La Clinton a Pechino

In by Simone

La Clinton è tornata ieri a Pechino – dopo l’affaire dell’attivista cieco Chen Guancheng – con un’agenda tutta sugli esteri: Mar Cinese meridionale, isole Diaoyu e conflitto siriano. Ma la Cina non la accoglie a braccia aperte. E spera di tenerla fuori almeno dalla questione del Mar cinese meridionale.

I media cinesi non accolgono il segretario di stato americano nel migliore dei modi. Soprattutto sulla questione del Mar Cinese meridionale, non perdonano alla potenza americana di voler difendere gli interessi regionali di Filippine e Taiwan, in competizione con la Repubblica popolare per le ingenti risorse naturali dell’area. I giornali del Dragone definiscono la questione come “il nocciolo degli interessi nazionale”. La stessa perifrasi è utilizzata per descrivere le situazioni delle due regioni con forti spinte indipendentiste del Tibet e dello Xinjiang.

Gli Stati Uniti, scrive l’agenzia di stampa Xinhua, “devono abbandonare l’atteggiamento che li pone al di sopra di alcuni stati della regione che manovrano come burattini”. Se per il Global TimesWashington sta cercando di mantenere l’egemonia sul mondo”, per il China Dailyi due Paesi devono evitare qualsiasi scontro. E la precondizione, ovviamente è quella di mantenere la parola”.

Neanche il ministro degli esteri  Yang Jiechi si esime dal mettere in guardia il Segretario di Stato americano, suggerendo che il ruolo di Washington nel Mar Cinese meridionale crea più problemi di quanti ne risolva. “Gli Usa hanno dichiarato più di una volta di non voler interferire. Speriamo che mantengano le loro promesse e facciano di tutto per mantenere la pace e la stabilità regionale

Ma nonostante tutte le tensioni che vedono Repubblica popolare e Usa fronteggiarsi, la Clinton incontrerà il presidente Hu Jintao. Oggi avrebbe anche dovuto incontrare il suo supposto successore Xi Jinping, ma il meeting è stato cancellato. La parte cinese si è comunque affrettata a specificare che Xi ha cancellato altri incontri della giornata (quello con il premier di Singapore e quello con alcuni funzionari russi), non si tratterebbe quindi di una mossa specificatamente diretta all’America.

I funzionari che accompagnano la Clinton hanno dichiarato al New York Times che sperano che la vicenda delle acque contese si risolva nella stessa maniera in cui si è risolto il caso Chen Guangcheng e ieri la Clinton ha dichiarato: “siamo impegnati a costruire una partnership cooperativa con la Cina. Questo è un aspetto chiave del ribilanciamento della regione Asia-Pacifico".

Intanto, sempre ieri, il portavoce del ministero degli Esteri, Hong Lei, ha anticipato nel consueto appuntamento con la stampa la posizione di Pechino sulla questione siriana. La Cina ha ammesso che la situazione in Siria sta peggiorando, ma ha ripetuto che e’ assolutamente contraria a qualsiasi intervento armato esterno. "La soluzione politica rimane l’unica via d’uscita per la Siria", ha dichiarato Hong. 

Una visione in netto contrasto con quella statunitense che appoggia la proposta di una risoluzione Onu per mettere pressione al presidente siriano, Bashar al-Assad, proposta che ha più volte incontrato la disapprovazione di Cina e Russia che in Consiglio di Sicurezza dell’Onu, hanno posto il veto a qualsiasi risoluzione.

[Scritto per Lettera43; foto credits: dawn.com]