La prima Storia della letteratura cinese di Bertuccioli uscì in Italia nel 1959. Era una concezione relativamente nuova, e il suo autore un pioniere della sinologia italiana. Il 20 settembre esce l’edizione aggiornata e riveduta. China Files vi regala in anteprima l’introduzione del prof. Federico Masini (per gentile concessione dell’Asino d’oro edizioni).
Il 1° ottobre del 1949 a Pechino il presidente Mao aveva fondato la Repubblica popolare cinese: la Cina, dopo anni di guerra civile, era così riunificata e poteva contendere all’Urss il primato del più grande e potente Stato comunista.
In quegli stessi giorni presso l’Ambasciata d’Italia a Nanchino, lì trasferita da Pechino a causa degli eventi bellici, lavorava come interprete di lingua cinese un giovane italiano: si trattava di Giuliano Bertuccioli (1923-2001), l’autore di questo libro.
Dopo una giovinezza dedicata allo studio dei classici latini e greci, a soli 23 anni, nel 1946, Bertuccioli si laureò in giurisprudenza secondo i desideri di suo padre; da tempo, però, aveva iniziato a coltivare la passione per le letterature e le lingue orientali, in particolare il cinese.
L’occasione per sfuggire all’ambiente famigliare e conoscere quell’Oriente da lui tanto vagheggiato fu un concorso bandito dal Ministero degli Affari esteri per «impiegato locale di prima categoria con mansioni d’interprete» presso l’Ambasciata italiana a Nanchino. Imbarcatosi a Taranto sull’incrociatore coloniale Eritrea il 1° novembre del 1946, dopo alcuni mesi di navigazione raggiunse Shanghai, per poi proseguire via terra fino a Nanchino, l’antica capitale meridionale della Cina.
Vi rimase a fino all’agosto del 1950, quando ormai la città era stata conquistata dalle truppe del regime comunista e l’Italia aveva deciso di non riconoscere il governo di Mao, a causa, fra l’altro, dello scoppio della guerra di Corea. Gli fu dato l’ordine di chiudere l’ambasciata e bruciare gli archivi; quindi, dopo un lungo viaggio via terra in una Cina ormai controllata dal nuovo regime, raggiunse la colonia britannica di Hong Kong, da dove fece rientro in Italia.
In pochi anni aveva vissuto eventi bellici straordinari, che avrebbero cambiato il mondo, ma soprattutto aveva accumulato una eccezionale conoscenza pratica della lingua cinese scritta e orale, che a quei tempi in Italia non aveva eguali.
Arrivato a Roma nel 1952, entrò nei ruoli diplomatici del Ministero degli Affari esteri, riuscendo a farsi assegnare quasi immediatamente a Hong Kong, l’unica città della Cina dove era consentito agli occidentali risiedere, e che quindi costituiva una sorta di enclave della vecchia Cina all’interno del territorio della neonata Repubblica popolare cinese.
Lì lavorò presso il consolato italiano dal 1953 al 1960, prima come viceconsole e poi come console generale. Se il periodo di Nanchino era stato il tempo dell’azione, la comodità delle biblioteche di Hong Kong e la straordinaria tradizione storico-letteraria delle università di quella città consentirono al giovane diplomatico di proseguire nello studio della letteratura cinese e nella raccolta di testi letterari.
La prima edizione della storia della letteratura di Bertuccioli fu appunto il frutto di quegli anni e uscì in Italia nel 1959. L’idea stessa di una storia della letteratura, che oggi può sembrare chiara e ben definita, nasceva in realtà da una concezione relativamente nuova, cioè quella di poter raccogliere fatti ed eventi di carattere letterario ordinandoli secondo un criterio cronologico e associandoli ai principali eventi storici di un determinato periodo.
In Europa, già durante il secolo XIX, avevano visto la luce alcune grandi storie della letteratura; in Italia, in particolare, ricordiamo le opere di Cesare Cantù e soprattutto la Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis del 1870. Tali lavori nascevano dal desiderio di dare conto di tutte le opere letterarie, nei diversi generi e stili, composte in una determinata lingua, sottolineandone i rapporti e le reciproche influenze, e immaginando quindi la letteratura di un paese come un complesso coerente, risultato di un processo di sviluppo legato ai fatti storici e politici avvenuti in quello specifico paese.
La concezione di una storia generale della letteratura, che non si limitasse alla citazione dei titoli delle opere e dei loro autori, ma ne spiegasse le relazioni e i debiti reciproci, negli ultimi decenni del XIX secolo era giunta anche in Cina, paese che peraltro poteva vantare una millenaria e ininterrotta tradizione letteraria in un’unica lingua, o meglio, in una serie di stili e varianti letterarie che condividevano un medesimo sistema di scrittura.
Tale ineguagliata tradizione letteraria si era conservata attraverso i secoli anche grazie alla pratica cinese di ristampare le opere, talvolta in collezioni straordinarie come lo Siku quanshu (Tutti i libri delle quattro sezioni della letteratura), che nel 1773 ripubblicò oltre 36.000 volumi della letteratura cinese, per un totale di oltre due milioni di pagine.
La Cina, quindi, non solo era avvezza alla riproduzione di opere letterarie, ma tramandare più che innovare era una delle virtù del letterato confuciano. Tuttavia, soltanto durante il XX secolo e su influsso di quanto accadeva in Europa videro la luce anche in cinese compendi di storia della letteratura, opere cioè che aspiravano a raccogliere tutti i fatti letterari, ordinati cronologicamente.
Proprio dalla confluenza di queste due tradizioni, quella europea delle grandi sintesi letterarie e quella cinese in cui si prediligeva la conservazione dei testi rispetto alla loro analisi critica, nacque la storia della letteratura di Bertuccioli, che si presentò ai suoi tempi come assolutamente nuova nel panorama accademico italiano ed europeo.
*Federico Masini, nato a Roma nel 1960. Nel 1986 consegue la Laurea in Filosofia presso l’Università degli Studi di Roma "La Sapienza" con il punteggio di 110/110 e lode, discutendo una tesi su "Le strutture predicative in cinese moderno". Relatore: Prof. Tullio De Mauro. Dal 1983 al 1986 è borsista del Ministero degli Affari Esteri in Cina, dove studia per due anni presso lo Beijing Yuyan Xueyuan e quindi presso il Dipartimento di Cinese della Beijing Daxue. Dal 1987 al 1989 è addetto stampa presso l’ambasciata italiana a Pechino. Nel 1992 discute una tesi di dottorato in orientalistica presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli dal titolo "La formazione del lessico del cinese moderno e la sua evoluzione verso una lingua nazionale: il periodo dal 1840 al 1898". Dal 1993 al 1997 è Professore a contratto per l’insegnamento di Filologia Cinese presso il Dipartimento di Studi Orientali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma "la Sapienza". Dal 1997 al 2000 è Professore Associato di Filologia cinese presso la medesima istituzione. Dal 2000 è Professore Ordinario di Lingua e Letteratura Cinese, presso la la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma "la Sapienza". Dal 2001 al 2010 è Preside della Facoltà di Studi Orientali nella medesima istituzione. Dal settembre 2006 è Direttore dell’Istituto Confucio presso Sapienza Università di Roma. Dal 1 novembre 2010 è Pro-rettore per le Politiche della Didattica di Sapienza Università di Roma. Attualmente è membro del Direttivo dell’European Association of Chinese Linguistics, rappresentante europeo nel board della Internatinal Association of Chinese Lingustics e membro della Commissione Nazionale per i Premi per le Traduzioni, del Ministero dei Beni Culturali.