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In Cina e Asia – La Cina approva la costruzione di altri sei reattori nucleari

In Notizie Brevi by Agnese Ranaldi

I titoli di oggi:

  • La Cina approva la costruzione di altri sei reattori nucleari
  • UnionPay cauta nel fare affari in Russia
  • 20° Congresso: il Pcc chiede consiglio ai cittadini
  • Hong Kong: un report fa luce sulle ricchezze dei funzionari all’estero
  • Corea del Sud: sì al sesso omosessuale fuori dai contesti militari

 

La Cina avvierà la costruzione di sei nuovi reattori nucleari, raddoppiando la capacità del comparto nucleare civile entro la fine del decennio. Lo hanno annunciato mercoledì i media statali che, citando il Consiglio di Stato, spiegano come Pechino sia deciso a sviluppare il settore “in modo ordinato e sotto la premessa di una stretta supervisione e assoluta sicurezza”. La stabilità energetica è diventata una priorità per il governo, deciso a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060. Tre centrali nucleari nelle province costiere dello Shandong, Zhejiang e Guangdong riceveranno ciascuna due nuovi reattori, ad un costo complessivo stimato di 120 miliardi di yuan (18,7 miliardi di dollari). I reattori installati presso due delle centrali, quelle di Haiyang e Sanmen, saranno di tipo CAP1000 ad acqua pressurizzata, quindi basati sulla tecnologia dei reattori AP1000 di Westinghouse. La Cina è ad oggi il terzo paese al mondo per capacità installata di generazione dal nucleare (55 gigawatt), dopo Stati Uniti e Francia. Ciononostante, l’atomo rappresenta ad oggi poco più del 2 per cento della capacità complessiva.

UnionPay cauta nel fare affari in Russia

UnionPay, il fornitore cinese di servizi di pagamento cross-border, starebbe declinando la richiesta di assistenza da parte degli istituti di credito russi. Lo riporta il quotidiano finanziario RBC, secondo cui – senza l’aiuto cinese – le banche russe rischiano grosso dopo che Visa Inc e MasterCard Inc hanno sospeso le loro operazioni all’indomani dell’invasione dell’Ucraina per allinearsi alle sanzioni internazionali. La Cina, dal canto suo, si è astenuta dal condannare apertamente l’invasione, pur invocando la cooperazione multilaterale e gli sforzi diplomatici necessari per la sua cessazione. UnionPay resta però cauta nel fare affari con la Russia, temendo di subire a sua volta le sanzioni da parte della comunità internazionale. Prima che Pechino permettesse alle compagnie di credito straniere di creare operazioni onshore nel 2020, UnionPay godeva del monopolio nella regolazione dei pagamenti con banche e prestatori autorizzati, emettendo carte di credito, di debito e prepagate. Secondo quando riporta Reuters, la compagnia si è poi espansa rapidamente all’estero. Nel 2021 UnionPay era al primo posto per numero di carte in circolazione in tutto il mondo: circa 9,4 miliardi, contro i 3,7 miliardi di Visa e i 2,5 miliardi di MasterCard. La Russia ha visto perciò nella società cinese un’occasione per risollevare le attività finanziare dei suoi istituti di credito, anche se la Banca Nazionale dell’Ucraina ha chiesto pubblicamente a UnionPay di “dare un contributo al ripristino della pace in Ucraina e di cessare le (…) operazioni nella Federazione Russa”.

20° Congresso: il Pcc chiede consiglio ai cittadini

Il Partito Comunista Cinese (PCC) ha invitato per la prima volta l’opinione pubblica a esprimere un parere su otto questioni che verranno discusse al 20° Congresso che si terrà in autunno. Secondo l’agenzia di stampa statale Xinhua, il PCC riceverà opinioni e suggerimenti pubblici su otto argomenti, tra cui il rigore della leadership del Partito, lo sviluppo economico e sociale, la riforma globale e l’apertura, la democrazia popolare completa e il progresso ecologico. La scelta di coinvolgere i cittadini e le cittadine cinesi è considerata da alcuni osservatori statali la prova dello “stile di lavoro democratico” della leadership del Partito.

