In Cina e Asia – Morto “il macellaio” di piazza Tian’anmen

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Si è spento lunedì sera all’età di 90 Li Peng, l’ex premier cinese passato alla storia come “il macellaio” di Tian’anmen per il ruolo di primo piano ricoperto nella repressione delle proteste studentesche. L’agenzia di stampa statale Xinhua – comunicando il decesso con 20 ore di ritardo – ha descritto la morte di Li come una grande perdita per il paese, rimarcando il suo impegno nell’implementazione di “misure decisive per fermare i disordini e reprimere le rivolte controrivoluzionarie” dell’89. A lui andrebbe quindi il merito di aver fornito “un contributo importante in questa lotta fondamentale, che è stata decisiva per il futuro e il destino del Partito comunista e dello Stato”. Li è stato primo ministro dal 1987 al 1998, anno in cui ha assunto la presidenza dell’Assemblea nazionale del popolo, diventando il funzionario di grado più elevato dopo Jiang Zemin, nominato segretario generale del Pcc dopo l’epurazione di Zhao Ziyang [fonte: Scmp]

Pubblicato primo libro bianco sulla Difesa dell’era Xi Jinping

Pechino ha pubblicato il primo libro bianco sulla Difesa dell’era Xi Jinping. Il testo, diviso in sei  sezioni, riafferma la volontà della Cina di promuovere relazioni win-win e attribuisce alla politica di difesa nazionale funzioni, appunto, “difensive”, soprattutto per quanto concerne la tutela della sovranità e lo sviluppo degli interessi nazionali. In quella che gli analisti definiscono una svolta rispetto al precedente libro bianco, Pechino accusa Washington di destabilizzare l’ordine mondiale. Letteralmente: “il sistema e l’ordine di sicurezza internazionale sono minati dal crescente egemonismo, dalla politica di potere, l’unilateralismo e conflitti e guerre regionali costanti”. Una posizione che prende le distanze dal precedente rapporto, incentrato sugli sforzi per migliorare la cooperazione militare tra le due superpotenze. Il rapporto cita inoltre l’attivismo delle forze di difesa in prossimità di Taiwan come avvertimento contro le pulsioni indipendentiste e definisce la situazione nel Mar cinese meridionale “stabile e in miglioramento”, se non fosse proprio per le interferenze americane nella regione. La pubblicazione del libro bianco giunge all’indomani dell’incursione sino-russa nella zona di identificazione di difesa aerea di Seul, in prossimità delle isole Dokdo, contese con il Giappone. Secondo Mosca la manovra sarebbe stata condotta nell’ambito della prima pattuglia aerea con Pechino nell’Asia-Pacifico [fonte: Xinhua]

Stampa statale: Manchester City arrogante e irrispettoso

Irrispettoso e arrogante. Così l’agenzia di stampa statale Xinhua ha definito il Manchester City, reduce dalla sconfitta contro il  Wolverhampton nell’ambito della  Premier League Asia Trophy, torneo calcistico amichevole tenutosi tra il 17 e il 20 luglio a Shanghai e Nanchino. Citando l’incapacità della squadra di interagire con i media e i sostenitori locali, la Xinhua ha accusato il club britannico di essersi recato in Cina solo con “il desiderio di vincere i portafogli, non il cuore e la mente” dei tifosi. L’insolita invettiva giunge a quattro anni dall’acquisto del 13% della squadra da parte del consorzio Chinese Media Capital, mentre lo scorso febbraio il City Football Group – la holding istituita con l’obiettivo di supervisionare la creazione e lo sviluppo di una rete di club collegati tra di loro e di altri progetti nel mondo del calcio sotto l’egida del Manchester City – ha acquistato il Sichuan Jiuniu FC e ha avviato una partnership con il produttore locale di baijiu JNC. Quest’anno l’arrivo estivo dei big europei è stato accolto dalla critiche dei tifosi cinesi che hanno lamentato il prezzo eccessivo dei biglietti, sopratutto considerato che a giocare sono state solo riserve. La Cina di Xi Jinping non punta solo a vincere la Coppa del Mondo, vuole anche rispetto [fonte: Guardian]

Le domestiche di Hong Kong sfruttate, ingravidate e abbandonate

Cittadine di serie B costrette a turni di lavoro massacranti. La triste storia delle domestiche di Hong Kong è balzata ai disonori della cronaca nel 2015 con il caso di Erwiana Sulistyaningsih, la ragazza indonesiana schiavizzata e malmenata dalla famiglia presso cui lavorava. La no profit Pathfinders ha recentemente riacceso i riflettori sulle migliaia di lavoratrici asiatiche abbandonate a loro stesse dopo essere rimaste incinte del proprio datore di lavoro. Nell’ex colonia britannica si contano circa 390mila domestici, perlopiù donne asiatiche in età fertile. Le leggi locali impongono che la residenza avvenga nelle stesse abitazioni dove prestano servizio e succede spesso che, una volta intrapresa una gravidanza, le donne vengano licenziate dal datore di lavoro per non dover ospitare il bambino e pagare il congedo di maternità. Senza una casa né un impiego, le donne perdono il permesso di residenza dopo appena due settimane. Solo Pathfinders gestisce circa 1000 casi l’anno, ma considerati gli episodi non dichiarati le cifre reali potrebbero essere molto più alte [fonte: Guardian]

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