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In Cina e in Asia – Biden dice stop alla presenza delle gru cinesi nei porti degli Usa

In Notizie Brevi by Serena Console

I titoli di oggi: 

  • Biden dice stop alla presenza delle gru cinesi nei porti degli Stati Uniti
  • Ucraina, l’Ue sanziona per la prima volta aziende cinesi
  • Wang Yi chiede a Macron di rafforzare il commercio tra Cina e Francia
  • Nelle aziende cinesi arrivano le milizie armate
  • Il costo per crescere un figlio in Cina è il secondo più alto al mondo
  • Sempre più uomini sudcoreani si dedicano alla cura del neonato
Biden dice stop alla presenza delle gru cinesi nei porti degli Stati Uniti

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e la guardia costiera americana hanno annunciato il 21 febbraio l’introduzione di una serie di azioni per prevenire la presenza della Cina nelle infrastrutture portuali statunitensi. La preoccupazione di Washington è che i software impiegati dalle gru possano essere manipolati dalla Cina, in particolare nel caso di un conflitto nello Stretto di Taiwan. I mezzi impiegati nei porti statunitensi, per l’80 per cento prodotti dalla cinese Zpmc, dispongono inoltre di sensori che possono registrare e tracciare l’origine e la destinazione dei container in transito, consentendo così potenzialmente a Pechino di assumere informazioni sulla ricezione o sulla spedizione di materiale (anche militare) da parte degli Stati Uniti.

Wang chiede a Macron di rafforzare il commercio tra Cina e Francia

Rafforzare il commercio tra Francia e Cina. Questo è stato uno dei temi al centro dell’incontro tra il presidente francese Emmanuel Macron e il ministro degli Esteri Wang Yi il 20 febbraio a Parigi. Il dialogo, avvenuto in occasione del sessantesimo anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Francia e Cina, si è concentrato principalmente sul rafforzamento degli scambi commerciali tra i due Paesi, in particolare nei settori agroalimentare e aeronautico, recita un comunicato dell’Eliseo. L’alto diplomatico cinese ha chiesto alla Francia di svolgere un “ruolo costruttivo” nello sviluppo delle relazioni di Pechino con l’Unione Europea. Spazio anche alla guerra in Ucraina e al ruolo chiave che, secondo Parigi, la Cina può svolgere per porre fine al conflitto russo che è iniziato due anni fa. Prima di arrivare in Francia, Wang è stato in Spagna e in Germania, dove ha partecipato all’annuale Conferenza sulla sicurezza di Monaco.

Ucraina, l’Ue sanziona per la prima volta aziende cinesi

Per la prima volta dall’inizio della guerra in Ucraina, il 21 febbraio l’Ue ha annunciato sanzioni contro tre aziende cinesi accusate di contribuire con tecnologia dual-use all’offensiva russa. Guangzhou Ausay Technology Co Limited, Shenzhen Biguang Trading Co Limited, e Yilufa Electronics Limited (oltre alla società di Hong Kong RG Solutions Limited) compaiono del 13esimo pacchetto di misure approvate dalle autorità comunitarie contro Mosca. 

L’anno scorso Bruxelles aveva proposto di inserire cinque aziende cinesi nella blacklist, salvo poi fare dietrofront in risposta alla minaccia di ritorsioni da parte di Pechino nonché alla riluttanza di alcuni paesi europei, tra cui Germania e Ungheria. Proprio il voto favorevole di Budapest sembra stavolta essere stato decisivo. Secondo il SIPRI le misure sono provocatorie e non basteranno ad arrestare i piani militari di Putin. Solo pochi giorni fa a Monaco Wang Yi aveva ribadito che la Cina “non vende armi letali a nessuno,” allusione alle forniture occidentali a Kiev.

Intanto mercoledì 21 febbraio il ministero degli Esteri cinesi ha rilasciato la trascrizione di un’intervista in cui Wang dichiara di avvertire che “l’Europa ha una percezione sempre più razionale della Cina”.

Nelle aziende cinesi arrivano le milizie armate

Gruppi di volontari armati nelle aziende cinesi. Nell’ultimo anno in almeno 16 imprese cinesi, compreso il colosso privato del settore lattiero-caseario Yili, sono comparse brigate armate. Considerata la diffusione del fenomeno, gli esperti attribuiscono la nuova tendenza alla volontà del presidente Xi Jinping di rafforzare ulteriormente il controllo del Partito comunista sulla società, compreso il comparto aziendale, e di limitare le esplosioni di conflitto sociale a causa delle difficoltà economiche del Paese. Per la Cnn, le brigate sono unità composte da civili che mantengono il loro lavoro e costituiscono una riserva, una forza ausiliaria per i militari cinesi. Non operano al momento fuori dai confini cinesi e sono a disposizione per missioni che vanno dalla risposta alle calamità naturali al garantire l’ordine sociale.

Il costo per crescere un figlio in Cina è il secondo più alto al mondo

La Cina è il secondo Paese al mondo dopo la Corea del Sud dove è più costoso crescere un figlio. Secondo un report dell’Istituto di ricerca sulla popolazione YuWa, il costo per un figlio fino all’età di 18 anni, in rapporto al Pil pro capite, è di circa 6,3 volte in Cina contro 2,08 in Australia, 2,24 in Francia, 4,11 negli Stati Uniti e 4,26 volte in Giappone. Lo stesso studio rileva che la crescita di un erede porta anche a una riduzione delle ore di lavoro retribuite e dei salari delle donne, con un calo che si attesta tra il 12 e il 17%. Le donne generalmente vedono una riduzione di 2.106 ore lavorative quando si prendono cura dei bambini di età compresa tra 0 e 4 anni, con una perdita salariale stimata di 63mila yuan (8.700 dollari) sulla base di una retribuzione oraria di 30 yuan l’ora.

Sempre più uomini sudcoreani si dedicano alla cura del neonato

Sempre più uomini sudcoreani si dichiarano “economicamente inattivi” – ovvero che non lavorano né cercano lavoro – per essere genitore a tempo pieno per i propri figli. Secondo le stime dell’Istituto statale di statistica coreano, nel 2023 sono stati circa 16mila gli uomini “inattivi”, registrando un aumento del 37,4% rispetto ai 12mila dell’anno precedente. L’aumento del fenomeno, triplicato in dieci anni, è da legare a un miglioramento delle politiche di congedo di paternità e a una migliore percezione degli uomini all’assistenza del proprio figlio. Ma è anche legato alla carenza di servizi per l’infanzia e, di conseguenza, al basso tasso di natalità nel Paese

A cura di Serena Console; ha collaborato Alessandra Colarizi