La posizione della Cina, alla luce del rischio nucleare dal Giappone

In by Simone

La crisi nucleare nipponica sta influendo sulle decisioni cinesi in materia di atomo. Mercoledì il governo di Pechino ha deciso di bloccare i progetti per la costruzione di nuove centrali e ha disposto controlli su tutti gli impianti attivi. “Sospenderemo temporaneamente l'approvazione di progetti legati all'energia nucleare, inclusi quelli già in fase di sviluppo”, si legge nel comunicato diffuso dal Consiglio di Stato, presieduto dal primo ministro Wen Jiabao, “La sicurezza è la nostra priorità nello sviluppo degli impianti”. Attualmente oltre la Grande Muraglia sono attive 13 centrali, costruite lungo le zone costiere orientali e meridionali. 


In cantiere, tuttavia, ci sono altri 27 impianti, più o meno il 40 per cento delle centrali in costruzione nel mondol, progetti approvati velocemente nel corso degli ultimi due anni. L'obiettivo è portare la quota di energia prodotta con il nucleare al 5 per cento del totale, contro l'attuale 1 per cento, e raggiungere gli 86 gigawatt entro il 2020. A oggi gli impianti cinesi producono circa 10,6 gigawatt che dovrebbero diventare 40 entro il 2015. In soldoni entro i prossimi nove anni la China National Nuclear Corporation (CNNC) investirà oltre 80 miliardi di euro nel nucleare di cui 50 miliardi entro la metà del decennio. 


L'incidente alla centrale nucleare giapponese di Fukushima, danneggiata dal devastante terremoto di magnitudo 9 e dal conseguente tsunami che hanno investito l'arcipelago nipponico, hanno convinto il governo cinese della necessità di un esame approfondito al proprio programma atomico. Preoccupazioni condivise ieri dal quotidiano sudcoreano Chonsun Ilbo che ha passato in rassegna gli impianti cinesi. Relativamente al sicuro da sismi e maremoti sono gli otto nel Jiangsu, secondo i dati dell'Istituto statunitense di geofisica. “Le acque del Mar Giallo sono basse e l'energia dello tsunami calerebbe velocemente”, ha spiegato il geologo coreano Lee Hee-i. Le nuove centrali interesseranno anche l'entroterra. 


L'impianto da 4 gigawatt di Dafan sorgerà a 100 chilometri da Wuhan, città di 9 miloini di abitanti nell'Hubei. L'impianto di Sanba sarà costruito invece nella provincia del Sichuan, dove nel 2008 un sisma di magnitudo 9 fece oltre 87mila morti. Causa apprensione anche la dilagante corruzione. Nel 2009 l'allora direttore della CNNC, Kang Rixin, fu costretto a lasciare perché conivolto in un'inchiesta per “gravi affari disciplinari”. E mercoledì l'agenzia France Presse citava un ispettore per la sicurezza che ha sottolineato la necessità di una “legge sull'energia nucleare”. Intanto, mentre continuano le operazioni per la messa in sicurezza di Fukushima, il governo cinese ha chiesto a Tokyo informazioni dettagliate e in tempi rapidi sugli sviluppi nella fuoriuscita di radiazioni. 


Il premier Wen ha comunque voluto rassicurare i suoi connazionali che non corrono rischi, ma nel Paese è già psicosi, fomentata dai messaggi sulle chat e dagli sms. Dagli scaffali dei supermercati cinesi stanno sparendo le scorte di sale. Il suo contenuto di iodio, può aiutare a preservare la tiroide dagli attacchi delle radiazioni. La corsa ai sacchetti ha spinto la China National Salt Industry Corp. (Cnsic), il maggior fornitore di sale in Cina, a rassicurare i cinesi sulle riserve ancora a disposizione. Mentre i governi provinciali di Guangdong e Hainan hanno deciso multe fino 2 milioni di yuan (200mila euro) per chi specula sul prezzo del sale. 


La Cina ha bisogno di energia per continuare nel suo sviluppo, ma questa energia deve essere pulita e sostenibile”, ha detto il responsabile di Greenpeace per l'Asia dell'est, Li Yan, che ha salutato con favore la moratoria. Secondo l'Aiea, nel 2009, con 2.252 milioni di tonnellate di risorse energetiche, la Repubblica popolare è stata il maggior consumatore di energia al mondo. Ma ha anche speso il doppio degli Usa in energie verdi. E nel nuovo piano quinquennale appena approvato l'investimento complessivo per l’ambiente dovrebbe toccare i 3.000 miliardi di yuan, circa 350 miliardi di euro.

[Foto da http://www.ctv.ca]