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In Cina e Asia – Xi usa il palcoscenico dei Brics per puntare il dito contro gli Usa

In Notizie Brevi by Serena Console

I titoli di oggi:

  • Xi usa il palcoscenico dei Brics per puntare il dito contro gli Usa
  • Peggiora lo stato dei diritti umani a Hong Kong
  • La pressione economica spinge i governi locali a commettere illeciti
  • Lo Sri Lanka alla ricerca di creditori

 

L’atteso summit dei Paesi Brics prende il via oggi. In formato virtuale, il presidente cinese Xi Jinping, ha aperto il quattordicesimo summit delle economie emergenti di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, a cui sono presenti il presidente russo Vladimir Putin, il primo ministro indiano, Narendra Modi, il presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, e il suo omologo sudafricano, Cyril Ramaphosa. L’incontro, che dura due giorni, è la prima occasione per il leader di Mosca di dialogare con i suoi omologhi da quando è scoppiata la guerra russa in Ucraina. Proprio il conflitto lanciato dal Cremlino è stato il tema centrale del discorso di apertura del presidente Xi, che si è nuovamente scagliato contro l’Occidente per le sanzioni contro la Russia, affermando che le misure imposte in risposta all’invasione dell’Ucraina avevano trasformato l’economia globale in un’arma. Xi ha poi scandito la sua visione sull’”egemonismo” e la “politica di blocchi” contrapposti che, dice, provocherà solo guerre e conflitti.

Il presidente cinese ha messo in guardia i leader di Russia, India, Brasile e Sudafrica contro l’”espansione” delle alleanze militari e la “ricerca della propria sicurezza a spese di altri paesi”, emerse dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Cina, India e Sudafrica si sono astenute su una risoluzione dell’Onu di condanna dell’invasione russa dell’Ucraina, mentre Pechino e New Delhi hanno forti legami militari ed energetici con Mosca.

Forte della presenza a un Forum internazionale e circondato da potenze che, almeno apparentemente lo sostengono, il Cremlino ha promosso l’iniziativa di creare una nuova valuta di riserva internazionale basata sulle monete dei paesi membri del gruppo Brics, e in aperta funzione ‘anti-dollaro’. La questione è ancora in fase di elaborazione e Putin pensa per i membri dei Brics ad alternative affidabili ai meccanismi più diffusi dei pagamenti internazionali, come lo Swift da cui il sistema bancario russo è praticamente escluso dall’inizio del conflitto in Ucraina.

Mentre i leader si concentrano sulla politica estera, in Cina si alimentano le speculazioni sul demansionamento viceministro degli Esteri, Le Yucheng, passato alla vicedirezione dell’Amministrazione nazionale per la Radio e la Televisione. Con il rifiuto cinese di condannare l’invasione di Mosca, che sta diventando sempre più impopolare sia in patria che all’estero, molti hanno incolpato Le per il suo ruolo nell’imbarazzante errore diplomatico di Pechino. Ma sarebbe solo un espediente di Pechino per sollevarsi dalle sue responsabilità. Come scrive Shi Jiangtao in un editoriale sul SCMP, il tentativo di collegare la retrocessione di Le con la guerra in Ucraina sembra indicare quanto la Cina stia diventando consapevole di aver commesso un errore nel sostenere Mosca.

 

Peggiora lo stato dei diritti umani a Hong Kong

Un nuovo report fa luce sulla sempre più critica condizione politica e sociale di Hong Kong. La recente analisi di Human Resource Management Institute, in merito alla tutela dei diritti umani nell’ex colonia britannica, evidenzia quanto Hong Kong stia diventando sempre più simile a una città cinese. Secondo il report, il rispetto dei diritti politici di Hong Kong è drasticamente diminuito dopo le proteste pro-democratiche del 2019 e l’introduzione della legge sulla sicurezza nazionale nel 2020. Un’ulteriore battuta d’arresto si è registrata nel 2021, tanto Hong Kong è scesa al penultimo posto nella lista sul rispetto dei diritti umani, ben al di sotto del Vietnam e alla pari dell’Arabia Saudita. Anche gli indicatori sul diritto alla libertà di manifestazione e di opinione hanno registrato numeri bassissimi, con punteggi che si aggirano a 2,5 (su una scala di 10) rispetto a 4 del 2019. Il report evidenzia anche quanto sia alta la probabilità di una limitazione della libertà personale, attraverso l’arresto arbitrario. Anche il rischio di tortura e maltrattamenti è stato considerato alto.

