La lunga marcia cinese nello Spazio, intervista a Andrea Santangelo

In Cina, Interviste, Relazioni Internazionali by Maria Novella Rossi

Alle 9.31 di martedì 30 maggio dal centro di lancio Jiaquan nel deserto del Gobi è decollato il trio di astronauti della missione Shenzhou- 16 a bordo di un razzo  Long March 2F. Sono diretti alla stazione spaziale Tiangong. (Palazzo Celeste) dove resteranno per sei mesi. “Il lancio è stato un successo totale” ha detto  Zou Lipeng direttore del centro di lancio e si inquadra in un programma spaziale ambizioso per la Cina, a cominciare dall’obiettivo di  mandare un cittadino cinese sulla luna entro il 2030.

Ma del programma spaziale cinese, dei progressi in questo ambito e di come lo spazio sia anche legato alla strategia militare abbiamo parlato con il professor Andrea Santangelo professore ordinario di Astrofisica Sperimentale delle Alte Energie all’Università di Tubinga e Visiting Full Professor presso l’Insitute of Hight Energy Physics (dell’Accademia Cinese delle Scienze). Santangelo, è attivamente coinvolto nella progettazione di alcune  missioni spaziali cinesi,  come quelle interplanetarie: nel 2020 ad esempio,  Tian Wen 1, (le domande del Cielo in cinese) il lander diretto  su Marte per studiare il suolo del pianeta rosso.

Professore al di là delle conquiste scientifiche in questo campo di cui ci parlerà nel corso dell’intervista, prima di tutto possiamo dire che la Cina sta investendo così tanto nello spazio anche per potenziare la tecnologia militare? Potrebbero aprirsi scenari da Guerre Stellari?

Attività di intelligence, monitoraggio delle Unità, individuazione degli obiettivi da colpire con precisione, intercettazione dei missili nemici, comunicazione tra unità e unità e tra unità ed headquarters, tutto questo ha bisogno dello spazio. Anche per quanto riguarda i  satelliti commerciali. La guerra in Ucraina lo sta dimostrando chiaramente. Ecco perché la Cina già da anni ha sviluppato in alternativa a Beidou (il nostro GPS grosso modo) il Sistema di Posizionamento Nazionale Globale. Usiamo il GPS con i telefonini e mille altri dispositivi. Cyber attacchi per far fuori satelliti di comunicazione del ‘nemico’, non solo militari,  ma anche commerciali,  possono essere visti tragicamente necessari. In questo senso la Cina (e la Russia) hanno già condotto degli studi e dei test per distruggere satelliti, i loro satelliti al momento, ma cominciamo ad essere vicini alle  Guerre Stellari”

La lotta tra Cina e USA per la supremazia globale negli ultimi vent’anni si combatte anche nello spazio, da quando, la Repubblica Popolare Cinese è diventata una super-potenza spaziale con un ritmo impressionante di lanci annuali, 64 solo nel 2022, seconda solo agli Stati Uniti (in testa con 87 lanci); circa 200 pianificati per il 2023. Lanci ad alto tasso di successo: ad  esempio per la  famiglia di razzi Lunga Marcia, la probabilità di riuscita  è intorno al 96%.

Ma la corsa allo spazio ha un ruolo da protagonista nell’innovazione tecnologica e anche nella  modernizzazione delle forze armate cinesi:  l’Esercito Popolare di Liberazione  è chiamato a costruire “La Grande Muraglia d’Acciaio”,  ha annunciato alla riconferma del suo terzo mandato il  presidente cinese  Xi Jinping  – capo tra l’altro della Commissione Militare Centrale-  consapevole dei venti da guerra fredda che soffiano tra le grandi potenze , e della tensione crescente nel Mar Cinese Orientale e Meridionale  dove sorge Taiwan. Imponenti esercitazioni  militari dell’Esercito popolare di Liberazione cinese si sono susseguite nelle acque intorno a Taiwan un “avvertimento per le forze separatiste dell’isola ” ha fatto sapere il governo cinese, una sorta di “atto dimostrativo” dopo l’incontro tra la presidente taiwanese Tsai In-wen e lo speaker della Camera statunitense Kevin McCarthy,  considerato da Pechino un atto di provocazione

Tensioni internazionali in un quadro geopolitico sempre più complesso: sebbene l’ex celeste impero punti alla stabilità per riprendere la propria ascesa economica interrotta dalla pandemia, ha comunque  necessità di armarsi per avere voce in capitolo e sedersi da pari a pari al tavolo delle grandi potenze.

