Kill Gu. Il capolinea di una famiglia

In by Simone

Gu Kailai, la potente moglie dell’ex leader Pcc caduto in disgrazia Bo Xilai, è stata ufficialmente accusata di omicidio premeditato del cittadino britannico Neil Heywood. Quello che è stato definito "lo scandalo più grande degli ultimi vent’anni in Cina", sembra arrivare al capolinea, prima del congresso di ottobre.  Sono ben lontani i tempi in cui Gu Kailai, musicista, prendeva parte alla nascita delle melodie che avrebbero accompagnato un documentario proprio su di lui, il Grande Timoniere. Un destino di chi non manca di “abbracciare il futuro”, come vuole il suo nome, visto che da lì a poco avrebbe sposato proprio Bo Xilai, anni dopo definito il nuovo Mao.

Pare che i due avessero già una relazione durante il primo anno di università di Bo Xilai, quando Bo studiava storia, salvo poi cambiare il corso in giornalismo (ragione, secondo alcuni suoi detrattori, della sua ampia capacità dimostrata nel maneggiare i media) ed era sposato con un’altra donna. Una storia – tra il lecito e l’illecito, tra grandi sbalzi e forti cadute – conclusasi poi con il secondo matrimonio per Bo, quello perfetto per Gu: entrambi figli di rivoluzionari.

Da ieri Gu Kailai è ufficialmente accusata di avere ucciso, in modo premeditato, il cittadino britannico Neil Heywood. Secondo l’accusa e le voci che fino ad oggi si sono rincorse nei meandri di quello che è considerato la scandalo più grande degli ultimi vent’anni in Cina, la donna e il suo autista avrebbero inchiodato alla sedia il britannico, in uno squallido hotel a Chongqing. In quel luogo triste e vagamente sinistro, Heywood sarebbe stato obbligato a bere una bevanda contenente cianuro. Proprio da lei.

Ci sarebbero quindi i colpevoli, ma ancora non è chiaro il movente. Nessuno lo sa: chi lo sa, fa bene a custodirlo nella propria memoria. Tutto è chiaro solo per la corte cinese che in gran segreto ha proceduto a chiarire le accuse contro la moglie dell’ex boss di Chongqing. Inconfutabili le prove, del resto, secondo i giudici cinesi.

Una storia dai mille contorni, che parte da lontano.

Gu e Bo si sposano nel 1984: tre anni dopo nascerà il loro figlio, Guagua che oggi, secondo il Telegraph, sarebbe all’origine del delitto di Heywood: l’inglese avrebbe avuto frizioni di natura economica proprio con il figlio della coppia.

Nel 1993 Bo Xilai è nominato sindaco di Dalian: comincia lì la sua ascesa. Lì la coppia conosce Neil Heywood. Quest’ultimo, britannico dai modi educati e desideroso di farsi strada, scrive direttamente a Bo proponendosi come consulente. Bo Xilai ne rimane affascinato e lo inserisce all’interno di una sorta di cerchio magico, nel quale si distingue anche l’architetto francese Devillers, secondo maligni considerato anche l’amante della signora Bo. Bo Xilai a Dalian lascia intravedere le sue principali caratteristiche: amore per progetti populisti, forte carisma, carattere duro e spesso violento con i suoi collaboratori.

Dietro tutto questo però ha una grande forza: il padre, Bo Yibo, ex rivoluzionario, uno degli “Otto Immortali”. Secondo il capo dell’ufficio cinese del Financial Times, Anderlini, durante la rivoluzione culturale, racconti apocrifi vorrebbero Bo Xilai arruolato in una della “organizzazioni” più feroci delle Guardie Rosse, protagonista di una “sessione di lotta” proprio contro il padre, che Bo avrebbe picchiato fino a spaccargli due costole.

Dopo la Rivoluzione Culturale – e dopo che anche Bo venne imprigionato – il padre -BoYibo- però si interessa alla carriera del figlio, cominciando un’attività di supporto che partirà proprio dalla nomina a sindaco di Dalian. E’ il primo passo. Nel 1999 Gu Kailai e il figlio si sono trasferiti in Inghilterra: Guagua comincia la sua educazione sentimentale inglese, Gu prosegue con i suoi affari, è avvocato di successo e – stando alle accuse più recenti – comincia a mettere in piedi il sistema di trasferimento di soldi dalla Cina all’estero. Tramite Devillers, prima ed Heywood, dopo.

Bo Xilai, invece, nel 2001 diventa governatore della provincia del Liaoning.

Nel 2004 è ministro del Commercio: onori e uno stipendio da 120mila rmb, autista, casa lussuosa. Sua moglie lascia l’attività di avvocato, ma la prima bocciatura è dietro l’angolo.

