India – From arms to farms, la seconda vita delle armi illegali

In by Simone

Per contrastare il fiorente mercato delle armi illegali, lo stato del Bihar ha inaugurato lo scorso novembre una curiosa politica di riconversione di fucili e pistole. Le armi sequestrate vengono fuse dai fabbri locali per diventare attrezzi agricoli da distribuire alla popolazione. 
In India come in tutti i paesi in cui la povertà esiste, l’arte del riciclaggio non è una moda appresa dalle bio-necessità del terzo millennio industrializzato, bensì un’innata esigenza che correda l’arte di aggiustarsi. Nelle grandi città indiane ogni rifiuto viene collezionato e trasformato dai membri più poveri della società: i fogli di giornale diventano buste, le reti da pesca sfasciate diventano portasaponette e agli scarti commestibili ci pensano corvi e maiali urbani.

Da un paio di mesi l’India sta sperimentando una nuova formula di riciclaggio costruttivo. Stavolta non si tratta di immondizia , bensì di armi da fuoco: pistole, rivoltelle e fucili di fattura locale detenuti illegalmente e sequestrati dalla polizia di uno degli stati più travagliati del nord, il Bihar.

Il comandante della polizia Abhyananda ha lanciato una nuova proposta per riutilizzare le armi accatastate nei depositi (malkhana) della polizia in modo utile ed esemplare: seguendo lo slogan “from arms to farms” esse verranno fuse e nuovamente plasmate nella forma di aratro, falci, pale ed altri attrezzi agricoli da distribuire tra braccianti e coltivatori.

Benvenuti in Bihar, tristemente conosciuto come il Far West dell’India, lo stato dei senza legge, dove banditi e furfanti impazzano e dove rapimenti e rapine a mano armata sono all’ordine del giorno. Antico centro nevralgico dei grandi imperi e del buddhismo, al giorno d’oggi il Bihar – nonostante l’estensione piuttosto esigua – è il terzo stato più popoloso dell’India.

Il 58% della popolazione è composto da giovani al di sotto dei 25 anni; la disoccupazione, la scarsissima alfabetizzazione, in particolare femminile, e il rigido conservatorismo castale sono problematiche alla radice della sua proverbiale arretratezza.

Eppure arriva dal Bihar una delle trovate più acute nel campo del riciclaggio. Il comandante della polizia Abhyananda, di fronte all’ordine della Corte Suprema di distruggere tutte le armi illegali sequestrate e conservate nei malkhana della polizia, ha suggerito un modo ingegnoso per limitare lo spreco e per impartire una lezione esemplare: le armi da fuoco verranno portate dai fabbri locali per essere fuse.

Dall’innocente metallo così ottenuto si potranno forgiare utensili e strumenti utili alla maggiore occupazione della popolazione bihari: l’agricoltura. Il primo riuscito esempio di conversione “from arms to farms” – o “from gun to roses”, come è stata alternativamente soprannominata tale operazione – è avvenuto nel distretto di Darbhanga.

Secondo la pattuglia di Abhyananda, una volta individuati i detentori illeciti ed emessa la sentenza, le armi impolverate e accatastate nei depositi puzzano come cadaveri e possono alla lunga essere fonte di ulteriori preoccupazioni e di possibili usi impropri. Occorre provvedere affinché i loro riti funebri diano risultati fruttuosi, “per questo la polizia le farà fondere e saranno utilizzate per una causa verde”.

Considerato che, secondo le stime attuali, i malkhana della polizia bihari conservano circa 60mila armi da fuoco, oltre all’evidente vantaggio materiale la conversione delle armi in attrezzi agricoli darà un segnale positivo alla gioventù, scoraggiando la militarizzazione rurale e stimolando piuttosto la via della produzione e della legalità.

Certo è che se la proposta del comandante Abhyananda venisse applicata su larga scala non vi sarebbe più scarsità di utensili per badare alle terre: per ognuna delle 800 stazioni di polizia del Bihar sarebbero all’incirca 10 armi al mese ad essere sequestrate. Di fatto, il Bihar può vantare il più grande mercato di armi illegali su scala nazionale. Basti pensare che nel 2006 il governo fece sgomberare 151 fabbriche abusive, dalle quali prelevò un’armeria fatta in casa di oltre 30mila pezzi.

A partire dalle elezioni del 2010, da cui il presente primo ministro Nitish Kumar uscì vincitore, la situazione della criminalità e della corruzione sta osservando un crescente miglioramento. La strategia bihari di contrastare la piccola criminalità si è rivelata talmente efficace da meritare un posto privilegiato nella lista dei case-studies dell’università di Princeton grazie alla vasta adozione del processo immediato.

Inoltre il già menzionato comandante Abhyananda ha condotto brillantemente la sua battaglia per ristabilire ordine e armonia sociale con dei provvedimenti tanto originali quanto efficaci. Oltre alla nuova strategia di conversione simbolica degli strumenti dei briganti a quelli dei contadini, Abhyananda ha proposto alla polizia locale un addestramento all’uso della video camera digitale per individuare e immortalare gli attaccabrighe durante le manifestazioni e ha inoltre incorporato nelle cosiddette “forze di polizia ausiliarie” i poliziotti pensionati ancora vigorosi e dediti alla causa.

Da qualche anno a questa parte il Bihar sta riconquistando la sua reputazione e cessa gradualmente di spaventare i potenziali visitatori, come si evince dal grande incremento del turismo interno. Resta tuttavia un problema a cui far fronte: pare che i delinquenti locali, spaventati dai deterrenti e dalla nuova severità delle forze dell’ordine, non abbiano più molta voglia di armarsi fino ai denti.

Come conseguenza, dato il calo della domanda, le fabbriche illegali di armi da fuoco hanno cominciato ad espandere il loro traffico oltre i confini regionali, fino a rifornire le armerie dei numerosi ribelli maoisti nascosti negli stati confinanti, in particolare Jhaharkand e Bengala Occidentale.

[Foto credit: www.gaia-photos.com]