di visitatori è cresciuto così tanto che oggi l’intera economia che circonda il lago dipende dal turismo. I cambiamenti economici hanno accelerato inevitabilmente anche quelli culturali dell’antica società Mosuo. Per migliaia di anni i Mosuo sono stati agricoltori di sussistenza relativamente poveri, oggi, invece, svolgono lavori moderni legati al turismo. Ogni famiglia ha elettricità, acqua corrente, WIFI e una fonte di acqua calda a energia solare in casa; ogni adulto ha un cellulare, un conto in banca e sa tutto quello che c’è da sapere su un prestito o un mutuo.

Tutti i trentenni hanno frequentato la scuola almeno fino al liceo, mentre i genitori non sanno leggere né scrivere. I Mosuo nei villaggi remoti hanno oggi lo stesso accesso alle opportunità educative del resto della Cina. Sono istruiti nella lingua ufficiale, il Mandarino, e il curriculum segue modelli nazionali. Questo ha apportato immensi cambiamenti nella vita, nella speranza e nelle aspettative delle persone, inclusa la possibilità di emigrare in città più sviluppate della Cina e essere impiegati in lavori che i loro antenati non si sarebbero mai sognati di fare.

Allo stesso tempo, anche la loro struttura familiare matrilineare tradizionale si sta evolvendo in sintonia con la struttura familiare nucleare prevalente nel resto della Cina. Oggi i Mosuo sono più inclini ad adottare quello che per loro è il modo “nuovo e moderno di sposarsi legalmente” e formare un nucleo familiare in una casa separata, contrariamente alla loro tradizione.

Questo potrebbe essere l’inizio inarrestabile del crollo della fantastica società matrilineare e matriarcale dei Mosuo.

di Angela Piscitelli*

*Nata a Isernia nel 1988. Nel 2014, terminati gli studi in Lingue e Civiltà Orientali a Roma, si stabilisce a Shanghai dove consegue un Master in Giornalismo e Comunicazione. La sperimentazione fotografica trova ampia espressione durante i suoi viaggi, dove prende piede la passione per il ritratto e la fotografia di strada, l’unica capace di riprendere i soggetti in situazioni reali e spontanee nella vita di tutti i giorni