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In Cina e Asia – Inizia la recessione demografica cinese

In Notizie Brevi by Sabrina Moles

I titoli di oggi:

  • Inizia la recessione demografica cinese
  • Cina, i lavoratori “Zero Covid” protestano per i salari mancati
  • Cybersicurezza: il piano della Cina per proteggere i suoi dati
  • Cina, i funzionari statali non potranno fare affari come una volta
  • Myanmar, il governo in esilio raccoglie 100 milioni di dollari per la resistenza
  • Thailandia, l’erede di due ex primo ministro si candida alla premiership
Inizia la recessione demografica cinese

La Cina ha ufficialmente registrato la prima recessione demografica degli ultimi sessant’anni. Lo confermano i dati del 2022, che segnalano un record: il tasso di natalità più basso di sempre, e il tasso di mortalità più alto dal 1975. Le stime del 2021 segnalavano già un trend negativo, che fissava così l’inizio dell’inverno demografico prima del 2025. L’agenzia stampa Reuters ha pubblicato un riassunto delle politiche e dei dati che riguardano la popolazione cinese, adducendo tra le cause principali della crisi la politica del figlio unico (400 mila nascite in meno) e l’attuale incertezza economica. A questi elementi si aggiungono le stime sulle morti della pandemia (correlate al virus o alla contrazione dei servizi sanitari) dichiarate negli ultimi giorni.

Contestualmente, sempre stamattina, sono stati rilasciati i dati sulla crescita dello scorso anno. Secondo le stime ufficiali il Pil cinese si è espanso di appena il 3%, il ritmo più lento dal 1976 se si esclude il primo anno della pandemia. Nel quarto trimestre il valore è sceso a un +2,9%, in calo rispetto al 3,9% dei tre mesi precedenti. Sono stime che, per quanto smentiscano il 5,5% auspicato dal governo, sono comunque migliori rispetto alle previsioni degli economisti internazionali.

Cina, i lavoratori “Zero Covid” protestano per i salari mancati

Un approfondimento pubblicato sul New York Times mette in luce una delle nuove complessità generate dall’allentamento delle restrizioni in Cina: il crollo delle entrate per il settore dei test di massa e, in generale, della logistica della strategia “casi zero”. Ciò sta provocando una serie di licenziamenti in massa e controversie sui salari, a cui stanno facendo seguito diverse manifestazioni di scontento. A Chongqing si sono registrati degli scontri tra lavoratori e forze dell’ordine, e lo stesso è avvenuto nei pressi di alcune fabbriche per la produzione di test Covid ad Hangzhou. I test di massa su milioni di cittadini avrebbero, inoltre, occupato almeno l’1,3% del Pil e generato un buco finanziario per diversi governi locali. Una crescita, quella del settore “Covid zero” che avrebbe registrato il +300% di profitti per le aziende coinvolte. Molti lavoratori sono stati assunti con contratti a medio termine, ma con la riapertura del paese è previsto un boom di licenziamenti.

Cybersicurezza: il piano della Cina per proteggere i suoi dati

Domenica 15 gennaio un gruppo di rappresentanti dei principali enti del settore tecnologico-scientifico cinese ha presentato un nuovo piano per la cybersicurezza. Durante la conferenza i funzionari hanno risposto alle domande dei partecipanti sul tema delle nuove iniziative per sfruttare appieno le potenzialità dei big data, purchè venga incrementato un piano di protezione di tali dati. All’evento hanno preso parte, insieme ad altri 14 attori chiave, il Ministero dell’Industria e dell’Information Technology (Miit) e la Cyberspace Administration of China (Cac). Anche nella Repubblica popolare i dati sono diventati la chiave del successo economico e ora servono delle contromisure per regolamentarne la gestione. I 16 enti hanno fissato la crescita annuale del settore della cybersicurezza al +30% annuo, per un valore stimato di 22,4 miliardi di dollari entro il 2025. Pochi giorni prima un lungo articolo pubblicato dalla rivista teorica del Partito, Qiushi, ribadiva la traiettoria avviata oltre un anno fa. “Le responsabilità delle imprese in materia di governance dei dati dovrebbero essere consolidate, in modo che le responsabilità sociali di cui si fanno carico siano commisurate ai diritti e agli interessi che possiedono”, si legge, “e che gli interessi pubblici della società non siano influenzati dal perseguimento unilaterale della massimizzazione degli interessi aziendali”.

