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In Cina e in Asia – La Cina ha perso 229 miliardari nel 2022

In Notizie Brevi by Serena Console

  • La Cina ha perso 229 miliardari nel 2022
  • Il piano di Pechino per abbandonare la strategia Zero-Covid
  • Cala la popolazione di Pechino per la prima volta dal 2003 
  • Li Qiang in trasferta per promuovere la produzione di tecnologia avanzata
  • Tencent torna a crescere 
  • Le Isole Salomone avranno un nuovo porto e sarà cinese

La Cina ha perso 229 miliardari nell’ultimo anno a causa delle incertezze economiche. Il calo delle azioni in borsa e il deprezzamento dello yuan hanno colpito i paperoni cinesi più duramente dei loro pari in qualsiasi altra nazione. Lo rivela l’ultimo rapporto di Hurun, secondo il quale i magnati cinesi rappresentano oltre la metà delle 445 persone in tutto il mondo ad aver perso il loro status di miliardari  e ad essere usciti dalla Hurun Global Rich List. Si tratta della diminuzione più sostanziosa da quando la classifica è stata pubblicata per la prima volta nel 2013. Va detto però che, con 69 new entry, la Cina è anche il paese ad aver aggiunto il maggior numero di nuovi miliardari all’elenco. Resta saldo in testa alla classifica Zhong Shanshan, il presidente del colosso delle acque minerali Nongfu Spring, sebbene abbia riportato una riduzione del proprio patrimonio (69 miliardi di dollari) del 4% su base annua. Zhong è la quindicesima persona più ricca del mondo.

Il piano di Pechino per abbandonare la strategia Zero-Covid

La Cina voleva smantellare la politica Zero-Covid già prima dello scorso dicembre. Ma le cose, come sappiamo, non sono andate per il verso giusto, nonostante il Partito rassicurasse di avere la situazione sotto controllo. La scarsa copertura vaccinale contro il Covid degli anziani, la carenza di operatori sanitari e la diffusione della variante omicron hanno spinto il governo di Pechino a frenare su un piano per abolire la restrittiva politica antivirus promossa dal presidente Xi, che era in cantiere già da mesi.

Secondo un documento di cui è venuta in possesso l’agenzia Associated Press, il Consiglio di Stato già nel marzo 2022 aveva formato un gruppo di esperti di sanità pubblica con il compito di rivedere la politica Zero-Covid. Nel documento di 100 pagine veniva tracciata una road map per guidare il Paese a una riapertura, individuando diverse tappe fondamentali: rafforzare la campagna vaccinale, aumentare i posti letto nei reparti di terapia intensiva, fare scorta di antivirali e consigliare l’isolamento domiciliare ai pazienti con sintomi lievi di Covid. Inoltre, veniva individuata l’isola di Hainan come hub dove sperimentare la fase del rilassamento delle restrizioni sanitarie. Ma poi le cose sono precipitate quando Shanghai e Hong Kong hanno mostrato al mondo intero il lato fallimentare della strategia Zero-Covid. L’aumento dei contagi e dei decessi per Covid nelle due megalopoli hanno portato gli esperti sanitari a rimanere in silenzio sul piano di uscita dalla strategia antivirus. 

E solo nella giornata di ieri, con mesi di ritardo rispetto ai paesi occidentali, la Cina ha dato il via libera all’uso del primo vaccino cinese anti-Covid a Rna messaggero. Il vaccino, progettato dal gruppo farmaceutico Cspc, è stato approvato per “uso di emergenza” dall’autorità di regolamentazione sanitaria di Pechino, ha affermato la società in una nota. Si è rivelato molto efficace in una sperimentazione in cui è stato utilizzato come dose di richiamo per persone che avevano già ricevuto altri tipi di vaccini. Al momento, i vaccini stranieri sono ancora off limits nel paese. 

