Hainan Xi

In Cina e Asia – Da Hainan Xi rilancia la prosperità comune e la strategia Zero Covid

In Notizie Brevi by Serena Console

I titoli di oggi:

  • Da Hainan Xi rilancia la prosperità comune e la strategia Zero Covid
  • Pechino avvia rettificazione dei font per i caratteri
  • Nuova Zelanda acconsente all’estradizione di un imputato in Cina
  • L’Australia prova ad allontanare le Isola Salomone da Pechino
  • La Corea del Sud entrerà nel Quad?

Velocizzare le riforme economiche e l’apertura della Cina ai capitali esteri puntando sull’innovazione, ma mantenendo un equilibrio tra sviluppo e sicurezza. E’ quanto Xi Jinping si aspetta di ottenere da Hainan, dove nel 2018 è stata annunciata l’istituzione di un porto di libero scambio. Visitando l’isola, negli scorsi giorni il presidente cinese ha rimarcato il ruolo che la provincia dovrà ricoprire come snodo della Belt and Road. Secondo diversi esperti cinesi, il porto aiuterà la Cina ad “affrontare in modo flessibile le incertezze esterne”, anche nel garantire la sicurezza del petrolio e del gas. Lo scalo verrà sviluppato in tre fasi con deadline previste per il 2025, 2035 e 2050. Durante la trasferta, Xi ha anche rilanciato il concetto di prosperità comune, recentemente messo in secondo piano per far fronte alle incertezze economiche. L’approccio “il popolo prima di tutto” è stato ribadito anche in merito alla gestione del Covid. “Il lavoro di prevenzione e controllo non può essere rilassato”, ha sentenziato il leader riaffermando l’intenzione di continuare a seguire la strategia “zero Covid”.

Pechino avvia rettificazione dei font per i caratteri

Il font dei caratteri cinesi dovrà essere “standardizzato”. Lo scorso 6 aprile la National Press and Publication Administration e la National Radio and Television Administration cinesi hanno lanciato una campagna a livello nazionale per regolamentare l’uso dei caratteri cinesi nei prodotti editoriali, ma anche in TV e Internet. La campagna prende di mira i caratteri utilizzati in pubblicazioni, imballaggi e annunci, nonché titoli, sottotitoli e credits di programmi televisivi e cinematografici. Le aziende dovranno quindi implementare un sistema per l’autoregolamentazione dell’uso del font corretto. Il nome dell’iniziativa infatti non lascia spazio ad interpretazioni: “Chi pubblica, è responsabile”, recita lo slogan della campagna.

L’obiettivo è quello di “correggere i problemi dell’uso scorretto e non standardizzato dei caratteri cinesi” ed eliminare gli articoli e il materiale editoriale al cui interno ci sono caratteri “brutti” e “strani”, intesi come espressione della violazione delle norme di scrittura dei caratteri cinesi. La richiesta di regolamentazione della scrittura è arrivata dopo che un partito politico ha proposto lo scorso mese il divieto dell’utilizzo dei caratteri jianghu alle riunioni legislative annuali cinesi, le “Due sessioni”. I caratteri jianghu usano font molto marcati, presi in prestito dalla calligrafia cinese.

Nuova Zelanda acconsente all’estradizione di un imputato in Cina

La corte suprema della Nuova Zelanda ha dato il via libera all’estradizione in Cina di un imputato di origine sudcoreana, Kyung Yup Kim, accusato di omicidio. Con tre voti a favore e due contrari, l’alta corte neozelandese ha ritenuto che la Cina sia in grado di fornire ai funzionari neozelandesi garanzie sufficienti affinché l’imputato ottenga un processo e non venga torturato.

Si tratta di una sentenza storica, che segna un punto di inversione rispetto alla precedente decisione della corte d’appello. Gli avvocati di Kim non si arrendono e faranno di tutto per fermare la misura, rivolgendosi prima al Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite e poi, se necessario, presentando una nuova revisione giudiziaria sulla base delle pessime condizioni di salute del loro assistito. Kim è stato arrestato nel 2011 dopo che la Cina aveva chiesto di estradarlo con l’accusa di omicidio intenzionale. È stato incarcerato negli istituti penitenziari della Nuova Zelanda per più di cinque anni, e poi ha trascorso gli ultimi tre anni in regime di sorveglianza con braccialetto elettronico.

Kim, che si professa innocente, è accusato di aver ucciso una cameriera e prostituta di 20 anni, Chen Peiyun, a Shanghai nel 2008. Il corpo della giovane donna è stato trovato in una landa desolata di Shanghai alla vigilia di Capodanno del 2009. L’autopsia ha concluso che la 20enne è stata strangolata e colpita alla testa con un oggetto contundente. La polizia cinese afferma di avere prove forensi e circostanziali che collegano Kim all’omicidio.

