In Cina e Asia – Stime a ribasso, a rischio la “società moderatamente prospera”

In Uncategorized by Alessandra Colarizi

Il prossimo anno sarà cruciale per la leadership cinese. Entro la fine del 2020, infatti, la Cina dovrà aver raggiunto la cosiddetta “società moderatamente prospera” (xiaokang shehui), termine mutuato dai testi classici e rilanciato dall’ex presidente Hu Jintao per indicare uno stato di diffuso benessere. Una definizione vaga corroborata da parametri molto specifici. La xiaokang shehui prevede infatti che nel 2021 il Pil nazionale e il reddito procapite debbano essere raddoppiati rispetto ai valori del 2010. In tempi di rallentamento economico il traguardo non sembra più così vicino. Secondo gli esperti Pechino ha bisogno di un tasso di crescita annuo superiore al 6% per poter mantenere la parola data. La soluzione al problema potrebbe arrivare da un nuovo censimento economico (il quarto dopo quelli del 2004, 2008 e 2013), che copre tutte le attività commerciali coinvolte nelle industrie secondarie e terziarie del paese. Secondo il SCMP, i tre stadi di raccolta dati, analisi e auditing sono stati completati il 15 agosto. Come spiega Dan Wang, analista dell’Economist Intelligence Unit, in passato le autorità hanno ritoccato la spesa per ricerca e sviluppo abbastanza spesso per “limare i dati”. Dopo ciascuno dei tre precedenti censimenti, l’Istituto nazionale di statistica ha dichiarato di aver modificato il Pil totale rispettivamente del 16,8%, 4,4% e 3,4%.

Proprio ieri il National Institution for Finance and Development (NIFD) è diventato il primo think tank governativo a tagliare le stime della crescita per il prossimo anno al 5,8%, quindi sotto la soglia critica del 6%. Nel rendere noto il proprio giudizio, l’istituto ha citato le incertezze causate dalla trade war con Washington e la mancanza di “profonde riforme strutturali dal lato dell’offerta”. [fonte: SCMP, SCMP]

Hong Kong: gli scontri raggiungono le università

Negli ultimi giorni, le proteste di Hong Kong sono arrivate fino ai campus universitari, diventati nuovo campo di battaglia tra i manifestanti e la polizia. Nella giornata di ieri la Chinese University of Hong Kong e la Hong Kong Baptist University hanno annunciato la sospensione delle lezioni per tutto il semestre al fine di tutelare la sicurezza di studenti e insegnanti. A temere di più per la propria incolumità sono i ragazzi cinesi, diventati in più circostanza bersaglio di insulti e violenze. Alcune associazioni provinciali e di Shenzhen – compresa le Lega della gioventù comunista – hanno affiancato l’ufficio di collegamento di Pechino nell’offrire assistenza gratuita agli studenti della mainland intenzionati a lasciare l’ex colonia britannica. La Overseas Chinese Returnees Association del distretto di Dapeng ha dichiarato di aver già ricevuto ben 150 richieste di aiuto. L’incursione della polizia nelle strutture universitarie, fino a poco fa ritenute off-limits, segna una svolta nella repressione del movimento. Secondo le forze dell’ordine, è nei campus che i “rivoltosi” organizzano la guerriglia e nascondono le loro armi; non più solo bombe Molotov ma anche archi e frecce. [fonte: Bbc, SCMP]

Azioni legali contro chi mette in dubbio i numeri del Singles’ Day

L’ultima edizione del festival dell’e-commerce si è conclusa alla mezzanotte di martedì con incassi per 38,3 miliardi di dollari (268,4 miliardi di yuan). Cifre che combaciano con le stime di Yin Liqing, department manager della Beijing Infobird Software Co. Ltd. che in un post pubblicato lo scorso 24 aprile sottolineava come, durante gli ultimi dieci anni, le vendite di Tmall durante il Singles’ Day hanno seguito quasi perfettamente un modello lineare, con una sovrapposizione di oltre il 99%. Definendo Jack Ma “un bugiardo”, Yin aveva quindi previsto correttamente per quest’anno un calo degli incassi tra i 267,53 e 268,9 miliardi di yuan. Condividendo uno screenshot dell’ingiurioso commento, Tmall ha annunciato attraverso il suo account Weibo di aver intrapreso un’azione legale per punire il calunniatore. Il post incriminante è stato cancellato proprio questa settimana dopo aver ottenuto valanghe di visualizzazioni. Prendendo le difese dell’azienda, Liu Run, ex direttore della cooperazione strategica di Microsoft, ha tuttavia fornito una spiegazione plausibile al successo del Singles’ Day, sostenendo che probabilmente Alibaba fissa il proprio obiettivo di vendita sulla base di una proiezione lineare per poi regolare promozioni e operazioni di marketing in modo da raggiungere il traguardo prefissato. [fonte: Sixth Tone]

