In Cina e Asia – Jimmy Lai perseguito per collusione con forze straniere

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Jimmy Lai, fondatore del quotidiano Apple Daily, è stato formalmente accusato di collusione con forze straniere ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale. Lo ha confermato stamattina la polizia di Hong Kong. Il tycoon noto oppositore di Pechino, è in carcere dai primi di dicembre, quando era stato preso in consegna per frode in un caso non correlato sui termini di locazione della sede del giornale. Non è chiaro quali siano i comportamenti sediziosi perseguiti dalla nuova legge, che non ha valore retroattivo. L’ultima volta che l’imprenditore si è recato negli Stati uniti per perorare la causa hongkonghese risale allo scorso anno, prima che venissero imposte le nuove misure. Lai – la figura di più alto profilo ad essere indagata dall’introduzione della legge – comparirà in tribunale domani. Intanto, l’attivista filoindipendentista Tony Chung è stato dichiarato colpevole di vilipendio alla bandiera cinese e assemblea illegale. Sospettato di incitamento alla secessione, dovrà inoltre rispondere anche lui di accuse più severe ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale.[fonte NYT, Reuters]

Pechino annuncia le prime sanzioni contro l’amministrazione Trump

Yiyanhuanyan, yiyahuanya (以眼还眼, 以牙还牙) Da noantri: “occhio per occhio dente per dente”. La Cina ha annunciato sanzioni per una dozzina di funzionari statunitensi, membri del Congresso e dipendenti di Ong oltre alla revoca delle esenzioni dal visto per tutti gli americani titolari di passaporto diplomatico intenzionati a visitari Hong Kong e Macao. E’ quanto annunciato ieri dal ministero degli Esteri cinesi in risposta all ban sugli ingressi comminato da Washington contro 14 vicepresidenti del parlamento cinese, compreso un membro del Politburo. Una misura volta a punire la leadership cinese per l’introduzione a Hong Kong della controversa legge sulla sicurezza nazionale. In entrambi i casi le restrizioni interessano anche i familiari dei soggetti colpiti dalle sanzioni. Secondo la stampa cinese, questa è la prima volta che Pechino ha preso di mira l’amministrazione americana (i nomi non sono ancora noti) e c’è chi ipotizza che, prima o poi, anche l’odiato Mike Pompeo finirà sulla blacklist. Giovedì il comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo (Anp) ha condannato pubblicamente le provocazioni americane, l’intervento di più alto profilo da quando nel 1999 Hu Jintao protestò in diretta nazionale in occasione del fortuito bombardamento dell’ambasciata cinese di Belgrado. Il punto di rottura è vicino. Eppure, per il momento, su entrambe le sponde del Pacifico si cerca di non colpire troppo in alto. Nonostante le voci di corridoio, per ora Washington ha risparmiato il sancta sanctorum del Pcc: Li Zhanshu, presidente dell’Anp, e il vicepremier Han Zheng, responsabile per gli affari di Hong Kong e Macao, sono passati indenni a due tornate di sanzioni. Attendiamo i nomi sulla lista cinese dei cattivi. [fonte SCMP, GT]

Altri sviluppi:

-Mercoledì il dipartimento del Tesoro ha annunciato sanzioni contro “Dente Spezzato” (al secolo Wan Kuok Koi) uno dei gangster più noti di Macao. Secondo l’amministrazione Trump, l’ex leader della triade 14K, avrebbe sfruttato la Belt and Road per promuovere i propri affari nel Sudest asiatico. Dopo aver scontato 14 anni di prigione per riciclaggio di denaro e altri crimini, secondo il Tesoro, Wan si sarebbe riciclato come uomo d’affari tra Cambogia, Myanmar, Malaysia e Micronesia, gestendo attività illecite legate all’immobiliare, alle criptovalute e persino alla sicurezza. Un business, quest’ultimo, decollato negli ultimi anni proprio per proteggere gli interessi cinesi lungo la nuova via della seta. [fonte WSJ]

Washington ha annunciato un nuovo piano per contenere le ambizioni spaziali della Cina. L’iniziativa, resa nota dalla Casa Bianca, prevede attività nello spazio profondo come l’istituzione di una stazione permanente sulla Luna e il lancio di missioni umane su Marte. Due obiettivi preannunciati anche da Pechino. La nuova strategia menziona esplicitamente i benefici di una cooperazione internazionale per creare un ambiente sicuro, stabile, protetto e sostenibile. Ma solo in tandem con i paesi amici. Letteralmente: “gli Stati Uniti continueranno a utilizzare lo spazio per la sicurezza della nazione e dei nostri alleati”, mentre “impiegheranno tutti gli elementi del potere nazionale per scoraggiare e, se necessario, prevalere sulle attività ostili nello spazio, da e attraverso lo spazio”. A ricoprire un ruolo di primo piano sarà la neonata US Space Force, una delle forze armate responsabile di tutte le operazioni spaziali e nel cyberspazio. La nuova strategia cita anche l’estrazione e l’utilizzo delle risorse spaziali, come già previsto dal programma Artemide. [fonte SCMP]

