In Cina e Asia – Il focolaio di Harbin e le mutazioni del virus

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Quanto sta succedendo ad Harbin preoccupa non poco gli esperti cinesi. Il capoluogo dello Heilongjiang, al confine con la Russia, è diventato l’epicentro di un nuovo cluster divampato da una serie di casi importati. Da qui il contagio si è già diffuso anche al Liaoning e alla Mongolia Interna con una rapidità inaspettata. Secondo quanto spiega Zeng Guang, epidemiologo del centro per la prevenzione e il controllo delle malattie, “la lunga catena di infezione [di Harbin] ha messo in evidenza alcune nuove caratteristiche del coronavirus.” Un parere condiviso da Yang Zhanqiu, vicedirettore del dipartimento di biologia dell’Università di Wuhan, stando al quale il “genotipo che si sta diffondendo a Harbin potrebbe provenire dall’estero e pertanto i cinesi potrebbero essere più sensibili”. A preoccupare è sopratutto l’effetto a catena innescato dal caso di una studentessa in arrivo dagli Stati Uniti, responsabile del contagio di altre 50 persone. La ragazza era risultata negativa al test ben quattro volte. Nell’ultima settimana, almeno 18 funzionari locali – compreso il vicesindaco – sono stati puniti. Mentre, fino ad oggi, la possibilità di una rapida mutazione del virus è parsa piuttosto remota, l’anomalia di Harbin sembra trovare conferma in uno studio condotto dalla Zhejiang University, secondo il quale il ceppo europeo e la variante diffusa nella maggior parte degli Stati Uniti presentano livelli di aggressività differenti. [fonte: GT, SCMP]

Cina: boom di prenotazioni aeree pet il 1 maggio

Le compagnie aeree cinesi si preparano a riaprire i battenti nelle prossime settimane in vista della Festa del Lavoro, periodo di punta per il turismo cinese. Stando alle prenotazioni già ricevute, il traffico aereo dovrebbe sperimentare una ripresa del 40%. Secondo i dati della Civil Aviation Administration of China (CAAC), saranno in particolare  compagnie regionali e low-cost a beneficiare dell’incremento. China United Airlines aggiungerà fino 25 rotte, molte delle quali in partenza dal nuovo aeroporto Daxing di Pechino. La riapertura dei viaggi aerei, resa possibile dal rallentamento dei contagi nella Cina continentale, segnerà una vera propria ripresa economica per il settore, che nel primo trimestre del 2020 ha subito perdite per 39,82 miliardi di yuan (circa 5,6 miliardi di dollari) ed un calo delle prenotazioni del 53,9%. Sebbene si preannunci un forte incremento delle prenotazioni, gli esperti invitano alla cautela: infatti, il recupero seguirà probabilmente un andamento a “U”, con un traffico nazionale stabile a giugno seguito da un leggero declino nella stagione estiva per infine diminuire nuovamente di circa il 20% alla fine del 2020. Stando alle stime ufficiali, il traffico passeggeri per i voli internazionali in partenza dalla Cina precipiterà complessivamente di circa il 50% alla fine di quest’anno, con perdite di circa 51 miliardi di dollari. [fonte: SCMP]

Tribunale belga da ragione all’ex direttore del Confucio

Tecnicismi procedurali sembrano aver dato ragione a Song Xinning, il direttore dell’istituto Confucio della Vrije Universiteit Brussel, espulso dal governo belga dall’Area Schengen per otto anni con l’accusa di spionaggio. Il docente ha vinto il ricorso in appello. Secondo il Council for Alien Law Litigation, un divieto d’ingresso per una durata di otto anni richiede prima “un’espulsione” mentre Song aveva lasciato il Belgio il 31 luglio, appena saputo che il suo visto di lavoro non sarebbe stato rinnovato. In assenza di una nota formale, la comunicazione dell’espulsione dallo spazio Schengen è arrivata solo a settembre attraverso l’ambasciata belga di Pechino. Questo vuol dire che ora il professore potrà fare richiesta per un visto, ma non è escluso che al momento del suo ingresso nell’Ue possa venire perseguito per spionaggio, accusa sulla quale il Consiglio per le controversie legali straniere non si è espresso. Quello di Song, esperto dei rapporti tra Cina e Vecchio Continente, è il caso più eclatante a coinvolgere i famigerati Istituti Confucio, ormai oltre 480 sparsi per il mondo, sebbene negli ultimi anni diversi atenei abbiano sospeso la collaborazione temendo interferenze cinesi nelle attività accademiche. Quello dove insegnava Song è proprio tra questi. [fonte: SCMP]

Che fine ha fatto Kim Jong-un?

Gli Stati Uniti stanno indagando sulle condizioni di salute di Kim Jong-un. Secondo diverse fonti, il leader nordcoreano avrebbe subito un intervento chirurgico a causa dei noti problemi cardiovascolari attribuibili al troppo fumo e al peso eccessivo. Le indiscrezioni, tuttavia, non chiariscono lo stato di Kim, dato in “condizioni gravi” dalla CNN e in “fase di recupero” dal portale con base a Seul NK Daily, stando al quale un resort sui monti Kumgang è stato scelto per la fase di degenza. Le voci di un possibile malore circolavano da giorni. L’ultima apparizione pubblica risale all’11 aprile, quando il leader ha presieduto un meeting del politburo del partito dei lavoratori. Poi più nulla. Nemmeno un cenno dei test missilistici rilevati dalle autorità sudcoreane  pochi giorni dopo. A insospettire gli analisti si è aggiunta l’inusuale assenza di Kim dalle celebrazioni per l’anniversario della nascita del nonno Kim Il-sung, il 15 aprile. Al momento i rumors non sembrano trovare conferme indipendenti. Fonti della Casa Blu e del Partito comunista cinese escludono che il giovane statista sia gravemente malato. Ma anche solo la remota eventualità di un decesso apre una valanga di domande senza risposta: innanzitutto, cosa ne sarà delle trattative sul nucleare avviate con Trump? Chi sostituirà Kim alla guida del Regno eremita?

Da 300 giorni sospeso su una torretta per protestare contro Samsung

A uno degli incroci più trafficati di Seul si erge una torretta per il controllo del traffico alta 25 metri. Alla sua estremità, da oltre 315 giorni, Kim Yong-hee se ne sta appollaiato con un sacco a pelo, teli di plastica e striscioni con una missione: protestare contro Samsung, il conglomerato più potente della Corea del Sud, da cui è stato licenziato nel 1995 per aver cercato di organizzare un sindacato indipendente. Da allora il 60enne ha dedicato completamente la sua vita a riottenere il proprio lavoro, oltre alle dovute scuse e compensazione da parte dell’azienda. Uno dei pochi chaebol – i conglomerati controllati dai clan famigliari che controllano l’economia sudcoreana – a non aver sperimentato scioperi e contrattazioni collettive. Trentanove persone, per la maggior parte dirigenti ancora in carica o in pensione, sono state condannate per aver sabotato la formazione di sindacati indipendenti presso subappaltatori e due società affiliate. Come insegna il caso di Lee Jae-yong, il leader del colosso tecnologico invischiato dell’impeachment dell’ex presidente Park, la giustizia sudcoreana sembra perdonare molto rapidamente i vertici di Samsung. Ma Kim non molla [fonte: NYT]

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