Nel 2007 Bo Xilai, secondo molti osservatori cinesi, avrebbe potuto già fare il salto quantico: arrivare al comitato permanente del Politburo e ottenere, forse, una carica come vice premier. Qualcosa non va per il verso giusto: suo padre muore lo stesso anno facendogli mancare gli appoggi giusti tra gli anziani del partito, che invece cominciano a vedere in modo sospetto la brama di potere e il protagonismo di Bo Xilai.

Bocciato e mandato nell’inferno di Chongqing, Bo Xilai non demorde. La sua punizione, per qualche anno, diventa il suo principale trampolino di lancio. E’ a Chongqing che Bo mette in campo i suoi tre assi che lo aiuteranno ad aprirsi uno squarcio importante nel panorama politico cinese: in primo luogo affascina gli stranieri con il suo modo di fare brillante e contrario al grigiore tipico dei burocrati cinesi. In questo modo accaparra forti investimenti economici a Chongqing. Sono i soldi che utilizza poi per costruire strade, ponti, alloggi popolari. Diventa famoso tra il popolo.

In secondo luogo tira fuori dal cassetto della storia cinese la nostalgia maoista, con le canzoni rosse, i messaggi del Timoniere, di cui viene costruita anche una statua di 27 metri.

In terzo luogo, completa il suo slogan: “canta il rosso, picchia il nero”, ovvero comincia una violenta campagna contro la mafia locale. Per quest’ultimo passaggio, sa che da solo può poco, ha bisogno di uno sbirro tutto d’un pezzo, uno che millanta corsi di FBI, contatti ravvicinati con la mafia italiana, scontri a fuoco con le triadi. Lo trova: si chiama Wang Lijun.

Sarà proprio il poliziotto che amava vestirsi con costosi abiti su misura, ossessionato dalla cultura, a fregare il capo, Bo Xilai. Wang Lijun dapprima mette in piedi una task force che prende nella rete migliaia di persone: condanne a morte, ergastoli, suicidi. Verrà – solo in seguito – evidenziato più di un dubbio sui metodi usati dal team di Wang Lijun nell’estorcere confessioni. Wang Lijun è un carroarmato, anche qualche sera dopo il ritrovamento del corpo di Heywood.

Stando a quanto riferito da persone informate sui fatti e riportate dal Financial Times, alcuni poliziotti non vorrebbero cremare il cadavere di Heywood, mancando un’autopsia che riveli i motivi della morte. Wang Lijun conserva capelli e altri oggetti del cadavere e dà l’ok per la cremazione Svolge rapidamente le sue indagini, che lo portano subito in una direzione precisa: Gu Kailai.

A quel punto fa una scelta: forse temendo alcune indagini su alcuni suoi comportamenti nel passato, di cui teme possano venire a galla particolari scabrosi (morti e omicidi di precedenti “colleghi”) Wang Lijiun tenta la carta più alta, uno scacco matto della disperazione. Va da Bo Xilai e presumibilmente gli dice qualcosa come, “io copro tua moglie, tu copri me”.

E’ in questo frangente che scatta il primo errore fatale di Bo Xilai, secondo molti osservatori cinesi. Se la sua arroganza avesse avuto un limite, si dice, forse oggi saremmo di fronte ad un’altra storia: Bo Xilai avrebbe accettato il patto e tutto sarebbe stato tenuto sotto segreto. Bo Xilai invece non vuole essere ricattabile: manda via in malo modo Wang Lijun, colpendolo anche, si dice, con un pugno in faccia, lo destituisce e lo fa controllare dai suoi uomini.

Il poliziotto però ha mille risorse, specie perché sente puzza di bruciato. Elude la guardia dei suoi controllori e compie il gesto più clamoroso: prende l’auto, la guida per 300 chilometri e si rinchiude nel consolato Usa di Chengdu pronto a svuotare il sacco. Fuori dal consolato il paradosso: sgherri di Bo Xilai e poliziotti giunti da Pechino ad aspettare la preda.

E un paio di giorni dopo, quando Wang Lijun è ormai in consegna a Pechino (diranno che è in “vacanza terapeutica”), Bo Xilai commette un altro errore.

Anziché piombare a Pechino a dare spiegazioni e rassicurare i vecchietti già in subbuglio per figuraccia mondiale, va in Yunnan a visitare un centro militare. Troppo, per i vecchi burocrati cinesi: un affronto, una minaccia, un comportamento sfrontato, tanto da far credere che vada trovata una soluzione al più presto.

Poco dopo Bo Xilai partecipa all’Assemblea Nazionale, sfoggiando il suo carisma in una conferenza stampa in cui prova a dissociarsi dall’atto di Wang Lijun, paragonando se stesso al fiore di loto, come a dire, sono innocente.

Non basta. Pare che al termine delle “due sessioni” sia stato preso in custodia: sparisce completamente dalla scena, forse ricoverato recentemente in ospedale per problemi cardiaci. Il giorno dopo l’annuncio:

Bo Xilai è sotto indagine per “gravi violazioni disciplinari”, sua moglie Gu Kailai è sospettata dell’omicidio di Heywood. Il capolinea di una famiglia.