In Cina e Asia – La Cina da l’ok ai viaggiatori vaccinati con i sieri stranieri

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

La Cina ha cominciato ad accettare le domande di viaggio anche dei richiedenti vaccinati con sieri stranieri. Lo riporta il Washington Post, secondo il quale l’ambasciata cinese a Washington ha recentemente pubblicato online un avviso in cui spiega che chi ha ricevuto i vaccini di Pfizer, Moderna e Johnson & Johnson può presentare domanda per un “codice sanitario”,  la versione cinese del passaporto vaccinale richiesta per entrare nel paese. L’annuncio sembra un’inversione a U rispetto a quanto comunicato lo scorso mese e giunge dopo l’ammissione da parte del direttore del Centro per la prevenzione e la cura delle malattie della “non particolare elevata efficacia” dei vaccini cinesi. Secondo le ultime voci, Pechino starebbe pensando di introdurre anche per i cittadini cinesi l’utilizzo del vaccino BioNTech già da giugno. [fonte WAPO]

Il ritorno di “nonno Wen”

“Un giorno ho trovato una moneta da un centesimo e l’ho messa in tasca, ed è stata trovata da mia madre. Ha iniziato a picchiarmi e mi ha chiesto dove avessi preso il centesimo, e mi ha picchiato così forte che la scopa si è rotta. Da quel momento in poi, ho capito che non potevo prendere ciò che non era mio, nemmeno un centesimo. Il suo insegnamento durante la mia infanzia mi ha aiutato per tutta la vita “. Con queste parole Wen Jiabao, premier tra il 2003 e il 2013, ha ricordato la madre deceduta lo scorso anno in un pezzo pubblicato sul Macau Herald. In Cina è raro che figure importanti della politica, presente o passata, si espongano con questo genere di riflessioni: nel pezzo l’ex primo ministro ha ricordato i genitori come persone umili ma oneste. Un tentativo, forse, di riscattare la memoria della madre coinvolta nella vecchia inchiesta del NYT sulle ricchezze occulte di famiglia Wen? Forse ma non solo. Lodando l’integrità morale della propria famiglia, in chiusura “nonno Wen” si è anche lanciato in una rancorosa riflessione sulla società cinese di oggi: “la Cina dovrebbe essere un paese di giustizia ed equità. C’è eterno rispetto per i cuori umani, la moralità umana e l’umanità, e c’è sempre un’aria di giovinezza, libertà e duro lavoro. Ho pianto per questo e ho lottato per questo. Questa è la verità che ho imparato nella vita, e questo è anche il dono di mia madre.” Dopo essere rimbalzato sui social negli scorsi giorni, l’articolo è ancora accessibile su Wechat, ma non è più condivisibile. Mentre sempre più spesso sono i gestori dei servizi internet a ricorrere alla censura preventiva per non incorrere in scocciature, secondo Xiao Qiang, ricercatore della University of California, in questo caso l’ordine è quasi certamente arrivato da molto in alto. Il motivo è facilmente intuibile. Chiedendo maggiore giustizia, l’ex premier sembra implicitamente criticare la svolta autoritaria dell’amministrazione Xi Jinping. Fosse così sarebbe il secondo affondo del genere nel giro di un anno, dopo il commento insidioso del primo ministro Li Keqiang sui reali numeri della povertà in Cina. Sia Li che Wen appartengono alla Lega della gioventù comunista, fazione politica rivale dei “principini rossi”, a cui fa capo Xi. Ma vale la pena ricordare che anche in passato le picconate dell’ex primo ministro sono parse rispondere più alla volontà di consolidare la propria immagine di leader liberale.
[Fonte: SCMP, FT]    

La Cina sta preparando l’internet del futuro

L’Università Tsinghua di Pechino ha annunciato la creazione del Future Internet Test Infrastructure (FITI), la più grande struttura di test Internet del mondo che collega 40 centri di ricerca universitari. Il passo successivo sarà completare, entro il 2023, la China Environment for Network Innovations (CENI), una struttura di ricerca nazionale in grado di collegare le principali città del paese per verificarne le prestazioni e la sicurezza della futura tecnologia di comunicazione di rete prima dell’uso commerciale. La struttura cinese mira a competere con il programma statunitense Global Environment for Network Innovations (GENI) introducendo una tecnologia completamente diversa. La Cina, ad esempio, svilupperà un nuovissimo sistema operativo per gestire il flusso di dati e “dialogare” con i diversi dispositivi grazie al supporto di hardware costruiti in-house, dai router ai server passando per i chip. L’infrastruttura da 1,7 miliardi di yuan (260 milioni di dollari), sostituendo quella attuale realizzata negli anni ’80, “migliorerà la competitività della nostra nazione e ci consentirà di prendere l’iniziativa nella competizione internazionale nel cyberspazio”, ha spiegato uno degli esperti coinvolti nel progetto. La conversione tecnologica è resa necessaria nella prospettiva di un utilizzo massivo dell’IoT, più vulnerabile ad eventuali manomissioni e attacchi hacker. [fonte SCMP]

I “left-behind children”, lasciati indietro ma senza rancore

Nel 2015 un caso commosse l’opinione pubblica cinese: quattro ragazzini della provincia del Guizhou si tolsero la vita ingerendo pesticidi dopo “essere stati privati delle cure parentali a seguito del trasferimento del padre partito per prendere un posto di lavoro lontano da casa. La tragica storia, la seconda del genere nel giro di due anni, riaccese i riflettori sul fenomeno dei  “left-behind children”, i bambini delle zone rurali “lasciati indietro” dai genitori costretti a emigrare nelle grandi città per cercare lavoro. All’epoca dei fatti, uno studio condotto dal vice direttore del Centro di ricerca della comunicazione scientifica e dell’istruzione presso l’Università Normale di Pechino, aveva messo in risalto la predisposizione dei piccoli, lasciati soli o alle cure dei nonni, a sviluppare problemi psicologici. Questa narrazione ha finito per colpevolizzare i genitori e dipingere i left behind children come vittime dell’incuria dei parenti, generando stereotipi fuorvianti. Secondo una recente indagine a cura della Peking University e dell’ University of California,.infatti, nonostante la separazione fisica, le famiglie dei migranti “rimangono socialmente intatte”. La partenza dei genitori nella maggior parte dei casi non viene vissuta come un abbandono, bensì come un sacrificio dettato   dal desiderio di assicurare una vita migliore ai propri figli. Ricerche indipendenti confermano inoltre che i migranti condividono con la classe media urbana le stesse preoccupazioni e premure nei confronti della carriera scolastica dei propri bambini, che accettano la distanza dai genitori con gratitudine. Il vero fattore discriminante per i left-behind children , avvertono gli esperti, non va cercato in famiglia ma nel contesto di arretratezza in cui si trovano a crescere.La cura? Ridurre il gap tra zone rurali e urbane, ovviamente. [fonte Sixth Tone]