In Cina e Asia – Pechino per lo stato di Palestina

In Uncategorized by Gabriele Battaglia

L’inviato speciale per gli affari mediorientali Gong Xiaosheng riafferma la posizione di Pechino pro Palestina in visita a Ramallah. Continuano i suicidi tra businessmen e funzionari finiti nella rete dell’anticorruzione di Xi Jinping, e non si capisce perché. George Soros dichiara guerra finanziaria alla Cina. In Tagikistan, dopo il bando ai veli e alle barbe lunghe, il governo anti-islamista intende colpire la tradizione degli indovini. Nel Myanmar «pacificato» si continua a morire di mine antiuomo, specie nello stato Kachin ancora in guerra con l’esercito regolare. La nostra rassegna del mattino.La Cina per lo stato di Palestina

La Cina sostiene il popolo palestinese e il processo di pace: così si è espresso ieri l’inviato speciale per gli affari mediorientali, Gong Xiaosheng, in visita a Ramallah, aggiungendo che la questione palestinese non deve essere trascurata e che Pechino sostiene la creazione di uno stato palestinese con piena sovranità sulla base dei confini del 1967 e con Gerusalemme Est come capitale.

Secondo Gong, la recente visita del presidente Xi Jinping in Medio Oriente potrebbe segnare l’inizio di una nuova era nelle relazioni tra Cina e Palestina, così come con altri paesi della regione.

Nuove tensioni nel Mar cinese meridionale tra Cina e Usa

Il ministero della Difesa cinese ha detto sabato scorso che una guarnigione dell’Esercito Popolare di Liberazione dislocata su una delle isole contese del Mar cinese meridionale ha «messo in guardia e respinto» un cacciatorpediniere della Marina degli Stati Uniti, «che era entrato nelle sue acque territoriali». Il portavoce del ministero Yang Yujun ha dichiarato che la Cina si oppone fermamente alla «mossa provocatoria» degli Stati Uniti.

I suicidi della campagna anticorruzione cinese

Quattro solo nell’ultimo mese, ma c’è il sospetto che siano di più. Si allunga la lista di funzionari e businessmen cinesi che si suicidano dopo essere finiti nelle grinfie della campagna anticorruzione scatenata dal presidente Xi Jinping nel 2012, la Tangentopoli secondo caratteristiche cinesi. I netizen dell’ex Celeste Impero si chiedono perché: estremo atto di egoismo o gesto di generosità? Paura o uscita di scena dignitosa?

Soros contro la Cina (ancora)

Lo speculatore internazionale George Soros ha detto la settimana scorsa che l’economia cinese è destinata a un «hard landing» e che lui si prepara ad attaccare lo yuan con vendite allo scoperto sui mercati internazionali. Da Pechino hanno subito risposto che Soros ha di fatto dichiarato guerra alla Cina e se la sono legata al dito, ricordando che alla fine degli anni Novanta, ai tempi della crisi delle Tigri Asiatiche, la Pechino e Soros già si scontrarono. All’epoca «vinse» la Cina.
Le domande che circolano in questi giorni sono: l’economia cinese è messa davvero così male? Soros è in grado di fare male alla Cina?

Cittadino canadese detenuto per spionaggio in Cina

Un cittadino canadese arrestato in Cina nel 2014 e ancora detenuto è stato finalmente incriminato con l’accusa di spionaggio e di furto di segreti di stato, ha riferito giovedì scorso Xinhua. Kevin Garratt era stato arrestato nell’agosto 2014 vicino al confine sensibile tra Cina e Corea del Nord, dove gestiva un caffè con la moglie, anche lei detenuta per mesi prima di essere rilasciata l’anno scorso.

Tagikistan: dopo barbe e veli, governo contro gli indovini

Il parlamento tagiko ha allo studio una serie di misure per vietare l’attività degli indovini, dopo che nei giorni scorsi il presidente Emomali Rahmon aveva già obbligato molti concittadini a radersi la barba e chiuso diversi negozi di hijab. Se le misure anti-islamiche sono in parte giustificate dalla difficile posizione del Tagikistan, al crocevia tra diverse culture lungo la Via della Seta e sempre a rischio infiltrazione da parte dei talebani afgani, la crociata contro gli indovini mortifica invece una lunga tradizione che ha sempre convissuto con l’Islam ufficiale.

I morti sulle mine in Myanmar

Nello Stato Kachin di Myanmar, dove la locale minoranza etnica è ancora in guerra con il governo centrale, le esplosioni di mine hanno ucciso 11 persone e ne hanno ferite 79 nel corso del 2015, secondo i dati della polizia. Lo scorso anno ci sono state 52 esplosioni e le vittime sono per lo più contadini, operai e bambini, dicono le fonti ufficiali. Il problema delle mine, in terra kachin, è enorme. Il Kia, Kachin Indipendence Army, le usa per creare una barriera tra le sue postazioni e quelle del Tatmadaw, l’esercito birmano, nella guerra asimmetrica che si è riaperta nel 2011. Ma nel caos di un fronte sempre in movimento, ci finiscono sopra un po’ tutti.

[Foto credit: cri.cn]