“Si vis pacem para bellum” dicevano i latini anche se l’aspirazione cinese, almeno  in senso  culturale, si rifà piuttosto al “vincere senza combattere” come scrisse  Sun Zi, autore del testo più antico di strategia militare,  VI  secolo a.c., “L’arte della Guerra”

Ma che ruolo ha lo spazio in ambito militare?

Professor Santangelo, prima di approfondire vorrei farle una domanda su una figura ai  vertici del governo della  Repubblica Popolare,  vicinissima a Xi Jinping,  in particolare  il neo ministro della Difesa, Li Shangfu,  ingegnere aereospaziale e generale dell’Esercito Popolare di Liberazione. La stampa occidentale ha ritenuto questa nomina una sfida a Washigton,  che dal 2018 ha sanzionato Li Shangfu per via dell’acquisizione di armi russe.  Che significato ha questa nomina secondo lei ?

Li Shangfu è una figura di rilievo in Cina. È stato capo del dipartimento for Equipment Development, membro della Commissione Militare Centrale (CMC). È stato anche Comandante in capo delle missioni di volo per la stazione spaziale del programma Tachionautico Cinese. Quindi una figura di rilievo e di successo, e non solo in campo spaziale. Trovo tuttavia  inadeguato che gran parte della stampa internazionale abbia riportato la notizia osservando come Li Shangfu sia oggetto di sanzioni, quasi a suggerire la perfidia di una scelta antioccidentale. È risibile pensare che scelte a questo livello siano dettate dal dispetto per l’Occidente. Una tale lettura nasconde, e non aiuta a capire, il vero nocciolo della questione. Li Shangfu è un esperto di tecnologia ed innovazione.

La sua nomina a Ministro mi sembra in linea con la strategia di globale innovazione tecnologica delle Forze Armate Cinesi, l’Esercito popolare di Liberazione. Tuttavia, non è nel Ministero della Difesa che si decidono le scelte strategiche della Difesa Cinese, lo sviluppo militare.  Ma nella Commissione Militare Centrale, che,  lo sappiamo,  è presieduta da Xi Jinping, una presidenza non certo onoraria! Può non piacerci, ma in un mondo che si arma, in cui ritornano a soffiare le gelide folate della guerra fredda, le tragiche dinamiche del Novecento, possiamo pensare che la Cina stia lì a guardare? Una buona lezione di storia cinese ci servirebbe, per ricordare come nel 900 la Cina sia stata vittima dell’aggressività internazionale: l’occupazione giapponese, la guerra dell’oppio, il sostegno americano ai nazionalisti di Chiang Kai-Shek… certo poi ci fu il grande balzo in avanti e la rivoluzione culturale…”

Lei ha parlato di attività di intelligence per individuare obiettivi militari, intercettare missili, insomma di tecnologia legata allo spazio.   In senso più generale,  che importanza ha per la  Cina la corsa allo spazio, considerando che è ancora consistente il divario che la separa dagli USA?

Certamente,  esiste un orgoglio nazionale in questo ambito  , e sappiamo bene che lo spazio e le conquiste spaziali sono state dal dopoguerra ad oggi un elemento chiave della narrazione del predominio tecnologico. Siamo orgogliosi delle nostre conquiste spaziali. Portano gli stati nel novero delle potenze. Il ritorno economico delle grandi imprese è limitato, il ritorno in termini di visibilità e ‘soft-power’ molto significativo. Ma la corsa allo spazio è in realtà corsa verso il primato tecnologico, ed economico e certo ha anche aspetti militari rilevanti.

