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In Cina e Asia – Ladakh, nuovi colloqui Pechino-Nuova Delhi

In Notizie Brevi by Sabrina Moles

I titoli di oggi:

  • Ladakh, nuovo round di colloqui tra Pechino e Nuova Delhi
  • Mongolia, tutto pronto per “Power of Siberia 2”
  • Giappone, il nuovo ambasciatore sudcoreano chiede rapporti migliori
  • Biden in Medio Oriente, per la Cina “interferisce e impone i propri standard”
  • Guerra in Ucraina, la Cina sostiene l’esercito russo?
  • Sri Lanka, dichiarato lo stato d’emergenza
Ladakh, nuovo round di colloqui tra Pechino e Nuova Delhi

Domenica 17 luglio il generale cinese Yang Lin ha incontrato la controparte indiana Anindya Sengupta per riprendere i colloqui sugli scontri nella regione del Ladakh, al confine tra India e Cina. L’incontro, iniziato alle 9:30 e terminato intorno alle 22:00, aveva lo scopo di riaprire il dialogo sulle frizioni iniziate nell’aprile del 2020 lungo il confine conteso dai due paesi.

Secondo un articolo di The Hindu che cita fonti dell’intelligence indiana, l’accusa di Nuova Delhi è che Pechino avrebbe potenziato – anziché ridotto – le strutture per l’accoglienza dei militari nell’area. Lo scorso mese l’Esercito popolare di Liberazione avrebbe trasferito fino a 48 mila uomini dallo Xinjiang al fronte nel Kadakh orientale, area dove sono avvenuti gli scontri più intensi tra i due eserciti. Non sono ancora noti i dettagli dell’incontro.

Mongolia, tutto pronto per “Power of Siberia 2”

Lunedì 18 luglio il premier mongolo Oyun-Erdene Luvsannamsrai ha dichiarato al Financial Times che il nuovo gasdotto “Power of Siberia 2” inizierà a essere costruito entro due anni. L’infrastruttura collegherà Cina e Russia, attraversando il territorio della Mongolia. Il progetto non ha ancora ottenuto la delibera finale nel suo tratto che attraverserà il suolo mongolo, ma il premier si aspetta di ottenere dei guadagni dalle quote derivanti dal transito del gasdotto nel proprio paese.

Giappone, il nuovo ambasciatore sudcoreano chiede rapporti migliori

La Corea del Sud ha un nuovo ambasciatore in Giappone. Si chiama Yun Duk-min, ha 62 anni, e lo scorso sabato 16 luglio ha iniziato il suo incarico presso l’ambasciata di Tokyo. Appena atterrato, Yun ha detto ai giornalisti che farà del suo meglio “per costruire una relazione tra Corea del Sud e Giappone che guarda al futuro e che sia fondata sui nostri valori condivisi”. L’arrivo di Yun, che parla correntemente giapponese e ha conseguito un dottorato presso la Keio University di Tokyo, è rappresentativo della politica estera del nuovo presidente sudcoreano.

Il neoeletto Yoon Suk Yeol ha ribadito più volte di voler migliorare i rapporti tra i due paesi, una relazione che si era incrinata negli ultimi anni – tra i dossier critici quello della dominazione giapponese durante la Seconda guerra mondiale, come il caso delle comfort women e le denunce di lavori forzati che hanno spinto Seul a chiedere il sequestro dei beni per due compagnie giapponesi. L’arrivo dell’ambasciatore ha preceduto di poche ore quello del ministro degli Esteri Park Jin, che incontrerà la controparte giapponese Yoshimasa Hayashi nella giornata di oggi, lunedì 18 luglio. Prevista, a breve, anche una visita dello stesso Yoon, che secondo gli analisti avrebbe già bisogno di recuperare la fiducia degli elettori.

Biden in Medio Oriente, per la Cina “interferisce e impone i propri standard”

Il viaggio del presidente statunitense Joe Biden in Medio Oriente non poteva che attirare i commenti di Pechino. Tra i primi a parlare è stato il ministro degli Esteri Wang Yi, che in un meeting online con la controparte siriana Faisal Mekdad ha parlato di “interferenza” negli affari dei paesi mediorientali. “Riteniamo che i nostri fratelli e sorelle in Medio Oriente abbiano la capacità e la saggezza di mantenere la pace e la stabilità”, ha commentato Wang. “Gli Stati Uniti e l’Occidente dovrebbero cambiare le loro vecchie abitudini, smettere di puntare il dito e interferire negli affari del Medio Oriente cercando di trasformare la regione secondo i propri standard”.

Negli ultimi mesi l’attenzione di Washington si è concentrata soprattutto sul Pacifico, mentre – commenta lo studioso di relazioni internazionali Ma Xiaolin al South China Morning Post – “l’influenza della Cina nella regione è in aumento“. E non solo nel quadro della Via della Seta: durante il collegamento video il ministro Mekdad ha affermato il proprio sostegno al nuovo meccanismo di dialogo sulla sicurezza promosso da Pechino, la Global Security Initiative. Ma anche Biden ha colto l’occasione per ribadire che “non ce ne andremo e lasceremo un vuoto che verrà riempito da Cina, Russia o Iran”.

Guerra in Ucraina, la Cina sostiene l’esercito russo?

Microchip, ossido di alluminio e componentistica high tech: secondo gli ultimi dati Pechino avrebbe aumentato esponenzialmente le esportazioni di alcuni beni critici per l’industria bellica verso la Russia, denuncia un articolo pubblicato sul Wall Street Journal. Dall’inizio del conflitto in Ucraina Washington ha accusato più volte la Cina di non essersi allineata al regime di sanzioni avanzate dai paesi occidentali. A giugno il dipartimento del Commercio Usa ha aggiunto altre cinque società cinesi alla propria lista nera in quanto avrebbero contribuito a sostenere economicamente le operazioni militari di Mosca.  Gli Stati Uniti “non esiteranno a utilizzare i propri strumenti legali e normativi contro gli attori che forniscono supporto all’esercito russo”, ha ribadito il dipartimento in un comunicato scritto.

Tra le trattative incriminate rientra il commercio dei microchip, che secondo le ultime stime è raddoppiato raggiungendo 50 miliardi di dollari negli ultimi cinque mesi rispetto ai dati del 2021. L’articolo del WSJ cita anche le ricerche dell’istituto no proft C4ADS, che tiene traccia delle manovre commerciali sull’asse Mosca-Pechino potenzialmente vantaggiose per lo sviluppo militare e della sorveglianza nei due paesi.

Sri Lanka, dichiarato lo Stato d’emergenza

Nella tarda serata di domenica 17 luglio il presidente ad interim Ranil Wickremesinghe ha ordinato un nuovo Stato d’emergenza su tutto il territorio dello Sri Lanka. Il paese, che versa in una profonda crisi economica e politica, rischierebbe di precipitare nel caos; il governo ha imposto lo Stato d’emergenza più volte da inizio aprile. I precedenti decreti sullo Stato d’emergenza sono stati utilizzati per dispiegare i militari e perquisire le proprietà dei cittadini, nonché dare il via libera a una serie di arresti per contenere le proteste.

A cura di Sabrina Moles