In Cina e Asia – La Cina diventa il primo paese con oltre 1000 miliardari

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

La Cina ha superato gli Stati Uniti per numero di nuovi miliardari. Nell’annus horribilis del coronavirus, la Repubblica popolare ha visto spuntare 318 nuovi super ricchi diventando il primo paese e superare quota 1000. In confronto gli Stati Uniti sono ancora fermi a 696. I numeri cinesi trovano spiegazione nella performance invidiabile dei mercati azionari locale che ha permesso l’ascesa di nomi poco conosciuti all’estero, come Zhong Shanshan il patron dell’acqua minerale Nongfu. Con un patrimonio di 85 miliardi di dollari Zhong è posizionato settimo a livello mondiale e primo in Asia. Al primo posto troviamo per la prima volta il Ceo di Tesla Elon Musk, mentre Jack Ma è scivolato in quarta posizione dopo che il gruppo Alibaba è finito sotto la lente delle autorità regolatrici. “Il mondo non ha mai visto tanta ricchezza creata in un solo anno”, ha dichiarato Rupert Hoogewerf, presidente di Hurun Report, l’azienda autrice della ricerca. Secondo il rapporto sei delle 10 città con il numero più elevato di miliardari sono proprio in Cina. In cima alla classifica si conferma per il sesto anno di fila Pechino con 145 paperoni. [fonte SCMP Reuters]

La Cina riduce l’intensità di carbonio del 18%

La Cina, il più grande emettitore di gas serra al mondo, è riuscita ad abbassare “l’intensità di carbonio” del 18,8% negli ultimi cinque anni. Lo ha atteso ieri il Ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente, secondo il quale “intensità di carbonio” – la quantità di emissioni di anidride carbonica prodotta per unità di PIL – ha raggiunto l’obiettivo del 18% fissato dal governo. Durante il periodo preso in esame, il PIL della Cina è aumentato di 101,6 mila miliardi di yuan (15,71 mila miliardi di dollari), dai 68,9 mila miliardi del 2015. Nel solo 2020, l’intensità di carbonio è scesa dell’1% rispetto all’anno precedente. Secondo i piani di Xi Jinping il paese dovrà raggiungere il picco delle emissioni prima del 2030 per poi raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060. Per rispettare gli impegni presi nell’ambito dell’Accordo sul clima di Parigi, la Cina ha aumentato il consumo di energia prodotta da fonti rinnovabili. I numeri sono incoraggianti ma potrebbero non bastare. Nel 2020 utilizzato del carbone nel consumo energetico è sceso al 56,8%, ma il suo impiego complessivo è aumentato dello 0,6% tanto che decine di nuove centrali a carbone sono state messe in linea. Nuovi target verranno annunciati dal parlamento quando si riunirà a partire da venerdì per approvare il 14 ° piano quinquennale per il periodo 2021-2025 [fonte Reuters, SCMP]

Douyin dice no all’ostentazione di ricchezza

Dalla pornografia al lusso. Il mirino dei censori della popolare app di microvideo (versione cinese di Tik Tok) si è spostato sull’ostentazione delle ricchezze da parte degli utenti. Le nuove regole colpiscono contenuti come l’esposizione di grandi quantità di denaro o la derisione di persone in difficoltà economiche, mentre ai minori non è più consentito sfoggiare beni di lusso. Sono oltre 2.800 i video di Douyin già rimossi e quasi 4.000 gli account bloccati per aver violato le nuove misure. Negli ultimi anni la campagna educativa lanciata dalla leadership cinese ha colpito senza distinzione tanto il mondo dell’informazione quanto quello dell’intrattenimento. La stretta sulla ricchezza coincide con un incremento delle diseguaglianze sociali, come conferma il coefficiente di Gini, tornato a salire dopo otto anni consecutivi di declino. [fonte Yicai]

L’Asean avvia il dialogo con la giunta birmana

L’Asean ha tenuto la prima consultazione dalla crisi birmana. Nella giornata di ieri i ministri degli Esteri degli altri nove paesi del blocco hanno discusso della situazione in Myanmar con l’omologo birmano. L’avvio del pressing diplomatico, avviato dall’Indonesia, mette una dura prova l’organizzazione nota per la sua scarsa coesione interna e posizioni contrastanti nei confronti dei diritti umani. Il risultato dell’incontro virtuale sembra rispecchiarne i limiti. Secondo il comunicato rilasciato dal Brunei, che ha recentemente assunto la presidenza di turno, l’Asean ha “espresso la disponibilità ad assistere il Myanmar in modo positivo, pacifico e costruttivo”. Ma solo quattro dei nove paesi – Indonesia, Malaysia, Filippine e Singapore – hanno chiesto espressamente il rilascio di Aung San Suu Kyi e degli altri arrestati, In Myanmar d’altro canto manifestanti e attivisti temono che il dialogo diplomatico finisca per dare credito alla proposta della giunta militare che spinge per l’organizzazione di nuove elezioni. Intanto, le notizie dal paese non sono buone. Nelle ultime ore almeno altre sei persone hanno perso la vita nel corso delle proteste. Nonostante l’annuncio del rilascio di 511 persone, continua a salire anche il bilancio dei giornalisti in stato di fermo. Sono almeno sei quelli accusati di “causare paura, diffondere notizie false o agitare direttamente o indirettamente un dipendente del governo”. Compreso un reporter di AP. [fonte AFP Strait Times AFP]

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