Si tratterebbe infatti di un passo avanti rispetto alla prassi consolidata di consultare esclusivamente l’opinione dei membri anziani del PCC o di un numero limitato di esperti esterni. Le persone interessate hanno tempo fino al 16 maggio per inviare i loro commenti tramite siti web e applicazioni specifiche come quella di Xinhua, del People’s Daily e dell’emittente statale CCTV. Secondo SCMP, alcune opinioni pubblicate dal People’s Daily riguarderebbero la richiesta di un maggiore impegno per l’inclusione sociale ed economica dei gruppi marginalizzati, l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità, l’educazione digitale rivolta agli anziani e l’ammodernamento infrastrutturale nelle aree rurali. L’opinione pubblica cinese non è stata sollecitata su questioni politicamente sensibili, come ad esempio la gestione della crisi sanitaria.

Hong Kong: un report fa luce sulle ricchezze dei funzionari all’estero

Diversi alti funzionari di Hong Kong sono stati tacciati di ipocrisia per essere risultati proprietari di immobili all’estero, mentre sostenevano la promulgazione del nuovo sistema elettorale “Patriots Only” e di altre misure per contrastare le pratiche “antipatriottiche” nella città. La controversa legge sulla sicurezza nazionale, imposta da Pechino, oltre ad aver portato all’incarcerazione di circa 700 attivisti pro-democrazia, allo scioglimento di organizzazioni della società civile e alla chiusura di alcuni canali di stampa indipendenti, prevede anche una clausola che consente solo ai “veri patrioti” di accedere alle cariche politiche del governo di Hong Kong. Grazie all’analisi delle dichiarazioni finanziarie di queste e molte altre figure politiche di rilievo, il rapporto di Hong Kong Watch fa luce sulle contraddizioni che emergono tra la loro attività politica e la pratica quotidiana. Secondo lo studio, Sophia Chan Siu-chee, segretaria per il Cibo e la Salute, possiede tre proprietà a Londra, così come il segretario per il Commercio e lo Sviluppo economico Edward Yau Tang-wah. Chan si è occupata ad esempio della campagna politica per la legge elettorale “Patriots Only”; Yau è stato accusato dalla Hong Kong Watch di “guidare gli sforzi per controllare la libertà di parola e di espressione in città”, aumentando il numero di contenuti sottoposti a censura. In tutto, 9 funzionari e 12 sostenitori della “Patriots Only” sono risultati proprietari di immobili nel Regno Unito, Canada, Stati Uniti, Australia, Giappone e Francia.

Corea del Sud: sì al sesso omosessuale fuori dai contesti militari

La Corte suprema della Corea del Sud ha emesso una sentenza storica, dichiarando che il sesso omosessuale consensuale che abbia luogo fuori da contesti militari non vada più punito. Giovedì sono stati dunque annullati i verdetti di colpevolezza per due soldati che erano stati incriminati con l’accusa di aver fatto sesso mentre erano fuori dalla loro base. Il Military Criminal Act, che disciplina tali comportamenti, era stato spesso criticato da attivisti e attiviste per i diritti umani che denunciavano una vera e propria “caccia alle streghe” contro i soldati gay. Da giovedì, il sesso consensuale che si verifichi lontano da luoghi militari non è più passibile di condanna. La Corte ha dichiarato che punire i due soldati violava la loro “autonomia sessuale” e il loro “diritto costituzionalmente garantito all’uguaglianza e alla dignità umana, così come il loro diritto a perseguire la felicità”.

La comunità LGBTQ+ coreana ha salutato con entusiasmo l’esito della sentenza. “La criminalizzazione degli atti sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso nell’esercito della Corea del Sud è stata a lungo una scioccante violazione dei diritti umani”, ha dichiarato un ricercatore di Amnesty international, “ma la sentenza di oggi dovrebbe aprire la strada al personale militare affinché possa vivere liberamente la propria vita senza la minaccia di essere perseguito”. In Corea del Sud i diritti della comunità LGBTQ+ sono ancora largamente impopolari e mancano dell’adeguato riconoscimento politico.

A cura di Agnese Ranaldi; ha collaborato Alessandra Colarizi