A proposito di aziende e dati, è di lunedì 16 gennaio l’annuncio della big tech Tencent in merito ad alcuni licenziamenti dovuti a “corruzione e appropriazione indebita”. La casa madre di Wechat ha aggiunto che nel corso del 2022 si sono intensificate le attività di monitoraggio. Un’attività svolta, sottolinea il comunicato, grazie a una maggiore attenzione ai dati sugli affari interni dell’azienda. Oltre ai 100 dipendenti citati da Tencent, la misura ha colpito anche 23 aziende esterne coinvolte nel giro di tangenti e di appropriazione indebita di dati aziendali. Non si tratta di un caso unico: dall’inizio della stretta governativa sulle attività delle big tech anche altre compagnie hanno dato inizio a misure di controllo interno più stringenti.

Cina, i funzionari statali non potranno fare affari come una volta

Lunedì 16 gennaio il vicedirettore della Commissione centrale per l’ispezione disciplinare, Xiao Pei, ha affermato che Pechino sta lavorando a una nuova serie di misure per restringere le attività private dei dipendenti pubblici. Manca ancora un’indicazione precisa dei tempi di attuazione della manovra, ma la strada sembra aperta. Gli scandali legati agli interessi economici dei funzionari statali sono stati spesso motivo di imbarazzo per il Partito, che ora cerca di implementare più duramente le normative in vigore. Già oggi, per esempio, la legge vieta ai funzionari in carica di gestire un’impresa o acquisire delle azioni. Queste attività sono ancora difficili da tracciare, e spesso si ricorre a escamotages come l’utilizzo di prestanome all’interno della famiglia.

Myanmar, il governo in esilio raccoglie 100 milioni di dollari per la resistenza

Lunedì 16 gennaio il National unity government (Nug), la coalizione vincitrice delle elezioni in Myanmar prima del golpe del 2021, ha annunciato di aver raccolto oltre 100 milioni di dollari per sostenere la lotta contro la giunta militare al potere. La raccolta fondi è avvenuta attraverso un’asta di beni statali, tra i quali alcune proprietà oggi utilizzate dalle forze armate birmane, il Tatmadaw. Le attività si sono svolte all’estero e i beni presentati all’asta non possono essere direttamente “riscossi”. La cifra ottenuta verrà “utilizzata efficacemente in diversi settori” per favorire la “lotta per la democrazia”, mentre i benefattori sono invitati a utilizzare anche canali alternativi come le criptovalute (oggi è difficile muovere denaro tra l’esterno e l’interno del paese a causa della tracciabilità delle operazioni finanziarie tradizionali).

É sempre di queste ultime ore anche un nuovo report curato da ex funzionari Onu in Myanmar sull’industria delle armi birmana e le sue relazioni con 13 compagnie straniere. Secondo quanto riportato nel documento, che elenca anche fonti interne precedenti al golpe, l’industria nazionale si è riuscita a sviluppare abbastanza da costituire una seria minaccia per i civili che si oppongono alla giunta. Parte delle attrezzature arriverebbe dall’Austria, ma vi sono coinvolte anche imprese giapponesi, statunitensi, ucraine e tedesche.

Thailandia, l’erede di due ex primo ministro si candida alla premiership

Paetongtarn Shinawatra ha annunciato che prenderà parte alla campagna elettorale dell’opposizione thailandese in occasione delle elezioni del 2023. Se eletta, potrebbe continuare un percorso iniziato venti anni fa dalla sua stessa famiglia che, oltrea a gestire importanti interessi economici nel paese, annovera al suo interno due ex primi ministri: Thaksin Shinawatra (2001-2006), suo padre, e Yingluck Shinawatra (2011-2014), sorella minore di Thaksin. Non per niente Paetongtarn correrà alle elezioni con il Pheu Thai Party, partito fondato dai suoi famigliari e oggi molto popolare tra i lavoratori e gli abitanti delle aree rurali.

A cura di Sabrina Moles