La rivoluzione economica cinese nei 100 anni di PCC

In Cina, Economia, Politica e Società by Redazione

Sin dalla sua fondazione, nel 1921 a Shanghai, il Partito Comunista Cinese (PCC) ha attraversato ogni fase storica per 100 anni, rendendosi protagonista dei cambiamenti culturali, sociali, economici e politici della Cina di oggi, da economia di frontiera a leader globale.

Il 1° ottobre 1949, dopo quasi trenta anni dalla fondazione del PCC, nasceva la Repubblica Popolare Cinese sotto la guida di Mao Zedong, leader del partito e della nazione. Dopo una serie di riforme economiche che hanno interessato principalmente il settore e le cooperative agricole, la Cina introduceva nel 1953 il primo piano quinquennale, con l’obiettivo prefissato di espandere e rafforzare i settori industriali ed incrementare la capacità produttiva in determinate aree considerate strategiche. Il 1953, che è stato il primo anno in cui l’Ufficio Statistico di Pechino ha cominciato a raccogliere i dati relativi alla crescita economica, si chiudeva con un incremento del PIL pari al 15,6%, seguito da una crescita piu moderata negli anni successivi. Nel 1957, al termine del primo piano quinquennale, il PIL cinese era cresciuto di oltre il 55% rispetto a cinque anni prima.

Le strategie di sviluppo, di stampo sovietico, prevedevano un forte coinvolgimento del governo centrale nelle questioni economiche, ed erano caratterizzati da una decisa chiusura nei confronti dei Paesi esteri, con l’eccezione di quelli appartenenti al blocco comunista.

A partire dagli anni ’70, Pechino ha cominciato un lento ma graduale processo di apertura verso l’esterno; nel 1971 la Repubblica Popolare è diventata membro delle Nazioni Unite, e nel 1972 ha ricevuto la prima visita ufficiale da parte di un Presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon.

Nel 1978, in seguito alla terza sessione plenaria del PCC, si assisteva all’ascesa di Deng Xiaoping tra i ranghi del partito. Il nuovo leader, riconosciuto come il “padre delle riforme cinesi” e fautore dell’apertura economica con la politica della Porta Aperta, è noto per avere dato avvio al programma delle Quattro Modernizzazioni, un piano atto a trasformare la Cina in un’economia moderna mediante riforme in campo industriale, agricolo, tecnologico e nella difesa.

Nel 1979 venivano costituite le prime zone economiche speciali nelle province meridionali del Guangdong e del Fujian: le città di Shenzhen, Zhuhai, Shantou e Xiamen diventavano i centri pilota in cui sperimentare le riforme economiche, attirare nuovi capitali dall’estero, incentivare la cooperazione internazionale, promuovere l’innovazione tecnologica per recuperare il passo nei confronti delle altre economie mondiali e incrementare la competitività delle imprese.

Queste prime zone speciali, collocate strategicamente vicino a Macao, Hong Kong e Taiwan e a cui seguirà la costituzione di centinaia di altre aree economiche, assumevano la duplice funzione di porta verso l’esterno e motore per lo sviluppo economico interno. Le special economic zones (SEZ) sono state uno strumento efficace per stimolare la progressiva liberalizzazione e apertura nei confronti dei Paesi esteri, attirare talenti, tecnologie, e lanciare lo sviluppo economico…. SEGUE SUL NOSTRO MINI EBOOK DI LUGLIO. SCOPRI COME OTTENERLO

 

Di Lorenzo Riccardi