L’Ue non cede alle lusinghe cinesi

Meno “wolf warrior diplomacy” più “Deng Xiaoping legacy”. E’ il messaggio di Nicolas Chapuis, ambasciatore Ue in Cina, che durante un evento organizzato da IHS Markit a Pechino ha messo in risalto come la diplomazia aggressiva adottata da Pechino nell’ultimo anno ha compromesso l’immagino del paese a livello internazionale. Secondo il rappresentante Ue è dunque auspicabile un ritorno alla strategia del basso profilo promossa dal Piccolo Timoniere negli anni ’80. In previsione dell’insediamento di Biden alla Casa Bianca, Chapuis ha inoltre invitato gli Stati Uniti e le potenze medie regionali – Australia e Nuova Zelanda – a giocare di squadra laddove le divergenze con la leadership comunista richiedono un approccio corale. Una riferimento al Mar cinese meridionale ma non solo. Chapuis ha invitato Pechino a proteggere la libertà di espressione e a sfruttare le proprie capacità tecnologiche per raggiungere gli obiettivi ambientali prefissati dall’accordo di Parigi. Il messaggio di Chapuis, ha coinciso con la telefonata di Xi Jinping e Macron, in cui si è parlato di cooperazione nella lotta al coronavirus e nel comparto spaziale. Negli scorsi giorni il ministro degli Esteri Wang Yi aveva invitato il Vecchio Continente a mantenere una linea politica indipendente. Ergo a non seguire Washington sulla strada del decoupling. L’arrivo di Biden alla Casa Bianca e un probabile ritorno degli States alle vecchie alleanze preoccupa Pechino più di ogni altra cosa. Ma Bruxelles non sembra cedere alle lusinghe cinesi. Secondo Bloomberg, lo scorso mese la lobby BusinessEurope ha boicottato un evento organizzato in tandem con il China Center for International Economic Exchanges dopo che la controparte cinese ha preteso l’esclusione di due partecipanti a causa delle loro note posizioni critiche nei confronti di Pechino. [fonte SCMP, Bloomberg]

Cina prima per indebitamento familiare

La Cina è il paese in cui l’indebitamento familiare è schizzato più rapidamente negli ultimi sei mesi. L’importo ha superato i 380 miliardi di dollari, secondo bank for International Settlements, pari a quasi quattro volte il valore registrato negli Stati Uniti, sul secondo gradino del podio. I numeri trovano spiegazione nell’incremento vertiginoso degli investimenti nell’immobiliare, che insieme all’export e alla produzione industriale ha trainato la ripresa economica del gigante asiatico. Secondo il WSJ, circa un quinto delle unità abitative, in grado di ospitare centinaia di milioni di persone, sono al momento vacanti. Il quotidiano finanziario spiega che, mentre nella maggior parte dei paesi le banche hanno provveduto a tagliare i tassi di interesse, in Cina – dove questo non è avvenuto – il servizio del debito ha mantenuto costi invariati gravando sulle tasche dei mutuatari. Sul lungo periodo, gli investimenti nel mattone rischiano di compromettere l’agognata crescita dei consumi. Secondo l’Accademia cinese delle scienze sociali (CASS), il mercato immobiliare cinese non fornisce un contributo netto all’economia dal 2018, quando i prezzi sono saliti a tal punto da compromettere la spesa delle famiglie con conseguenti perdite per il retail. [fonte WSJ]

Il Bhutan ha decriminalizzato l’omosessualità

Il Bhutan è diventato l’ultimo paese asiatico a depenalizzare l’omosessualità. La decisione, approvata dal parlamento alla quasi unanimità, implica un emendamento del codice penale che nelle sezioni 213 e 214 criminalizza il “sesso innaturale”. Perché diventino legge, le modifiche devono ancora ricevere il placet dal re Jigme Khesar Namgyel Wangchuck. La “Terra del Drago” è l’ultimo paese dell’Asia meridionale ad allentare le restrizioni sulla popolazione LGBT, dopo che l’India ha rimosso il divieto sul sesso gay nel 2018. Il prossimo anno in Nepal la comunità LGBT + sarà inserita per la prima volta nel censimento nazionale per promuovere l’integrazione delle minoranze sessuali e facilitarne l’accesso ai servizi pubblici. Soprannominato “il paese più felice del mondo”, in Bhutan si è fatto promotore di un nuovo metro di valutazione della prosperità che tiene conto del benessere psicologico e della tutela della natura anziché del prodotto interno lordo. [fonte CNN]

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