In Cina e Asia – Xi invita i militari a rafforzare l’esercito per vincere le guerre

In Notizie Brevi by Serena Console

  • Due sessioni, Xi invita i militari a rafforzare l’esercito per vincere le guerre
  • TikTok lavora per proteggere i dati europei mentre subisce gli attacchi degli Usa
  • Fallito il lancio del razzo H3 giapponese
  • Le città cinesi sono alle prese con debiti da miliardi di dollari
  • Via libera di Seul a Varsavia per la fornitura di armi a Kiev
Due sessioni, Xi invita i militari a rafforzare l’esercito per vincere le guerre

La tecnologia e l’autosufficienza devono supportare il settore della difesa “per rafforzare l’esercito cinese e per vincere le guerre”. È questo l’appello lanciato dal presidente Xi Jinping che, in qualità di comandante in capo delle forze armate cinesi, ha sollecitato compattezza e unità ai rappresentanti dell’Esercito popolare di liberazione e della Polizia durante la sessione annuale del parlamento. 

Nel ricordare come il Partito sia alla guida delle forze armate, Xi ha invitato i militari a consolidare e migliorare le “capacità strategiche integrate”, un nuovo requisito stabilito dal Pcc. Il presidente cinese ha chiesto quindi ai laboratori nazionali di accelerare la loro ricerca nella tecnologia della difesa in modo che la Cina non debba fare affidamento su Paesi stranieri. L’obiettivo è chiaro: le catene di approvvigionamento del settore della difesa devono essere più resilienti, rafforzate da un ampliamento della costruzione di infrastrutture e dalla creazione di riserve nazionali per scopi di difesa.

Non sorprende quindi il nuovo corso militare presentato dal leader cinese. La Cina sta infatti assumendo una posizione sempre più assertiva nei confronti degli Stati Uniti e di altri Paesi, soprattutto quelli vicini con cui ha contenziosi di natura territoriale. E non ha mai rinunciato all’uso della forza per riunificare Taiwan, considerata una parte “inalienabile” del suo territorio.

TikTok lavora per proteggere i dati europei mentre subisce gli attacchi degli Usa

TikTok corre ai ripari per proteggere il mercato europeo. Dopo le azioni del governo americano e delle istituzioni europee che lavorano a una stretta sull’utilizzo dell’app da parte dei propri dipendenti, l’azienda ha annunciato l’apertura di due nuovi datacenter, in Irlanda e in Norvegia che si aggiungono a quello già attivo di Dublino. La mossa rientra nell’ambito del Project Clover “che creerà un’enclave europea autonoma” per i dati degli utenti di Regno Unito ed Europa a un costo annuo di 1,2 miliardi di euro. Il provvedimento della società cinese prevede anche la nomina di una terza parte europea specializzata in materia di sicurezza dei dati. La decisione di TikTok tenta di rispondere alle preoccupazioni di Washington e Bruxelles sulla raccolta e gestione dei dati degli utenti. TikTok, che archivia i dati degli utenti globali negli Stati Uniti e a Singapore, ha sempre negato che i suoi dati o algoritmi possano essere consultati o manipolati dal governo cinese. 

Ma se da un lato TikTok tenta di proteggere il mercato europeo, dall’altro l’azienda che fa capo alla cinese ByteDance deve rispondere ai duri provvedimenti degli Usa. La Casa Bianca ha approvato un disegno di legge bipartisan che potrebbe conferire al presidente statunitense il potere di vietare o forzare la vendita di tecnologie, applicazioni, software o piattaforme di e-commerce di proprietà straniera se presentano una minaccia alla sicurezza nazionale per gli utenti statunitensi. Sebbene non venga menzionato direttamente il nome di TikTok è chiaro che nel mirino dell’amministrazione Biden finisca proprio l’app per la condivisione di video, che ha circa 100 milioni di utenti negli Stati Uniti. Non aiutano le ultime rivelazioni passate da un whistleblower ad Axios. Secondo la fonte, nonostante le rassicurazioni dell’azienda, l’app sarebbe dotata di backdoor e altri strumenti pensati per consentire di “passare facilmente dai dati degli utenti statunitensi a quelli cinesi.”

Fallito il lancio del razzo H3 giapponese

Missione fallita per il nuovissimo razzo H3 del Giappone. Il missile nipponico è stato distrutto durante il volo inaugurale del 7 marzo a causa di un guasto al motore, secondo quanto annunciato dall’agenzia spaziale giapponese JAXA. Una battuta d’arresto che ha vanificato i lunghi sforzi del Paese di sviluppare un’alternativa più capace ed economica all’attuale missile H-2A. Il mancato successo del lancio era però già nell’aria: nelle scorse settimane la JAXA ha più volte annullato l’operazione a causa di problemi tecnici e meteorologici. 