Certamente il provvedimento fa discutere: la maggior parte delle nazioni democratiche evitano di estradare ufficialmente imputati in Cina, nonostante anche diversi paesi europei (Italia compresa) abbiano sottoscritto accordi di estradizione con Pechino. Ma c’è anche altro. La Nuova Zelanda, come altri Paesi, non ha un trattato di estradizione formale con la Cina.

L’Australia prova ad allontanare le Isole Salomone da Pechino

Il ministro australiano per il Pacifico, Zed Seselja, è in visita nelle isole Salomone, in un ultimo tentativo per convincere il primo ministro Manasseh Sogavare a non firmare un patto di sicurezza con Pechino, che potrebbe aprire la strada a una base militare cinese a soli 2mila km dalla costa settentrionale dell’Australia. Il mese scorso è trapelata una bozza di accordo che ha suscitato nervosismo a Washington e Canberra.

Secondo il documento, ci sarà il via libera alle presenze navali e di sicurezza cinesi nell’arcipelago del Pacifico; inoltre, l’accordo permetterà alla polizia cinese di essere dispiegata su richiesta del governo di Honiara per “mantenere l’ordine sociale”. La preoccupazione di Stati Uniti e Australia nasce dalla possibilità che la Cina costruisca una base navale nel Sud Pacifico, permettendo alla sua marina di proiettarsi ben oltre i suoi confini. La visita del ministro australiano sarà seguita da quella del coordinatore Usa della sicurezza nazionale nell’Indo-Pacifico, che esorterà Sogavare a non procedere con l’accordo.

E forse i timori dell’Australia e degli Usa non sono così infondati. Secondo il Financial Times, diverse aziende cinesi stanno cercando di acquistare grandi appezzamenti di terreno, spesso in luoghi strategici, sulle isole del Pacifico meridionale. In alcuni casi, gli investitori cinesi hanno proposto di prendere lunghi contratti di locazione di terre vicine alle installazioni militari degli Usa, oppure sulle isole lungo le principali rotte marittime di comunicazione.

L’azione di investitori cinesi – per lo più poco conosciuti – dimostra il modo in cui le aziende cinesi a volte agiscono in sintonia con il governo e le sue ambizioni geopolitiche. Le attenzioni, racconta il FT, sono cadute proprio sulle Isole Salomone.

La Corea del Sud entrerà nel Quad?

Nulla è certo, ma qualcosa nelle retrovie si muove. Il neo presidente eletto sudcoreano Yoon Suk-yeol vorrebbe partecipare al prossimo vertice dell’alleanza strategica che si terrà in Giappone a fine maggio (molto probabilmente intorno al 24 maggio, quando il presidente Usa si recherà a Tokyo). Come riporta Nikkei Asia (sebbene l’ufficio presidenziale abbia già smentito), sarebbe la prima volta che la Corea del Sud partecipa al vertice Quad. Yoon potrebbe sfruttare l’occasione per tenere colloqui separati sia con Biden, sia con il primo ministro giapponese Fumio Kishida.

Il futuro inquilino della Casa Blu è infatti al lavoro per rinsaldare le relazioni tra Seul e Tokyo, che si sono deteriorate durante la presidenza di Moon Jae-in. Ma la responsabilità del gelo tra i due Paesi non ricade sul presidente uscente: le questioni storiche rimangono infatti un tema ancora contrastante. A breve, infatti, scade il termine per la vendita dei beni aziendali nipponici sequestrati a titolo di risarcimento per i sudcoreani costretti a lavorare per i giapponesi durante la seconda guerra mondiale. Diversi analisti ritengono però che un incontro tra Kishida e Yoon sarà possibile solo se la Corea del Sud farà alcune concessioni e solo se Biden sceglierà di fare tappa in Corea del Sud prima del Giappone.

A maggio, i leader del Quad (Australia, Giappone, Stati Uniti e India) dovrebbero discutere la loro risposta alla crescente presenza della Cina nella regione indo-pacifica, nonché all’invasione russa dell’Ucraina. Il Quad mira a costruire un fronte unito di potenze attive nella regione asiatica, unite dalla condivisione di valori comuni come la democrazia. L’ingresso della Corea del Sud non farebbe che aumentare il peso del gruppo nella comunità globale.

Intanto, proprio ieri Yoon ha nominato ministro degli Esteri del prossimo governo il deputato Park Jin, noto per le sue posizioni a sostegno di un ulteriore avvicinamento strategico del Paese agli Stati Uniti. Nel corso della sua carriera, Park ha coltivato una vasta rete di relazioni negli Stati Uniti, e ad oggi presiede il forum per la diplomazia parlamentare Corea del Sud-Usa. Recentemente, Park ha guidato la delegazione inviata dal presidente eletto Yoon negli Stati Uniti, dove ha incontrato tra gli altri il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, e la vicesegretaria di Stato Wendy Sherman.

A cura di Serena Console; ha collaborato Alessandra Colarizi