India – Vietato macellare mucche: animalismo e identità

In by Simone

Recentemente il governo del Maharashtra, dove la spinta politica a difesa dlle tradizioni hindu è piuttosto vigorosa, ha ricevuto il via libera dal presidente della Repubblica Pranab Mukherjee per far passare una legge "draconiana": chi sarà trovato in possesso di carne di mucca, comprata o macellata, rischierà diecimila rupie di multa e una pena detentiva fino a 5 anni.La proposta di legge Maharashtra Animal Preservation Bill era già passata nel parlamento locale del Maharashtra nel 1995, formulata dalla coalizione tra Bharatiya Janata Party (Bjp) e Shiv Sena, formazione politica di estrema destra hindu. Con l’emendamento accettato dalla presidenza della Repubblica, 19 anni dopo,  il divieto di macellazione ora comprende non solo le mucche (animali sacri secondo la tradizione hindu) ma anche  i tori, animali dai quali proveniva la stragrande maggioranza del manzo destinato alla vendita sia di ristoranti "di lusso" che per i privati, specie musulmani (che con le mucche non hanno nessun problema di fede).

L’unico bovino che continuerà a poter essere macellato sarà il "water buffalo" (wordreference lo traduce con "bufalo indiano"), mentre per tutti gli altri elencati si entra nell’ambito dell’illegalità rischiando pene detentive fino a 10 anni.

Il passaggio della legge è stato esaltato dagli ambienti politici maharathi, che intorno alla difesa della mucca hanno costruito una battaglia identitaria inevitabilmente di stampo comunitario: gran parte degli impiegati nella macellazione di bovini è di fede musulmana e la difesa delle mucche era stata parte integrante del manifesto politico del Bjp alle scorse elezioni locali. Come ha dichiarato il chief minister del Maharashtra Fadnavis, il Bjp ha dimostrato di saper mantenere le promesse.

Il risvolto più assurdo della legge, come notato da Scroll.in, risiede nel fatto che la nuova norma punisce duramente la macellazione ma, inevitabilmente, non l’uccisione di bovini, che per forza di cose alimenta l’industria del pellame locale e – ad esempio – la produzione delle palle da cricket, in India Lo Sport per eccellenza.

A New Delhi, ad esempio, non è difficile trovare carne di manzo rivenduta al dettaglio: le macellerie musulmane in quartieri ad altra concentrazione di fedeli all’Islam (come Nizamuddin o Lajpat Nagar) pullulano di quarti di bue appesi in esposizione, per la verità non troppo invitanti vista la carenza di celle frigorifere per conservare la carne, ma (per esperienza personale) di qualità più che passabile. Intorno a questa attività, legale ma osteggiata dalle convizioni religiose della maggioranza della popolazione indiana, si sono sviluppate battaglie anche violente, con commando di ultrainduisti che tendono agguati ai commercianti di bestiame e liberano le mucche in nome dei precetti di una certa visione dell’induismo.

Le mucche, una volta liberate, vengono lasciate a loro stesse, libere di rafforzare l’immaginario esotico delle megalopoli indiane dove i bovini sacri ruminano circondati da montagne di immondizia.

Nello stato dell’Haryana, secondo quanto indica il Financial Express, si stanno preparando a copiare la legge del Maharashtra, sempre per le motivazioni spirituali di cui sopra. Illuminante la dichiarazione del ministero dell’Agricoltura dell’Haryana, secondo cui al momento nello stato ci sono oltre tremila mucche ospitate in una serie di stalle gestite da organizzazioni non governative locali. Nelle strade e nei campi, a girare liberamente senza nessuno che si occupi di loro, ce ne sono altre 150mila.

[Scritto per East online; foto credit: clearimpression.com]