In Malaysia per la prima volta l’opposizione può vincere le elezioni

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Sono elezioni ad alta tensione quelle di oggi in Malaysia, guidata sin dall’indipendenza (1957) dai conservatori. Per mandarli a casa, l’opposizione ha richiamato in campo l’ex uomo forte Mahathir, che a 92 anni sfida il suo vecchio partito. Ma il governo gioca sporco.


La Malaysia è cresciuta negli ultimi anni soprattutto grazie a un piano industriale capace di trasformarla in una piccola “fabbrica del mondo” per quanto riguarda la manifattura. Analogamente il Paese ha visto una crescita del suo settore turistico. Ma oltre a un aumento del costo della vita e a nuove tasse imposte dall’attuale governo, all’interno del Paese l’etnia Malay ha finito per occupare le cariche politiche ed economiche più importanti, con relativa delusione della numerosa etnia cinese, fulcro economico e cuore dei partiti che formano la coalizione politica all’opposizione.

Ed è uno dei motivi che rendono molto interessanti le elezioni del 9 maggio, che vedranno per la prima volta l’opposizione presentarsi unita alle urne e in grado di lanciare una vera sfida ai conservatori, al governo sin dall’indipendenza (1957). Il motivo di maggior attenzione è senza dubbio il ritorno nell’arena politica del 92enne Mahathir, il primo ministro più longevo della Malesia, al governo per 22 anni, fino al 2003. Ma questa volta Mahathir è in lizza nella coalizione di opposizione, che prova a mandare a casa il primo ministro Najib Razak di cui l’anziano politico è stato il mentore.

A rendere tutto più complicato ci sono stati alcuni scandali e arresti avvenuti prima della campagna elettorale e la recente sospensione del partito di opposizione guidato da Mahathir dalla contesa elettorale. Senza contare che l’attuale premier ha prodotto dei poster elettorali nei quali è in compagnia del presidente cinese Xi Jinping e del miliardario creatore di Alibaba Jack Ma per fare presa sulla comunità cinese, numerosa e tutta all’opposizione (quando avvenne questo spostamento si parlò di “tsunami cinese” in Malaysia).

Questo ha provocato un doppio tornado di proteste: tanto da parte dell’opposizione, che ha contestato la sospensione il Parti Pribumi Bersatu Malaysia, tanto da parte dell’etnia Malay, preoccupata da questa rinnovata attenzione all’etnia cinese.

Negli ultimi giorni — infatti — sono stati rimossi i manifesti elettorali della coalizione d’opposizione Pakatan Harapan raffiguranti il volto del candidato premier, Mahathir Mohamad. Le autorità avrebbero rimosso i manifesti dell’opposizione sulla base di un regolamento introdotto pochi giorni fa, che vieta di esibire personalità che non siano leader di partiti politici, ma la misura non è stata applicata per i manifesti nei quali compariva Xi Jinping. Razak peraltro è accusato di aver attinto a piene mani da soldi pubblici, tanto che Mahathir ha promesso per lui le pene dell’inferno in caso di sconfitta elettorale. Ipotesi che rimane però improbabile secondo gli osservatori

Per l’opposizione unita per la prima volta in un’unica coalizione, Mahathir rappresenta in realtà una soluzione di ripiego. Il candidato di punta dell’opposizione malaysiana, Anwar Ibrahim è in carcere dal 2015 e ci rimarrà fino all’8 giugno. Anwar — ex dirigente, tra le altre cose, dell’organizzazione degli studenti musulmani e poi responsabile di importanti incarichi presso il Fondo Monetario Internazionale — è finito dentro con l’accusa di sodomia, proprio per volontà di Mahathir, che allora militava nelle file dei conservatori.

L’opposizione — che ritiene la condanna per sodomia di Ibrahim una sentenza di natura politica — ha nominato candidata vicepremier la moglie di Anwar, Wan Azizah Wan Ismail, presidente del Partito popolare della giustizia. E ancora: nei giorni scorsi l’opposizione ha dovuto affrontare un altro problema: Mahathir infatti è formalmente indagato — dalla scorsa settimana — sulla base della controversa legge contro le fake news varata dal governo conservatore uscente il mese scorso, a pochi giorni dalla scadenza della legislatura.

A portare Mahathir sotto inchiesta sarebbero state alcune sue affermazioni: nei giorni scorsi, quando un’avaria all’aereo che avrebbe dovuto condurlo nell’isola di Langkawi gli aveva impedito di presentare la propria candidatura in quella circoscrizione elettorale, Mahathir aveva insinuato che l’incidente nascondesse in realtà un sabotaggio da parte delle forze di governo guidate dal premier Najib Razak. Ieri, l’ex premier 92enne si è detto tranquillo e ha sfidato le autorità giudiziarie: «Che mi contestino le accuse in tribunale. Io non do voce ad alcuna fake news, dico soltanto la verità».

di Simone Pieranni

[Pubblicato su Eastwest]