La mia India – Una società per la terza età

In by Simone

Quando si parla di famiglia e doveri dei figli verso i genitori, indiani e cinesi sono più simili di quanto appaia. Dalla legge sulla pietà filiale passata a Pechino, Annie Zaidi traccia i contorni dell’invecchiamento della popolazione indiana, minore rispetto a quella cinese, ma colpito dagli stessi problemi.
Alcuni mesi fa ho letto di questa legge che obbliga i cittadini cinesi a fare visita ai propri parenti più anziani. Subito ho pensato si trattasse di una legge al di là di ogni immaginazione, se non impossibile da implementare; poi mi sono chiesta se la situazione sia già così grave da imporre allo stato di legiferare in materia di relazioni familiari.

Infine, mi sono ricordata che anche l’India aveva fatto passare il Maintenance and Welfare of Parents and Senior Citizen Act nel 2007: una legge che chiede ai figli di mantenere un tenore di vita “normale” per i propri genitori, ma che non faceva menzione di bisogni affettivi.

In Cina ci sono stati genitori che hanno denunciato i propri figli per negligenza. In alcune notizie si parla di “maltrattamenti e abbandono”, altre fanno riferimento alla “pietà filiale”. Così il governo ora dice che i bisogni “giornalieri, finanziari e affettivi” dei genitori devono essere soddisfatti dai figli adulti.

Che i figli vadano a far visita ai propri genitori, in teoria, è un’aspettativa ragionevole. Dovrebbero farsi sentire per telefono, o via Skype, ed esprimere il proprio affetto. Ma se non vogliono, può una legge obbligarglielo? Perfino in India, pochi genitori hanno il coraggio o l’energia per trascinare la propria discendenza in tribunale con l’accusa di negligenza.

È impossibile cercare affetto per vie legali. E non credo sia una buona idea imporre l’amore a giovani adulti (o persone di mezz’età). Inoltre, se l’affetto diventa materia legale, i legislatori dovrebbero allora considerare anche la realtà della vita familiare.

Non tutti i genitori hanno cura dei bisogni d’affetto dei propri figli. Molti pensano di aver svolto il proprio dovere soddisfacendo i bisogni fisici dei propri figli e mettendoli nella condizione di trovarsi un lavoro. È stupido e ingiusto, in situazioni simili, pensare che i figli crescano con uno sconfinato senso di affetto e gratitudine verso i propri genitori.

Gli indiani, quando si parla di aspettative da parte della famiglia, sono come i cinesi. Una donna cinese, citata in un articolo sul tema, raccontava di come nella loro cultura i genitori investano sui propri figli come sostegno futuro nella vecchiaia. Mi vengono in mente molti genitori indiani della stessa opinione, ma nessun figlio felice di essere trattato come una sorta di assicurazione sulla vita.

Nel contesto cinese tutti puntano il dito contro la legge del figlio unico. Si stima che entro il 2050 un cinese su tre sarà un anziano. E secondo una ricerca condotta da un giornale giapponese, nel 2020 il mercato dei pannoloni per la terza età supererà quello dei neonati.

In India ci sono già 100 milioni di anziani ed entro il 2050 saranno un quinto della popolazione totale. Non solo non abbiamo un sistema di pensioni universale, ma la maggioranza delle esistenti è troppo misera per permettere ad una persona vecchia o malata di sopravvivere in modo indipendente.

La maggior parte degli indiani non possono permettersi l’acqua potabile, una casa sicura, una dieta variegata, un’educazione di base per i propri figli più piccoli. E i lavori fissi stanno diventando una rarità. “I bisogni affettivi dei genitori” sono una voce nella parte bassa della lista delle priorità.

Non c’è alcuna giustificazione nei casi di abuso o negligenza nei confronti dei propri parenti, ma non dobbiamo dimenticare che per la sopravvivenza e la cura dei propri anziani non si paga solo un prezzo affettivo, ma sono necessari mezzi di sostentamento materiale che, ad oggi, scarseggiano.

Quindi, cosa dovrebbero fare i figli, i genitori e il governo? Per cominciare potremmo investire nel futuro al posto che attendere di arrivare al punto di non ritorno. Le persone di mezz’età devono poter aggiornare le proprie conoscenze e capacità.

Devono poter avere accesso a consulenze legali per assicurarsi che nessuno gli porti via le loro proprietà; hanno bisogno di eventi a scadenza regolare tenuti in spazi pubblici, dove possano socializzare e incontrare persone di ogni età, e di case di riposo sostenute e ospizi sostenuti economicamente dalla comunità.

Anche se non sono scelte ideali, deve comunque esserci la possibilità di scegliere.

[Articolo originale pubblicato su Daily News and Analysis]

*Annie Zaidi scrive poesie, reportage, racconti e sceneggiature, non necessariamente in quest’ordine. Il suo libro I miei luoghi: a spasso con i banditi ed altre storie vere è stato pubblicato in Italia da Metropoli d’Asia.