In Cina e Asia – Il “pensiero di Xi” diventa un quiz televisivo

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Il “pensiero di Xi Jinping” diventa un quiz televisivo

Si chiama Studying Xi in the New Era ed è la nuova iniziativa della televisione dell’Hunan, il secondo canale più seguito in Cina, per avvicinare le masse al partito e al suo leader. Lo show, in cinque puntate, è pensato per un pubblico perlopiù ventenne e fa sfoggio di una scenografia futuristica che ben si adatta alle ambizioni tecnologiche della seconda economia mondiale. Il primo round del contest ha visto i partecipanti sfidarsi su tematiche quali il pensiero marxista e le gesta di Xi Jinping, il cui contributo ideologico è stato recentemente inserito nella costituzione. Da allora iniziative volte a indottrinare la popolazione sul “Xi pensiero” hanno trovato spazio nelle migliori università cinesi con la promozione di corsi di studio sul tema. Il programma costituisce la seconda iniziativa patriottica della tv dell Hunan dopo “Marx got it right” e arriva nel mezzo di una campagna di rettifica dei palinsesti televisivi mirata ad avvicinare i giovani – i più esposti alle influenze straniere – alla cultura cinese.

Fan Bingbing is back

Circa 884 milioni di yuan (130 milioni di dollari) tra multe e tasse non pagate. E’ quanto dovrà tirare fuori l’attrice Fan Bingbing per aver eluso al fisco centinaia di milioni di yuan. La star, la più pagata di Cina, era sparita dai riflettori a giugno dopo le insinuazioni di un conduttore televisivo su un suo coinvolgimento nel sistema dei contratti yin-yang, escamotage usato spesso nel mondo dello spettacolo per sottostimare le somme di denaro ricevute. Mentre, non avendo precedenti penali, Fan se la caverà versando quanto dovuto, il suo studio dovrà rispondere di accuse più gravi per aver intralciato le investigazioni. A stretto giro dalla notizia del suo rilascio, la celebrità del grande schermo ha rilasciato scuse pubbliche su Weibo per aver “deluso la società e i suoi fan”, ammettendo le proprie responsabilità. Quello della star di X-Men è uno dei casi di evasione della storia del cinema cinese e arriva mentre le autorità sono impegnate a ripulire il settore, limitando i compensi e riformando il sistema fiscale.

Cina, i prezzi delle tombe crescono più dell’immobiliare

L’invecchiamento della popolazione coniugato alla mancanza di spazio nelle grandi città sta facendo schizzare i prezzi delle nicchie cinerarie, gli spazi dove vengono riposte le ceneri all’interno di gigantesche strutture chiamate colombari, spesso anche nell’ordine delle migliaia. I cinesi le considerano e curano quasi fossero dei santuari, ma per le autorità costituiscono uno spreco di risorse. Nel 2015 l’80% dei cimiteri di Shanghai risultavano già al completo e al momento solo 10 hanno ancora disponibilità di posti. Con il risultato che da allora i prezzi delle nicchie sono aumentati del 40% a 100,000 yuan (14,556 dollari). In confronto l’immobiliare a livello nazionale ha subito un incremento di appena il 23%. E’ cosi che all’inizio di settembre il Ministero degli Affari civili ha presentato una versione provvisoria delle nuove norme sui servizi funebri che limita le dimensioni di un singolo spazio a 0,5 metri quadrati.

Riscaldamento globale: Pechino fa i conti

Dalla sigla dell’accordo di Parigi su cambiamenti climatici, Pechino non ha lesinato gli sforzi nel presentarsi al mondo come l’alfiere dell’ecologically correct. Le motivazioni non solo di natura politica ma anche economica. A rivelarlo è un rapporto dell’Accademia cinese delle scienza sociali, il principale think tank del paese, secondo il quale la siccità potrebbero costare alla Cina 47 miliardi di dollari all’anno – più del doppio delle stime attuali – qualora le temperature globali dovessero aumentare di 1,5°C rispetto al periodo preindustriale. La spesa salirebbe a 84 miliardi nel caso in cui l’incremento fosse di 2°. La portata degli effetti è tanto più comprensibile se si considera che la Cina conta solo per il 10% della terra arabile a livello mondiale ma si trova nutrire un quinto della popolazione globale.

Polli al blockchain in Cina

La tecnologia del blockchain basata sulla creazione di un registro che incamera informazioni relative alle diverse fasi di produzione di un oggetto o di un alimento, permettendo una totale trasparenza e l’individuazione di anomalie, sta trovando sempre più utilizzo nell’ambito alimentare. In Cina è già una realtà applicata al settore avicolo, stroncato dall’epidemia di influenza aviaria che partì dal paese per estendersi nel mondo nel 2013 e mai del tutto debellata.   Grazie alla app  gogochicken, sviluppata da una società legata al gruppo Tencent, la classe media cinese può ora sapere tutto del pollo che finirà sulle loro tavole (Età, macellazione, nutrimento) e che gli costerà 4 volte un pollo normale.  Stessa cosa è possibile per i maiali.