In Cina e Asia – “Rivitalizzazione rurale” e sicurezza alimentare in Cina

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Da venti anni a questa parte, il primo documento pubblicato congiuntamente dal Consiglio di Stato e dal Comitato centrale all’inizio del nuovo anno è dedicato allo sviluppo delle zone rurali. Il 2021 non fa eccezione ma si contraddistingue per una novità. Dopo aver sconfitto ufficialmente la povertà assoluta lo scorso dicembre, Pechino entra in una nuova fase: quella della “rivitalizzazione rurale”, strategia volta ad evitare un ritorno delle famiglie emancipate allo stato di indigenza. Proprio per questo il vecchio team antipovertà è stato sostituito da una nuova agenzia di livello viceministeriale controllata dal Consiglio di Stato: la National Administration of Rural Revitalization. L’obiettivo per l’anno in corso è duplice: da una parte si vuole promuovere i consumi nelle campagne (potenziare il mercato interno rimane la priorità della leadership), dall’altra il coronavirus e l’interruzione della catena di approvvigionamento durante il lockdown ha riposizionato la stabilità alimentare in cima all’agenda politica. Secondo il SCMP, è la prima volta che il documento n° 1 prevede dei target numeri specifici per la produzione. Le autorità provinciali del paese saranno tenute “a mantenere una superficie coltivata a grano stabile e ad aumentare i raccolti per migliorare l’offerta di grano, mais, riso, cotone, oli commestibili, zucchero e carne durante il quattordicesimo periodo del piano quinquennale, che va dal 2021 al 2025”. [fonte SCMP, SUPCHINA]

Hong Kong: la riforma elettorale colpisce i consiglieri distrettuali

I politici di Hong Kong saranno estromessi dalle cariche pubbliche ed esclusi dalle elezioni per cinque anni se non presteranno  correttamente giuramento e non prometteranno fedeltà al governo centrale. Lo stabilisce una bozza di legge approvata ieri dal gabinetto della regione amministrativa speciale che per la prima volta coinvolge i consiglieri distrettuali, figure tradizionalmente con limitato potere decisionale all’infuori delle faccende di quartiere, ma diventate l’ultimo baluardo della resistenza pro-democrazia dopo l’estromissione dell’opposizione dal parlamento locale. Sulla scia delle proteste anti-estradizione, nel 2019 il fronte liberale aveva vinto 388 seggi su 479 nel Consiglio distrettuale, scalzando per la prima volta i partiti filogovernativi. Una vittoria che rischia di avere ripercussioni più ampie per Pechino: i consiglieri distrettuali – per quanto in numero limitato – siedono infatti all’interno della Commissione elettorale incaricata di nominare il leader locale. Una volta approvate dal Legco (il voto avverrà il mese prossimo), le nuove misure avranno come effetto immediato la squalifica di quattro consiglieri distrettuali, a cui lo scorso anno era stato impedito di partecipare alle legislative per non aver sostenuto la Basic Law. Anche se la legge non avrà valore retroattivo, la valutazione dei candidati terrà conto della condotta passata. In caso di violazione del giuramento il segretario alla Giustizia potrà sospendere i consiglieri prima ancora della sentenza finale di un tribunale. Gli ultimi aggiornamenti seguono l’anticipazione di una riforma elettorale presieduta per la prima volta dalle autorità centrali anziché dall’amministrazione hongkonghese. Nella giornata di lunedì il direttore dell’ufficio per gli Affari politici di Hong Kong e Macao aveva sentenziato che per assicurare la longevità del modello “un paese due sistemi” è necessario che i tre poteri (legislazione, amministrazione e giurisdizione)  siano in mano ai  patrioti. Non è chiaro se la riforma coinvolgerà anche gli stranieri che al momento ricoprono incarichi amministrativi e giudiziari. Qualche dettaglio in più dovrebbe emergere in seguito alla sessione plenaria dell’Assemblea nazionale del popolo (il parlamento cinese), prevista per inizio marzo. [fonte NYT, NIKKEI]

Cina: l’e-commerce sta per superare le vendite tradizionali

La Cina potrebbe presto diventare il primo paese in cui l’e-commerce supera le transazioni attraverso canali tradizionali. E’ quanto pronostica un rapporto di eMarketer secondo il quale nel 2021 gli acquisti digitali rappresenteranno il 52,1% del totale rispetto al 44,8% dello scorso anno. Nessun altro paese si avvicina minimamente alla Cina. La seconda classifica, la Corea del Sud, segue con largo distacco con un 28,9%, mentre gli Stati Uniti raggiungeranno appena il 15%. Ovviamente il Covid ha contribuito a velocizzare un trend in corso già da alcuni anni grazie all’affermazione del social commerce. La stabilizzazione dell’economia nazionale ha invogliato un ritorno allo shopping: durante il Capodanno lunare la spesa confluita nella vendita al dettaglio e nella ristorazione è aumentata del 28,7% a 821 miliardi di yuan (127 miliardi di dollari) rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ma il rischio di nuove ondate epidemiche trattiene parte dei consumatori dallo struscio lungo le affollate vie commerciali. [fonte SCMP]

Nelle regioni cinesi più sviluppate ci si sposa meno

Le disuguaglianze regionali non sono misurabili solo in base al reddito. Secondo uno studio di Evergrande, più è sviluppata la provincia meno sono le coppie a decidere di sposarsi. Come si legge nel rapporto, “dal 2013, il tasso di nuzialità nella maggior parte della Cina hanno visto una diminuzione caratterizzata da disparità regionale e un correlazione negativa con il PIL. Anche la mobilità della popolazione e l’invecchiamento hanno influito”. Le zone in cui ci si sposa di meno sono concentrate lungo la costa. Shanghai, Zhejiang e Shandong si sono classificate peggio con un tasso rispettivamente del 4,1%, 5% e 5,3%, mentre a Pechino è stato riportato un 6%, l’ottavo risultato dal basso e inferiore al livello nazionale del 6,6%. In confronto, nelle  aree sottosviluppate della Cina occidentale la gente è più propensa al matrimonio. Nel 2019, il Guizhou, il Qinghai e la regione autonoma del Ningxia hanno riportato un tasso di nuzialità del  9,9%, 9,6% e 8,8%. Il rapporto aggiunge che “lo sviluppo economico e la mobilità della popolazione influenzano anche il tasso di divorzio. Una regione con uno sviluppo economico debole e un grave deflusso della popolazione di solito vede un numero più elevato di divorzi, perché la relazione a lunga distanza sul lungo termine può avere un impatto negativo”. [fonte GT]

Primo calo storico della popolazione in Corea del Sud

Secondo le statistiche ufficiali, nel 2020 il numero delle nascite in Corea del Sud ha raggiunto un nuovo minimo storico: appena 272.400, un 10% in meno rispetto all’anno precedente e ben inferiore alle  305.100 morti registrate nello stesso periodo. Si tratta del primo calo della popolazione da quando il governo ha iniziato a monitorare i dati. Il numero di nascite è diminuito in tutte le fasce d’età (soprattutto tra le donne tra i 20 ei 30 anni) ad eccezione delle donne sui 40 anni. Fattore che potrebbe trovare spiegazione nei cambiamenti demografici del paese, ma che gli esperti ritengono vada attribuito anche alla crescente incertezza delle generazioni più giovani verso il futuro. [fonte: NIKKEI]