Ma cosa è andato storto? L’H3 è decollato dal Tanegashima Space Center trasportando l’ Advanced Land Observing Satellite-3 (ALOS-3), un satellite per imaging ottico da 3 tonnellate, costruito di Mitsubishi Electric Corporation. A pochi minuti dal decollo, non c’è stata l’accensione del motore del secondo stadio, tanto da far perdere la velocità al razzo quando quest’ultimo ha raggiunto l’altitudine di circa 620 chilometri. JAXA ha quindi ordinato la distruzione del missile. H3 è stato co-sviluppato da JAXA e Mitsubishi Heavy Industries al costo di 200 miliardi di yen (circa 1,5 miliardi di dollari), come modello successivo al H-2A, che dovrebbe ritirarsi dopo il suo 50° lancio (finora ne ha effettuati 46). 

Le città cinesi sono alle prese con debiti da miliardi di dollari

I governi locali cinesi sono sopraffatti dai debiti. A causa della strategia zero-Covid di Xi Jinping, che ha determinato spese spropositate per la lotta contro il virus, e della stretta sul mercato immobiliare, che ha portato a un forte calo delle vendite di terreni, le città si sono viste private delle loro maggiori fonti di reddito.

Secondo i calcoli di S&P Global, due terzi dei governi locali rischiano ora di superare le soglie di debito non ufficiali fissate da Pechino, arrivando a scavalcare persino la quota del 120% di deficit registrato lo scorso anno. In base a un sondaggio di Rhodium Group, una società di ricerca con sede a New York, circa un terzo delle principali città cinesi sta lottando per pagare solo gli interessi sul debito dovuto. La preoccupazione principale non è che le città vadano in default e scatenino una crisi finanziaria (scenario non escluso dagli economisti), ma che dovranno continuare a tagliare la spesa, ridurre i servizi, ritardare gli investimenti o intraprendere altre azioni per accontentare i creditori. Decisioni che porteranno a un rallentamento della crescita, con ripercussioni dirette sui cittadini. Iniziano ad aumentare infatti le polemiche dei dipendenti in diverse città: gli spazzini di Zhengzhou, per esempio, non ricevono lo stipendio da mesi perché le casse del governo locale sono ormai svuotate. 

Pechino cerca di porre rimedio, ma la coperta è corta. I trasferimenti fiscali dalle autorità centrali ai governi locali, che Pechino fornisce ogni anno, dovrebbero aumentare del 3,6% a circa 1,5 trilioni di dollari quest’anno, ben lontano dall’aumento del 18% dello scorso anno. Quest’anno i comuni saranno autorizzati a emettere obbligazioni speciali del governo locale per un valore di circa 550 miliardi di dollari, in calo rispetto all’emissione effettiva dello scorso anno di 580 miliardi di dollari. 

Via libera di Seul a Varsavia per la fornitura di armi a Kiev

La Corea del Sud gioca un ruolo di fornitore di armamenti all’Ucraina, seppure attraverso una via secondaria. Il governo di Seul ha approvato le licenze di esportazione alla Polonia per fornire all’Ucraina i mortai Krabi, che sono costruiti in parte con componenti sudcoreani. L’ufficio di controllo tecnologico della Defense Acquisition Program Administration (DAPA) ha esaminato e approvato il trasferimento, ha dichiarato Kim Hyoung-cheol, direttore della divisione Europa-Asia dell’Ufficio per la cooperazione internazionale.

Secondo quanto riferisce l’agenzia Reuters sulla base delle dichiarazioni di un funzionario della Difesa sudcoreano, questa sarebbe la prima conferma che Seul ha ufficialmente acconsentito a fornire almeno indirettamente componenti di armi all’Ucraina per la sua guerra contro la Russia. Perché indirettamente? Dallo scoppio del conflitto, la posizione del governo sudcoreano è quella di non trasferire sistemi d’arma all’Ucraina, facendo appello a una legge nazionale che rende difficile la vendita diretta di armi a paesi in guerra.

Ma l’esecutivo di Seul cerca di proteggersi dalle accuse che potrebbero arrivare da diversi fronti. Il ministero della Difesa sudcoreano ha precisato che il Krab è composto da componenti provenienti da diversi paesi (Gran Bretagna, Polonia e Francia) e che il trasferimento non ha comportato un invio di sistema d’arma sudcoreano completo.

A cura di Serena Console