La lunga marcia della satira cinese

In by Simone

Molti di loro aderiscono al “partito dei resuscitati”. Sono almeno una ventina e spesso di loro conosciamo solo il nome d’arte. Sappiamo che nel tempo libero disegnano. O meglio, fanno satira politica. Un ritratto dei vignettisti dal punto di vista del web cinese. E le loro voci raccolte dai nostri Caratteri cinesi.
I loro account scompaiono ciclicamente dall’internet cinese per “resuscitare” qualche giorno dopo sotto un altro nome o su una nuova piattaforma. Nell’era del web 2.0 il controllo delle informazioni prevede sistemi complessi. E le immagini – ancor più delle parole – sono difficili da individuare e quindi censurare.

"Un muro separa la Cina dal resto del mondo”, ci spiega Biantai Lajiao, Rebel Pepper: oltre 330mila follower su Weibo, il twitter cinese. “I social network permettono di diffondere fatti documentati. Su Weibo non c’è bisogno di dare troppe spiegazioni. Chiunque può pubblicare una foto, commentarla o giocare a fare il giornalista. Chi legge, giudicherà da sé”.

Racconta che quando ha iniziato a usare Weibo, leggeva e commentava solamente. Non avrebbe mai pensato che le sue vignette potessero trasformarsi in “un’arma”. L’idea gli è venuta quando sua figlia ha cominciato ad andare a scuola e ha visto con i suoi occhi “il lavaggio del cervello a cui sono sottoposti i bambini”. “Non potevo impedirle di cantare le canzoni patriottiche se erano i maestri ad avergliele insegnate!”. E infatti le sue prime vignette sono proprio sul sistema scolastico cinese. Poi è passato a commentare l’attualità e da allora il suo microblog è “resuscitato” almeno 180 volte.

Tra controllati e controllori è una continua gara di velocità e d’intelligenza. Chi vuole esprimere voci fuori dal coro, deve brillare in arguzia e giochi di parole se vuole che i suoi contenuti siano letti e condivisi prima di scomparire dal web. Sono in molti a sostenere che la censura, nonostante la sua natura estremamente vessatoria, agisca in modo positivo sulla creatività. In qualche modo costringe gli individui a raccontare le storie da un punto di vista originale e li forza a rinnovare il linguaggio. E l’umorismo, di fatto, cripta naturalmente le informazioni più ovvie.

La satira diventa così una valvola di sfogo per il dissenso, il commento che si fa beffe dell’autorità. Ancora più virale di una protesta in strada perché meno pericolosa. Ogni risata strappata al racconto della propaganda produce una crepa nel regime autoritario, ogni sorriso permette di ridimensionare la paura dell’autorità. "L’umorismo e la satira sono un’arma contro l’ipocrisia”, ci spiega Badiucao. Nelle sue illustrazioni riduce le complessità a due colori: il rosso e il nero. “Il rosso del sangue, della paura e della violenza. Il nero del ferro, delle notti ghiacciate, della depressione, della disperazione e del silenzio”.

Una vignetta può avere lo stesso effetto della risata del bambino di fronte ai vestiti nuovi dell’imperatore”. Perché la derisione è come “uno schiaffo al tiranno che si autocompiace”.

Nella rete cinese molte parole sono censurate automaticamente, così gli internauti diventano abili enigmisti. Un post critico scomparso dalla rete diventa un #ContenutoArmonizzato, un’epurazione si trasforma in una #VacanzaTerapeutica mentre una direttiva del Dipartimento della Propaganda può essere comunicata come un bollettino del Ministero della Verità. I politici innominabili vedono i loro nomi stravolti in epiteti canzonatori e le immagini diventano commento e denuncia della realtà orwelliana che i cittadini si trovano a vivere.

Crazy Crab inizia con una sere di strisce che intitola, proprio parafrasando Orwell, “La fattoria dei granchi”. Granchio in cinese è omofono di armonia, una parola chiave degli obiettivi della scorsa legislatura. Ma la società armoniosa nella pratica è quella che reprime il dissenso. I maiali che disegna sono personaggi grotteschi che si conformano ai voleri del Grande Capo. Le sue vignette sono anche popolate da vere e proprie caricature dei personaggi politici che applicano sul loro popolo politiche repressive. In Cina, come nel resto del mondo.

A sentir lui, il suo è stato il primo fumetto cinese ad affrontare il tema del Partito unico e a ironizzare sulla dirigenza. “La dittatura – ci spiega – costringe chi ha ancora una coscienza politica a tacere”.

Cai Lian preferisce invece rappresentare “l’altra faccia del progresso cinese”. Si sofferma sulle enormi problematiche esasperate dagli ultimi trent’anni di crescita frenetica: “l’inquinamento, le emergenze ambientali, la corruzione, il divario sempre più profondo tra ricchi e poveri…”. Lo fa disegnando figure umane e paesaggi urbani in pochi tratti, aggiungendo a ogni illustrazione lo spessore di uno sguardo poetico.

La Cina conta oltre 600 milioni di internauti, almeno centomila censori che operano sul web e una rete di filtraggio automatico che non ha paragoni nel mondo. La maggior parte degli utenti continua a comprare, scrivere, giocare e a condividere contenuti senza minimamente occuparsi di politica. Forse in proporzione non sono molte le centinaia di migliaia di follower che hanno i pochi che cercano di risvegliare la coscienza critica delle masse. Ma crescono, come cresce l’attenzione che il governo gli dedica.

Da ottobre 2013 è in vigore un nuovo regolamento che prevede fino a tre anni di carcere per chi posta “dicerie” visitate da più di cinquemila utenti o condivise oltre 500 volte. "Il tragicomico quotidiano dei cinesi è terreno fertile per l’ispirazione di un artista” ci dice Badiucao. Lui vive all’estero, in un ambiente che definisce “relativamente libero”. Le sue vignette sono il suo contributo a quello che noi chiameremo un nuovo dibattito politico.

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