Alibaba “torna a casa”

Difficilmente le accuse riusciranno ad arrestare l’ascesa del gigante cinese. proprio ieri è arrivata la conferma che Alibaba – già quotata a New York – ha ottenuto il via libera per una una quotazione secondaria a Hong Kong. L’Ipo, prevista per agosto, era stata rinviata dopo le forti perdite subite dalla Borsa dell’ex colonia britannica a causa delle manifestazioni pro-democrazia. L’azienda intende vendere fino a 500 milioni di nuove azioni ordinarie. Il valore dell’operazione dovrebbe aggirarsi tra i 10 e i 15 miliardi rispetto ai 25 miliardi del debutto a New York. La quotazione è stata letta da più parti come una prova di fiducia nei confronti di Hong Kong, nonostante le incertezze economiche. Ma c’è dell’altro. Da tempo Pechino cerca di richiamare in patria i campioni nazionali, anche in previsione di possibili ritorsioni americane. Grazie allo Stock Connect il trading sulla piazza di Hong Kong renderà Alibaba accessibile anche agli investitori della Cina continentale [fonte: SCMP]

La Cina riabilita i dialetti

Agli inizi del Novecento, prendendo spunto da alcuni elementi fonetici provenienti da una variante locale della lingua mandarina parlata nei dintorni di Pechino, quello che si potrebbe chiamare “dialetto di Pechino” ed elementi provenienti da altre varianti linguistiche (dialetti) appartenenti al cinese mandarino, venne elaborata e definita la pronuncia standard per la lingua cinese. Questa pronuncia standard, battezzata pǔtōnghuà nasceva con l’intento di stabilire ufficialmente una lingua franca mediante la quale tutti i cittadini dello stato cinese fossero in grado di comunicare tra di loro a prescindere dalla propria parlata natìa. Nel corso degli anni, se da una parte è servita a incrementare l’alfabetizzazione dall’altra ha messo a rischio la sopravvivenza delle tradizioni locali. Nonostante gli sforzi del governo, secondo uno studio del 2013 sono circa 400mila i cinesi a non sapere ancora il putonghua, con la più alta concentrazione riportata nelle zone rurali e nelle aree popolate dalle minoranze etniche. Numeri che rendono il fenomeno un’opportunità di business. All’inizio di quest’anno Alibaba ha annunciato un progetto per insegnare al suo smart speaker Tmall Genie a riconoscere i dialetti, a partire dal Sichuanese, quello più parlato. Ma in posti come Wencheng, nell’entroterra del Zhejiang, non sono gli aspetti commerciali a guidare un ritorno alle origini. L’ufficio locale incaricato di rilasciare carte d’identità e altri documenti ufficiali, oltre ad aver recentemente aperto un servizio di assistenza in dialetto, offre supporto linguistico a distanza a tutti i cittadini emigrati in Italia per lavorare nelle fabbriche tessili. [fonte: Economist]

Vietnam: le dispute marittime colpiscono smartphone e auto cinesi

Il Vietnam ha annunciato che controllerà tutti i cellulari e le automobili “made in China” per verificare che non contengano mappe e navigatori con la famigerata “linea dei nove tratti”, il perimetro a ferro di cavallo che secondo Pechino delimita la propria sovranità nel mar cinese meridionale (conteso con il Vietnam e altri paesi asiatici) pari a quasi il 90% della superficie totale. Nel mirino ci sono Huawei, Xiaomi, Hanteng Autos ma non solo. Negli scorsi giorni Hanoi ha rivelato di voler sanzionare un importatore e un distributore locale della Volkswagen per aver esposto durante un motor show una Touareg CR745J dotata di mappa “antipatriottica”. Il giro di vite contro smartphone e veicoli cinesi segue la rimozione dai cinema vietnamiti del cartone Abominable, coproduzione tra Dreamworks Animation e un partner cinese, in cui in una scena compare proprio “la linea dei nove tratti”. [fonte: Quartz, Bloomberg]

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