Secondo il report, a pagare il più alto prezzo della violazione dei diritti umani sono ovviamente i manifestanti, gli attivisti politici, le persone con “particolari affiliazioni o convinzioni politiche” e difensori dei diritti umani, così come le circa 60 organizzazioni della società civile, dei sindacati e dei media che sono stati costretti a chiudere.

La stessa organizzazione ha effettuato un simile sondaggio in Cina, anche se clandestinamente. E i risultati raccontano di un paese diviso, dove gli indicatori della qualità della vita sono alti a differenza di quelli relativi al rispetto dei diritti politici, che sono molto bassi. Dati che però non sorprendono. In Cina questa settimana sono iniziati i processi dei due più importanti leader di diritti civili del paese, Xu Zhiyong e Ding Jiaxi, entrambi accusati di sovversione statale e arrestati due anni fa. Il processo si svolge a porte chiuse, con sistemi di sicurezza molto rigidi, e nessun membro della famiglia è autorizzato ad assistere.

La pressione economica spinge i governi locali a commettere illeciti

I governi locali cinesi, a corto di liquidità, sono stati accusati di aver abusato dei finanziamenti governativi per l’anno fiscale 2021 e di aver violato le regole finanziarie. L’Ufficio nazionale dei conti ha fatto luce sulla pratica dei governi regionali, rei di aver utilizzato in modo improprio i proventi di obbligazioni e di aver falsificato le informazioni per ricevere sussidi destinati all’epidemia di coronavirus. Secondo l’ufficio di audit cinese, dieci regioni si sono intascate i proventi di 13,66 miliardi di yuan (2,03 miliardi di dollari) di obbligazioni, che erano stati stanziati principalmente per la spesa della costruzione e rinnovo di infrastrutture. Inoltre, ventitrè banche di piccole e medie dimensioni non hanno pagato i loro crediti inesigibili di 170,96 miliardi di yuan (25 miliardi di dollari). Il rapporto ha anche rilevato frodi contabili e cattiva gestione in un certo numero di società statali, nonché corruzione che coinvolge funzionari governativi. L’analisi evidenzia anche come le frodi siano la diretta conseguenza dell’inasprimento normativo nel settore immobiliare voluto dal governo, che ha messo in crisi i governi locali.

Lo Sri Lanka alla ricerca di creditori

Lo Sri Lanka sta pensando a diversi modi per sollevarsi dalla peggiore crisi finanziaria degli ultimi sette decenni. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, Colombo è intenzionata a chiedere l’aiuto di Cina, India e Giappone nel corso di una prossima conferenza dei donatori per raccogliere più finanziamenti esteri e trovare una via d’uscita dalla sua crisi economica. Finora l’India ha fornito assistenza per circa 3 miliardi di dollari, inclusi uno scambio di 400 milioni di dollari e linee di credito per un totale di 1,5 miliardi di dollari. La Cina, che tradizionalmente si è scontrata con New Delhi per l’influenza sull’isola dell’Oceano Indiano, potrebbe accogliere l’appello lanciato dallo Sri Lanka per rinegoziare i termini di un accordo del valore di 1,5 miliardi di dollari. Lo Sri Lanka, che ad aprile ha sospeso il pagamento di 12 miliardi di dollari di debito estero, mira a ottenere circa 3 miliardi di dollari dal FMI per rimettere in sesto le sue finanze e accedere a diversi finanziamenti cruciali.

Il primo ministro Ranil Wickremesinghe ha affermato che una volta raggiunto un accordo con il FMI, il suo governo si concentrerà su un piano per aumentare le esportazioni e stabilizzare l’economia del paese.
La scarsità di beni di prima necessità e la spirale dell’inflazione ha alimentato il malcontento popolare e ha spinto il governo del premier Wickremesinghe a cercare l’assistenza del Fondo Monetario Internazionale e dei paesi alleati.

A cura di Serena Console