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In Cina e Asia – Il ritorno di Xi sulla scena mondiale 

In Notizie Brevi by Serena Console

I titoli di oggi:

  • Il ritorno di Xi sulla scena mondiale 
  • Xi incontra Macron, l’Ue ricalibra l’autonomia strategica
  • Hong Kong furiosa per l’inno sbagliato
  • Tesla fuori controllo uccide due persone in Cina
  • Lo Sri Lanka lancia roadmap per uscire dalla crisi

 

Più di tre ore. Tanto è durato l’atteso summit a Bali tra il presidente cinese Xi Jinping e l’omologo statunitense Joe Biden, nel loro primo faccia a faccia da quando entrambi sono alla guida delle due superpotenze mondiali. I due leader, accompagnati dalle loro rispettive delegazioni, hanno discusso i diversi dossier strategici che spaziano da Taiwan alla guerra della Russia in Ucraina, senza dimenticare lo scontro su diritti umani, commercio e semiconduttori.

Dall’incontro è emersa la disponibilità di Cina e Stati Uniti a ricucire un rapporto bilaterale che ha raggiunto i minimi storici. Tra i diversi punti di frizione, Taiwan si conferma la “linea rossa” delle relazioni tra Pechino e Washington, in quanto è al “centro degli interessi fondamentali cinesi”. Chiunque cerchi di dividere Taiwan dalla Cina “violerà gli interessi fondamentali della nazione cinese: il suo popolo non lascerà assolutamente che ciò accada”, è il monito di Xi. Biden tuttavia non crede in un “imminente tentativo” da parte della Cina di invadere Taiwan. Il presidente Usa ha ribadito che la politica statunitense dell’unica Cina “non è cambiata” e che gli Stati Uniti “si oppongono a qualsiasi cambiamento unilaterale dello status quo”, si legge nel readout della Casa Bianca.

Allontanato anche lo spettro della guerra fredda tra Pechino e Washington. Rimarcando la possibilità di una coesistenza nello stesso mondo tra le due superpotenze, Xi ha affermato che la Cina non vuole cambiare l’ordine internazionale o interferire negli affari interni degli Stati Uniti per sfidarli.

Punto di partenza del dialogo tra i due leader sembra essere la ripresa della cooperazione sulla lotta al cambiamento climatico, congelata da Pechino a seguito della visita della speaker della Camera Usa Nancy Pelosi. Un primo passo di distensione arriva con la decisione di autorizzare una visita del segretario di Stato Usa, Antony Blinken, in Cina “per dar seguito alle discussioni” bilaterali.

Dal faccia a faccia, Xi ne esce a testa alta. Il leader cinese, dopo il terzo e inedito mandato di fila alla guida del Pcc, vuole accelerare gli sforzi e recuperare il tempo perduto durante gli ultimi tre anni di chiusura dei confini per la politica Zero Covid per proiettare e rafforzare il peso della Cina all’estero. Il G20 di Bali, in Indonesia, il successivo forum Apec a Bangkok (17-18 novembre) e la trasferta in Arabia Saudita dal principe ereditario Mohammed bin Salman daranno ulteriore slancio ai piani diplomatici di Xi. La stretta di mano di Xi con Biden lancia un messaggio chiaro: il leader cinese è tornato saldamente sulla scena mondiale.

I due hanno discusso anche il tema della guerra in Ucraina . Xi e Biden hanno condannato la minaccia e l’uso dell’atomica da parte della Russia. È la seconda volta che il presidente cinese critica l’ipotesi di un’offensiva nucleare di Mosca: era già successo durante il faccia a faccia con il cancelliere tedesco Olaf Scholz. A Pechino sono molti i malumori per la guerra voluta dal presidente russo Vladimir Putin, legato a Xi da un’”amicizia senza limiti”. Stando a quanto riporta il Wall Street Journal, un alto funzionario statunitense ha affermato che la Cina è a disagio con la retorica russa e l’invasione dell’Ucraina. Più pesante la rivelazione del Financial Times, secondo cui la Cina fu colta di sorpresa dall’invasione russa dell’Ucraina, e Vladimir Putin “non disse la verità” a Xi Jinping sull’imminente inizio della guerra. A riferirlo al quotidiano inglese è un alto funzionario cinese. “”Putin non disse la verità a Xi. Se ce lo avesse detto non ci saremmo trovato in una situazione così difficile. C’erano oltre 6.000 cittadini cinesi in Ucraina – spiega la fonte – e alcuni di loro morirono durante l’evacuazione, anche se non possiamo dirlo pubblicamente”. Segnale di un allontanamento di Xi da Putin?

Intanto, come fa notare la nostra Lucrezia Goldin, su Weibo, dopo mesi di invettive contro l’egemonia statunitense, l’incontro tra  Xi e Biden è accolto dagli utenti con l’augurio di una “cooperazione senza intoppi”. Torna il termine “win-win”. I vertici cinesi descritti come “abili diplomatici”.

Xi incontra Macron, l’Ue ricalibra l’autonomia strategica

E dopo Biden è la volta di Macron. A margine del summit, Xi Jinping ha incontrato l’omologo francese, primo incontro di persona dall’inizio del Covid. Il leader cinese ha invitato la controparte a “rispettare i reciproci interessi”, e ad assicurare un clima per gli investimenti più giusto e non discriminatorio. “Il mondo è entrato in una nuova fase di sconvolgimenti e cambiamenti”, ha sottolineato Xi che ha ribadito come la Cina porterà avanti un ruolo costruttivo “a suo modo”. La posizione di Pechino sulla crisi ucraina – ha detto il presidente – “è chiara e coerente” ed è basata su “un cessate il fuoco, la fine della guerra e i colloqui di pace”.

