India – Il potenziale dell’alleato Bangladesh

In Uncategorized by Simone

Sabato 6 giugno il primo ministro indiano Narendra Modi e la premier bangladeshi Sheikh Hasina hanno firmato un accordo territoriale che rimette in ordine l’appartenenza statale di oltre 200 enclave a cavallo del confine indo-bangladeshi. I due stati ci hanno messo 41 anni a chiudere il caso e ora l’intraprendenza di Modi e di Hasina lascia intendere un rilancio dei rapporti bilaterali, fondamentali in chiave geopolitica.
La situazione al confine, fino a una manciata di giorni fa, era la seguente: decine e decine di piccole enclave, disseminate al di qua e al di là del confine tra India e Bangladesh, ospitavano cittadini bangaldeshi o indiani circondati, rispettivamente, dal territorio indiano o bangladeshi. Macchie di stato all’interno di un altro stato, alcune volte macchie così minuscole da comprendere abitazioni, tecnicamente, metà in Bangladesh e metà in India. Con una firma durante la visita ufficiale di Modi a Dhaka, i due stati hanno rimesso un po’ di ordine, riappropriandosi a vicenda delle enclave nel proprio territorio e dando la possiilità ai residenti, alcune migliaia, di decidere liberamente dove continuare ad abitare e, di conseguenza, che cittadinanza richiedere.

Il trattato, in India, ha dato l’occasione per magnificare le potenzialità di collaborazione bilaterale con il Bangladesh, oltre che riaffermare la fama di Uomo del Fare che aleggia intorno a Narendra Modi. Il trattato era stato in realtà pensato e stilato ben 41 anni fa dall’allora premier Indira Gandhi assieme all’omologo bangladeshi Sheikh Mujibur Rahman (padre dell’attuale prima ministra Sheikh Hasina e considerato in Bangladesh Padre della Patria), ma tutto sfumò poco prima della firma a seguito dell’assassino di Rahman. Ora arriva Modi e dopo 41 non solo toglie le castagne dal fuoco, ma mette le basi per un salto di qualità nei rapporti col vicino Bangladesh, a lungo bistrattato dalla politica estera indiana.

Il camaleontico NaMo – che in passato per gli immigrati musulmani bangladeshi ha avuto parole molto poco lusinghiere – non lascia nulla di intentato e da ottimo sensitivo del business vede nel disastrato Bangladesh un potenziale economico notevole, anche per uscire dall’accerchiamento dell’influenza cinese. Assieme al trattato sui territori, Modi ha messo sul piatto una linea di credito di 2 miliardi di dollari, l’inaugurazione di una nuova linea autobus che collegherà Calcutta con le principali città bangladeshi via terra, 22 memorandum d’intesa e una zona economica speciale indiana in territorio bangladeshi (nota: a memoria recente è l’unica iniziativa che porterebbe produzione indiana fuori dal paese, in deroga al progetto Make in India che è proprio il contrario). In cambio, ha ricevuto da Sheikh Hasina un benefit di primordine nell’ottica di espansione commerciale indiana: i cargo indiani potranno usare i porti della baia del Bengala per rifornire navi e procedere al carico/scarico delle merci. E i porti bangladeshi, specie quello di Chittagong, sono tra i più strategici e attivi di tutta l’area.

Secondo S Jaishankar, segretario del Ministero degli Esteri, la novità dovrebbe ottimizzare i tempi del trasporto merci nell’area del 300 per cento. Un vantaggio enorme che potrebbe, secondo questa analisi uscita su Firstpost (portale non nuovo a uscite platealmente pro Modi, è bene ricordarlo), rilanciare il progetto di un’area economica che abbracci India, Bangladesh, Nepal e Bhutan e aiutare lo sviluppo economico delle zone del nordest indiano, che circondano il Bangladesh.Oltre che, aggiungo io, rosicchiare un po’ di egemonia allo strapotere cinese nell’Oceano Indiano.

La sostanza vera dell’accordo, insomma, sarebbe la ripresa di una politica Look East da parte dell’India. Una scelta quasi obbligata, di fronte alla perenne instabilità del Pakistan a ovest, che a livello strategico potrebbe riservare molte sorprese positive.

Due note di colore, per punti.

– Durante la visita a Dhaka, Narendra Modi ha compiuto l’ennesimo colpo da maestro in politica interna, invitando ad accompagnarlo la chief minister del Bengala Occidentle Mamata Banerjee: personaggio piuttosto burrascoso e autoritario ma che, in ottica nazionale strategica, avrà il compito di chiudere un altro accordo pendente col Bangladesh da tempo, quello sulla spartizione delle risorse acquee del delta del Gange e dei suoi immissari (Teesta Treaty). Il trattato è stato motivo di attrito tra Banerjee e Hasina ed è in una fase di stallo. La mossa di Modi, secondo gli estimatori, potrebbe aver sbloccato l’empasse.

– Sempre nel weekend, Modi ha pronunciato un discorso alla Dhaka University, elogiando l’operato di Sheikh Hasina in particolare nella lotta al terrorismo islamico. Testuali parole: «Sono contento che il primo ministro bangladeshi, nonostante sia una donna, abbia dichiarato tolleranza zero all’estremismo e al terrorismo». L’uscita infelice ha fatto il giro della rete, facendo emergere quel senso di machismo tipico di buona parte della politica identitaria indiana, e su Twitter centinaia di utenti indiani a Modi se lo sono magnato.

[Scritto per East online; foto credit: voanews.com]