In cosa consiste oggi il programma spaziale cinese? Ci può dare un’idea generale dell’impegno del governo cinese in questo settore?

La competizione per l’utilizzo e l’esplorazione dello Spazio è già cominciata da 20 anni e oggi  la Cina ha  risultati sorprendenti. La CNSA e la CASC (Chinese Aerospace Corporation) sono state create  ‘solo nel 1993’, ed il primo volo umano è del 2003, quando il primo Taikonauta, da tàikōng, “spazio ”, Yang Liwei fu lanciato in orbita terrestre con un razzo ‘Long March’, Lunga Marcia, 2F. Non c’è da stupirsi se la narrazione contemporanea definisce quella tra la Cina e gli Stati Uniti ‘la corsa allo spazio del 21esimo secolo’. Ed in gran parte è vero.

Certo il programma Cinese è stato rallentato durante la pandemia, ma non si è fermato. Ricordiamo il successo del Rover su Marte, la missione che ha portato sulla terra campioni rocciosi dalla luna, l’inizio della costruzione della Stazione Spaziale, in fase avanzata, il successo della missione di X-astronomia Insight-HXMT.

E’ un programma a largo spettro, che include missioni scientifiche, missioni con tachionauti per la stazione spaziale cinese Tiangong (Shenzhou 16 and Shenzhou 17), missioni per la costruzione della infrastruttura spaziale nazionale per uso civile come Beidou, il GPS Cinese per semplificare, telecomunicazioni.

Qual è l’entità degli investimenti in questo ambito?

“Tanto. I Budget Cinesi non sono mai facili da interpretare e capire. Ottenere una stima degli investimenti Cinesi nello spazio è difficile. Esistono diversi enti come la CNSA, l’Agenzia spaziale Cinese, la CAS, l’accademia delle Scienze Cinese, la CMSA, l’agenzia  che si occupa della stazione spaziale e delle attività astronautiche. E ovviamente le cifre investite in campo militare non sono trasparenti. Si stima dagli 8 agli 11 miliardi per il 2020. Diciamo però che, a livello statale, gli Stati Uniti investano 4 o 5 volte di più della Cina. Circa il 4% del PIL. Per ogni dollaro speso dal governo Cinese, il governo americano ne investe 5.

 In che modo la ricerca spaziale da impulso al progresso tecnologico e al raggiungimento dell’autosufficienza tecnologica che la Cina vorrebbe raggiungere nei prossimi anni? I microchip: che ruolo hanno i famosi microprocessori al centro del conflitto geopolitico internazionale e nell’ avanzamento della ricerca spaziale?

“La ricerca spaziale è un elemento importante del progresso tecnologico in genere. Tuttavia, il raggiungimento dell’autosufficienza tecnologica si gioca su altri fronti: Elettronica  di precisione (inclusi i famosi chip), Intelligenza Artificiale, Biotecnologie. Investimenti enormi sono fatti su comunicazioni, internet, supercomputer, intelligenza artificiale, robotica, automazione industriale, nuovi materiali, trasporti, biotech. La competizione è ampia. Si pensi ad esempio alla sfida di raggiungere l’80 percento della produzione di componenti high tech ‘in casa’. Centrale è anche la spesa per ricerca, sviluppo, economia della conoscenza. Mi diceva un amico e collega cinese, uno di quei brillanti scienziati che dopo alcuni decenni nelle Università americane sono ritornati in Cina in posizioni di prestigio, come i cinesi , il Governo, ma non solo, le famiglie siano ossessionati dalla conoscenza, dal sapere, dall’educazione. Oggi forse troppo centrata su aspetti tecnici, e scientifici.