Intanto Bruxelles cerca di ricalibrare la propria autonomia strategica. “Con la Cina, non vogliamo essere troppo dipendenti dalla tecnologia innovativa di cui abbiamo bisogno oggi e di cui avremo bisogno di più in futuro”, ha affermato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, “ecco perché è importante riequilibrare le relazioni e per questo è importante anche impegnarsi con le autorità cinesi”.

Hong Kong furiosa per l’inno sbagliato

Glory to Hong Kong”, l’inno associato alle proteste dell’ex colonia britannica, è tornato a scuotere il governo di Hong Kong. La canzone delle proteste pro-democrazia del 2019 è stata riprodotta al posto dell’inno nazionale cinese prima di una partita di rugby tra la squadra di Hong Kong e quella della Corea del Sud, nell’ambito del campionato regionale “Asia Rugby Sevens” organizzato quest’anno nella città sudcoreana di Incheon.

Il governo di Hong Kong ora vuole vederci chiaro e ha chiesto l’apertura di “un’indagine completa e approfondita”. Asia Rugby e Korea Rugby Union si sono scusati con i governi di Hong Kong e Pechino e, nel tentativo di placare la polemica, Asia Rugby ha raccontato come un giovane membro del comitato organizzativo (ora licenziato) si sia ingenuamente sbagliato a selezionare la canzone da riprodurre prima del match. Gli organizzatori hanno rimosso il filmato originale della partita e sostituito l’audio della canzone di protesta con l’inno cinese.

Il governo di Hong Kong ha introdotto nel 2020 una legge per punire il vilipendio dell’inno nazionale cinese, dopo anni in cui la canzone veniva coperta da fischi durante le partite di calcio. “Glory to Hong Kong” non è vietata in città, ma all’inizio di quest’anno un uomo che l’ha suonata con l’armonica fuori dal consolato britannico è stato arrestato per aver compiuto un “atto con intento sedizioso”.

 

Tesla fuori controllo uccide due persone in Cina

Una Tesla “impazzata” rischia di far crollare il mercato delle auto elettriche di Elon Musk in Cina. Dai video delle telecamere di sorveglianza si vede una Tesla Model T che improvvisamente inizia ad acquistare velocità, travolgendo nella sua folle corsa altre vetture, moto e pedoni: due persone sono morte e tre sono rimaste ferite nell’incidente avvenuto lo scorso 5 novembre a Chaozhou, nella provincia del Guangdong.

Il colosso di Musk promette di collaborare con le autorità cinesi che hanno aperto un’inchiesta sull’incidente. Tesla, scrive Bloomberg, ritiene però che l’incidente non sia stato causato da un malfunzionamento della vettura elettrica. Da un’analisi delle immagini, i freni (segnalati con i fanali posteriori) non sono stati azionati durante la folle corsa della vettura, neppure prima dell’impatto. Al contrario il pedale dell’acceleratore, dichiara sempre Tesla, è stato azionato pesantemente. Tesi smentita dai parenti del conducente dell’auto e da diversi utenti di Weibo. Potrebbe quindi essersi trattato di un problema tecnico all’Autopilot, il sistema di guida semiautonoma montato sulle Tesla. Non è la prima volta che le vetture Tesla sono protagoniste di incidenti. Episodi che attirano sempre molta attenzione in Cina.

Lo Sri Lanka lancia roadmap per uscire dalla crisi

Se verranno seguite le politiche di bilancio, l’economia dello Sri Lanka potrà tornare ai livelli pre crisi già entro il 2023. È questa la speranza del presidente Ranil Wickremesinghe, nonché ministro dell’Economia, espressa durante la presentazione della manovra di bilancio annuale, la prima da quando è entrato in carica a luglio. Le raccomandazioni del Fondo Monetario Internazionale sono state prese in considerazione solo per stabilizzare l’economia del paese, ha detto al Parlamento Wickremesinghe, ma è necessario spingersi oltre. Wickremesinghe ha affermato che il governo prevede di ridurre il debito pubblico e di raggiungere una crescita economica del 7%. Wickremesinghe ha stabilito diversi obiettivi da conseguire nel medio termine: aumentare il commercio internazionale in percentuale del PIL di oltre il 100%, ottenere una crescita annua di tre miliardi di dollari dalle nuove esportazioni nei prossimi 10 anni e attrarre tre miliardi di dollari di investimenti diretti esteri nel corso dello stesso periodo. In questo modo, le entrate pubbliche dovrebbero aumentare al 15% entro il 2025 dall’8% attuale.

Quella di Wickremesinghe potrebbe però essere una valutazione eccessiva. La Banca Mondiale stima che l’economia dello Sri Lanka si contrarrà del 9,2% nel 2022 e del 4,2% il prossimo anno. Lo Sri Lanka ha firmato un accordo con l’FMI all’inizio di settembre, ma ha bisogno di ottenere garanzie di finanziamento da più creditori, tra cui Cina e Giappone, per garantire i pagamenti. Un accordo con il FMI è essenziale anche affinché il paese possa accedere a finanziamenti ponte dalla Banca Mondiale se vuole avere abbastanza valuta estera per pagare le importazioni.

A cura di Serena Console; ha collaborato Alessandra Colarizi