In Cina e Asia – Hong Kong: in 130mila contro la legge sull’estradizione

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Circa 130mila persone hanno protestato per le strade di Hong Kong contro una riforma della legge sull’estradizione che permetterebbe alla regione amministrativa speciale di consegnare alla mainland chiunque sia perseguibile penalmente per un reato compiuto oltre confine. Gli organizzatori della manifestazione – coalizione guidata dai pandemocratici nota come Civil Human Rights Front – hanno inoltre chiesto le dimissioni della chief executive Carrie Lam per aver tradito i cittadini. La riforma – che verrà discussa da una commissione ad hoc – permette alla leader locale di emettere un mandato d’arresto lasciando agli organi giudiziari l’ultima parola sulla sorte del sospettato. Per placare le polemiche della comunità d’affari, le autorità hanno annunciato la rimozione di nove reati economici dalla lista delle infrazioni per cui è richiesta l’estradizione, ma permane il timore che il clima respirato a Hong Kong finisca per penalizzare uno dei centri finanziari più importanti al mondo. Le proteste di domenica hanno visto la partecipazione più numerosa dalle manifestazioni del 1 luglio 2014 poco prima dell’inizio di Occupy Central. Proprio alcuni giorni fa, i leader delle proteste democratiche sono stati condannati fino a 16 mesi di reclusione [fonte: Scmp]

Belt and Road Forum: 64 miliardi di accordi siglati

Ben 64 miliardi di dollari. A tanto ammontano gli accordi firmati a margine del forum sulla Belt and Road, conclusosi sabato. E’ l’unica cifra annunciata da Xi Jinping, a dimostrazione del basso profilo mantenuto quest’anno in controtendenza rispetto all’edizione del 2017, quando Pechino si è impegnato a rabboccare il Silk Road Fund con 100 miliardi di yuan (14,8 miliardi di dollari)  in aggiunta ai 380 miliardi di yuan stanziati dalle banche statali. Il comunicato congiunto annunciato al termine del vertice è una chiara dichiarazione d’intenti: non solo per la prima volta si parla ufficialmente di standard “di alta qualità”, ma compare anche un invito alle nazioni sviluppate a investire in “progetti di connettività” nei paesi emergenti al fine di promuovere una cooperazione “aperta, verde e pulita”. Molti i rimandi alle riforme strutturali oggetto di negoziazioni commerciali con Washington, dalla limitazione dei sussidi statali alla protezione della proprietà intellettuale delle società straniere. E infatti se il forum è servito a rilanciare il discusso progetto infrastrutturale dopo una serie di battute d’arresto, Xi non ha mancato di sfruttare il palcoscenico internazionale per strizzare l’occhio agli Stati Uniti, vero convitato di pietra dell’evento [fonte: Financial Times]

La guerra contro l’inquinamento la vincono le grandi città

La guerra contro l’inquinamento? Una salvezza per le grandi città ma una vera condanna per le regioni meno sviluppate. E’ quanto sostiene uno studio comparso recentemente sulla pubblicazione di settore  Science Advances, secondo il quale, mentre le ferree limitazioni sulle emissioni nelle aree urbane hanno portato aria più pulita nella capitale cinese, l’inquinamento atmosferico nel resto della Cina è complessivamente peggiorato. Dal 2012 al 2017, infatti, se l’area urbana composta da Pechino, Tianjin e la provincia dello Hebei ha registrato un calo del 34% del PM2.5, l’area circostante ha visto un aumento medio del 5% del particolato fine. L’incremento per tutto il paese è dell’1,6%. Il problema, si legge nel report, trova spiegazione nella strategie impiegata, che consiste prevalentemente nel perseguire gli obiettivi spostando l’industria pesante dalle grandi città verso le regioni meno sviluppate: proprio quelle che utilizzano tecnologia più obsoleta e inquinante [fonte: Inkstone]

Le donne cinesi e l’immobiliare

Nonostante il gender gap nei salari rimanga una questione aperta in Cina, un report realizzato dalla piattaforma immobiliare Beike Zhaofang mostra come ben il 46.7 % degli acquisti immobiliari avvenuti nel 2018, sia stato effettuato da donne. Un incremento del 5% rispetto all’anno precedente. Il report mostra anche con chiarezza un fenomeno sempre più conosciuto delle donne single over 30, con un forte potere d’acquisto e scelte di consumo ben precise. Sul motivo per il quale le donne investano nel mattone, alcune delle intervistate hanno ammesso che sarebbe una strategia per elevare il proprio status anche all’interno della famiglia di provenienza. [Fonte: SupChina]

Le elezioni indonesiane fanno oltre 200 morti

Ben 270 morti. E’ il bollettino di “guerra” della campagna elettorale indonesiana, che per la prima volta ha chiamato i cittadini alle urne per le presidenziali e le legislative regionali e nazionali. A mietere vite non è stato il radicalismo islamico che cova sotto le ceneri, bensì l’orario di lavoro massacrante a cui è stato sottoposto lo staff elettorale. Lo scrutinio delle schede è stato condotto rigorosamente a mano in tutti gli 800mila seggi del paese, con il risultato che – stando a portavoce della Commissione elettorale generale – nella giornata di sabato si contavano già 272 decessi e 1.878  funzionari affetti da qualche malattia legata al superlavoro. L’opposizione punta il dito contro la disorganizzazione del governo di Joko Widodo, dato per vincitore, mentre lo sfidante Prabowo Subianto denuncia la presenza diffusa di irregolarità [fonte: Reuters]

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