È proprio uno dei risultati dei recentissimi National People Congress e Chine People’s Political Consultive Conference, la spinta per la scienza e la tecnologia che ha assunto un nuovo ruolo nell’agenda Cinese. Non solo parole: una nuova Commissione Centrale  per la Scienza e la Tecnologia è stata creata, che definirà strategie e scelte, mentre il Ministero della Scienza e Tecnologia assume un ruolo chiaramente esecutivo. Non mi stupirei che Xi JinPing possa presiedere questa Commissione. Il messaggio è chiaro: andare con forza verso l’indipendenza tecnologica. Se questo sia possibile in un mondo globalizzato non è chiaro, ma certo non possiamo sottovalutare l’enorme serbatoio di intelligenza, know-how, e le risorse che esistono in Cina. Oggi la Cina investe circa il 2.5% del PIL in Ricerca, e probabilmente aumenterà.

Torniamo allo spazio. Può sembrare strano ma la tecnologia cinese dello spazio è solida perché ben conosciuta. I microprocessori avanzati servono sulla terra più che nello spazio, nei nostri telefonini, nelle auto, nelle case, nel quotidiano. Come le biotecnologie. Credo ci sia una grande differenza nella novità tecnologica degli elementi usati nelle missioni spaziali tra Cina e Stati Uniti. Allora i Cinesi hanno accesso alla tecnologia usata nello spazio dagli occidentali? No. Esistono liste di embargo di elementi tecnologici, inclusi nella lista ITAR International Traffic in Arms Regulations, che vanno da hardware a software, a processi tecnologici, che non possono essere utilizzati in missioni con la Cina. Non solo dagli americani, ma anche dagli Europei. L’attenzione dell’Europa e degli USA verso le regole di controllo dell’export verso la Cina, della protezione dei diritti di proprietà intellettuale è aumentata in modo evidente. Anche sulle Università. E la pressione USA sui partner comincia ad essere evidente, direi ingombrante. Gli Stati Uniti scoraggiano anche la collaborazione Europea su progetti scientifici. Tuttavia, penso che l’Europa debba mantenere un ruolo di indipendenza chiaro. Comunque, ripeto: non è solo Spazio. E la pressione non è legata solo a preoccupazioni militari ma alla ridefinizione del ruolo geopolitico globale, egemonia si diceva una volta, degli attori più significativi. E se poi guardiamo ai dettagli, non possiamo escludere l’esistenza di un mercato sommerso globale (nero?) in cui tonnellate di elementi tecnologici sviluppanti in Occidente alla fine arrivino in Cina. Magari dal Sud-Est Asiatico.

Professore gli ultimi lanci, i più importanti sono avvenuti dall’isola di Hainan, nel sud della Cina.  A cosa è dovuta la scelta di quest’isola per i lanci spaziali? Hainan sembra che abbia anche  un ruolo militare strategico….

La scelta di Hainan, non ha una valenza geopolitica. Direi piuttosto ‘tecnica’ Si possono ad esempio raggiungere più facilmente orbite geosincrone. Inoltre richiede meno potenza per lanciare carichi più pesanti.

Hainan inoltre  è una meta importante per le vacanze di lusso, e la base di lancio è stata integrata in un progetto turistico più ampio. Oggi frotte di turisti assistono ai lanci da Hainan, certo un luogo più accogliente e raggiungibile della Mongolia Interna!

Infine  Hainan si trova nel Mar Cinese Meridionale, ed ha un rilevante ruolo strategico. Qui si trova una delle maggiori basi della Marina dell’Esercito di Liberazione. La base di Yulin, vicino a Sanya,  la capitale di Hainan. Ad est,  la nuova base di Longpo, dove ertamente sono dislocati sottomarini di nuova generazione. Tuttavia, ancora una volta ecco le molteplici facce della Cina, Hainan è destinata a diventare uno dei porti franchi del commercio mondiale. Per diventare una nuova forza commerciale e di investimento con la Cina continentale. Come dire occasioni di business all’ombra della ‘Grande Muraglia d’Acciaio’!

Di Maria Novella Rossi