Cala la popolazione di Pechino per la prima volta dal 2003 

Anche la popolazione di Pechino è calata, confermando un trend su scala nazionale. Nel 2022 la popolazione dei residenti permanenti nella capitale cinese è diminuita dello 0,2%. A pesare sul dato sono i decessi che, in base alle statistiche ufficiali diffuse, hanno superato le nascite per la prima volta dal 2003. Nel 2022 la capitale cinese, che ospita più di 21 milioni di persone, ha registrato un tasso di mortalità salito a 5,72 unità per mille persone contro uno di natalità sceso a 5,67 nascite (era a 6,77 nel 2021) per mille persone. Non è chiaro quale impatto abbia avuto sulle statistiche l’ondata di casi e di decessi di Covid, ritenuti sottostimati. Perché il dato è il risultato di una indagine di tempo indefinito, iniziata il primo novembre, quindi prima del boom di casi legati alla variante omicron di Covid. Il sondaggio, tuttavia, si è concentrato solo sui residenti permanenti, escludendo il gran numero di lavoratori migranti che si spostano dalle province per lavoro.

La Cina punta sulla produzione di tecnologia avanzata

La Cina dovrà aumentare gli sforzi per essere più autosufficiente nel settore scientifico e tecnologico. È questo il pensiero espresso dal premier Li Qiang in un intervento a una emittente radiofonica cinese, che ha fatto seguito alla sua partecipazione a un Forum sullo sviluppo della produzione avanzata che si è tenuto nella provincia meridionale di Hunan il 21 e il 22 marzo. È la prima trasferta di Li dall’inizio del mandato. “Poiché la situazione in Cina e all’estero è soggetta a cambiamenti complessi, lo sviluppo dell’industria manifatturiera cinese sta affrontando un momento importante e gli sforzi per rafforzare l’industria devono essere aumentati”, ha affermato il premier. Il riferimento è chiaro: il gigante asiatico deve usare tutti gli strumenti di cui dispone per rispondere alla crescente pressione degli Stati Uniti, da tempo impegnati a contenere l’ascesa tecnologica cinese. 

Tencent torna a crescere 

Tencent è in rimonta. Dopo due trimestri consecutivi di perdita di fatturato, il gigante cinese sta beneficiando degli effetti della fine della politica Zero-Covid, scrive il Financial Times. Nell’ultimo trimestre del 2022, il gruppo tecnologico ha registrato un fatturato di 145 miliardi di yuan (21 miliardi di dollari), pari a un aumento dello 0,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e in linea con le previsioni degli analisti. L’utile netto di Tencent è aumentato del 19% a 29,7 miliardi di yuan, leggermente al di sopra delle stime degli analisti.

Le Isole Salomone avranno un nuovo porto e sarà cinese

La Cina entra nelle infrastrutture delle Isole Salomone. Il governo di Honiara ha assegnato a una società cinese sostenuta dallo Stato la costruzione di un porto chiave del paese, in un progetto finanziato dalla Banca asiatica di sviluppo. La China Civil Engineering Construction Corporation è stata scelta per guidare il progetto da 170 milioni di dollari per sviluppare il porto internazionale nella capitale delle Isole Salomone, dopo aver vinto una gara da appalto pubblica. Peccato però sia stata l’unica a partecipare. Le Isole Salomone sono al centro di uno scontro diplomatico tra Cina da un lato, e Stati Uniti e Australia dall’altro. La tensione è infatti aumentata dopo che Honiara ha firmato un patto segreto di sicurezza con Pechino nel 2022. Sia la Cina che le Isole Salomone hanno negato che l’intesa avrebbe portato alla creazione di una base navale cinese permanente, ma i dettagli dell’accordo non sono mai stati rivelati. 

Ma il dialogo tra i contendenti per l’influenza economica, militare e diplomatica nell’Indo-Pacifico va avanti, seppur con difficoltà. Nella giornata di ieri i funzionari della difesa cinese hanno incontrato i loro omologhi australiani a Canberra, in Australia, in quello che il primo bilaterale formale dal 2019. I colloqui si sono sviluppati con un solo obiettivo: consolidare una relazione stabile tra gli eserciti dei due paesi. I legami tra Cina e Australia si sono incrinati negli ultimi anni, quando la Cina ha imposto sanzioni alle esportazioni australiane a seguito della richiesta dell’Australia di aprire un’inchiesta internazionale sulle origini del Covid.

A cura di Serena Console; ha collaborato Alessandra Colarizi