In Cina e Asia — Shopping cinese nel mirino del CFIUS

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La nostra rassegna quotidiana


Shopping cinese nel mirino del CFIUS

Secondo fonti Reuters, dall’inizio dell’anno il Committee on Foreign Investment statunitense avrebbe già bloccato almeno nove acquisizioni di società americane (sopratutto operanti nell’hi-tech) da parte di entità estere. Un trend che evidenzia l’inasprimento dei controlli sotto Trump e un aumento dello shopping cinese sull’altra sponda del Pacifico, con 87 accordi annunciati rispetto ai 77 dello stesso periodo del 2016. Secondo Anne Salladin, dello studio legale Stroock and Stroock and Lavan LL, il CFIUs sarebbe in procinto di rivedere in totale tra i 250 e i 300 accordi, rispetto ai 147 del 2014. La notizia arriva a stretto giro dal deludente U.S.-China Comprehensive Economic Dialogue di mercoledì, conclusosi senza una conferenza stampa finale né alcun accordo su come risolvere il problema del deficit commerciale tra le due parti. In un tentativo di salvare le apparenze, ieri l’ambasciata cinese negli Usa ha accennato a un’intesa sulla riduzione della sovrapproduzione di acciaio a livello globale — attraverso “misure attive ed efficaci” -, di cui tuttavia non compare alcun riferimento nei comunicati del dipartimento del Commercio americano.

Nel 2030 la Cina potrebbe tornare a respirare aria pulita

La Cina potrebbe riuscire a risolvere il problema inquinamento in una o due decadi. A rivelarlo è uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances e realizzato da scienziati cinesi, francesi e americani, secondo il quale la seconda economia mondiale potrebbe aver raggiunto il picco di PM2,5 già alcuni anni fa. Stando allo studio, nel 2030 la maggior parte della popolazione cinese sarà ormai concentrata nelle città e farà quindi uso di fonti energetiche più pulite rispetto al carbone per cucinare e riscaldare le abitazioni. Allora i cinesi torneranno a respirare un’aria simile a quella respirabile negli anni ’80 prima del boom economico. Calcolando l’impatto dei miglioramenti ambientali legati all’urbanizzazione, gli esperti ritengono che sarà possibile evitare un milione di morti premature. Questo tuttavia non vuol dire che il problema smog verrà completamente debellato, sopratutto nelle grandi città come Pechino e Shanghai.

Pechino chiese alla Chiesa locale di “sinizzare i dogmi”

“Le interpretazioni degli insegnamenti e dei dogmi [del Vaticano] dovrebbero corrispondere alle esigenze di sviluppo della Cina e della grande cultura tradizionale … inserendosi proattivamente nelle caratteristiche cinesi di una società socialista”. E’ quanto dichiarato da Yu Zhengsheng, numero 4 del Partito, in occasione del sessantesimo anniversario della fondazione dell’Associazione patriottica cattolica cinese, ovvero la “chiesa ufficiale” contrapposta alla “chiesa sotterranea”, costituita dal clero e dai fedeli rimasti segretamente fedeli al papa nonostante i divieti. Quella della sinizzazione delle religioni è una questione su cui si è espresso lo stesso Xi Jinping nel 2015 e di nuovo lo scorso aprile.

Tuttavia, secondo gli esperti, mentre la chiesa cinese può amministrarsi indipendentemente dalla Santa Sede, altra cosa è mettere in discussione i principi fondanti del credo. Il governo cinese ha interrotto i rapporti diplomatici con il Vaticano nel 1951. Nell’ultimo anno sono emersi segnali di un progressivo riavvicinamento, con le due parti in contatto per risolvere la controversa questione delle nomine vescovili. Ma dopo il riconoscimento di due vescovi da ambo le parti lo scorso novembre, il dialogo sembra giunto a un punto di stallo. Come spiegava tempo fa il Global Times, il problema sta nella diversa interpretazione della situazione: per Pechino si tratta di risolvere la questione da un punto di vista più diplomatico; per la Santa Sede — che non ha nessuna intenzione di riallacciare relazioni ufficiali con il governo cinese — invece l’obiettivo primario è quello di normalizzare la vita dei fedeli oltre la Muraglia.

Maute sovvenzionato dallo Stato Islamico

I miliziani filippini dietro l’assedio della città di Marawi avrebbero ricevuto decine di migliaia di dollari dal ramo siriano dell’Isis. A riferirlo è un rapporto di un istituto di ricerca di Jakarta che individua in Mahamud Ahmad, figura di alto profilo di Daesh di nazionalità malese, l’anello di congiunzione tra i ribelli filippini e lo Stato Islamico. Questo parrebbe anche spiegare la resilienza di Maute, il gruppo islamico che sta fronteggiando i soldati di Manila dalla fine di maggio. Secondo quanto rivelato dal presidente Duterte circa la metà degli originari 600 miliziani sarebbe ancora sul campo di battaglia, ben più delle stime dei militari che pongono il numero dei sopravvissuti ad appena 60.

Corea del Nord alla fame a causa della peggiore siccità dal 2001

La peggiore siccità dal 2001 sta mettendo a dura prova la sussistenza alimentare della Corea del Nord. Secondo la Nazioni Unite, la situazione — più grave per bambini e anziani — sarebbe stata aggravata dalla riduzione degli aiuti, in parte a causa delle sanzioni imposte dalla comunità internazionale per spingere Pyongyang ad abbandonare il nucleare. Una persistente mancanza di pioggia nella Corea del Nord negli ultimi mesi ha decimato le colture principali come riso, mais, patate e soia, da cui molti dipendono durante la stagione magra che si estende da maggio a settembre. Stando alla FAO, le colture di inizio stagione sono crollate del 30%, tanto che il paese avrebbe bisogno di importazioni di cibo per tre mesi.

Nel 2001 la Corea del Nord ha patito il peggior inverno degli ultimi 50 anni. Negli anni ’90 centinaia di migliaia di persone sono morte a causa di una terribile carestia. Tuttavia, in generale nelle ultime due decadi l’avvio di riforme economiche ha reso più difficile il ripetersi di catastrofi simili.