In Cina e Asia – Covid-19 e la guerra delle mascherine

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Mentre in Cina la crisi sembra volgere al termine, in Europa ospedali e governi sono alla disperata ricerca di respiratori e maschere per proteggere il personale sanitario che combatte la pandemia. Ma trovare fornitori è quasi impossibile. Infatti, il fabbisogno europeo dipende dalla produzione cinese, ma solo di recente il paese asiatico ha iniziato ad aprire le porte all’esportazione e alla donazione di forniture mediche. Infatti, il controllo dello stato sulle fabbriche prevede che la produzione sia prevalentemente destinata alla Cina. Già prima della pandemia, metà delle maschere realizzate a livello mondiale proveniva dalla Cina, e da allora la sua produzione si è moltiplicata di dodici volte. Per sopperire alla scarsa capacità produttiva a livello europeo, nuove misure sono state introdotte al fine di favorire l’importazione di materiale sanitario: già la scorsa settimana la Cina ha inviato maschere all’estero, in particolare in Iran, nelle Filippine e in Italia, dove sono stati ricevuti 100.000 respiratori e 2 milioni di maschere chirurgiche. Agli aiuti della Croce Rossa cinese si sono aggiunte inziaitive private da parte delle aziende tecnologiche Alibaba, Xiaomi e Oppo. Mentre alcuni esperti sostengono che le donazioni fanno parte di una campagna propagandistica volta a migliorare l’immagine della Cina oltreconfine, diversi paesi UE, tra cui Francia e Germania, hanno vietato l’export di maschere e altri dispositivi di protezione. Tale provvedimento, sebbene adottato nell’interesse nazionale, secondo molti, tradisce i principi comunitari, creando quello che la Commissione Europea ha definito il “rischio di distruggere l’approccio collettivo alla risoluzione della crisi”. [fonte: NYT]

Covid-19: la Cina costruisce una nave-ospedale

Dopo la costruzione in tempi record degli ospedali temporanei di Wuhan, la Cina si appresta a realizzare una nave-ospedale pensata proprio per il trattamento del coronavirus e altre malattie infettive. Il progetto, annunciato ieri dai media statali, è stato realizzato dall’istituto 701 di China State Shipbuilding Corporation, l’unità di ricerca con base a Wuhan meglio nota per aver ideato buona parte dei sottomarini e delle navi da guerra impiegate dalla marina cinese. Una volta completato, l’ospedale fluttuante sarà in grado di fornire assistenza medica all’estero durante le epidemie e potrà essere utilizzato per le operazioni di evacuazione in situazioni di crisi [fonte: SMP]

Covid-19: i cinesi rimpatriano in jet privato

Sono giorni intensi per iFlyPlus, piattaforma che permette di prenotare jet privati online. Il motivo è intuibile. Ora che l’epidemia di coronavirus comincia ad estendersi un po’ in tutto il mondo, sono sempre di più i cinesi a voler rimpatriare. Ad ogni costo. Secondo la stampa statale, c’è chi ha speso oltre 1 milioni di yuan (142.700 dollari) per permettere alla propria figlia, bloccata a Londra, di ritornare a Guangzhou. Durante i primi 10 giorni di marzo, FlyPlus ha visto crescere la richiesta di voli dall’estero del 227% su base annua, con la percentuale di tratte di sola andata insolitamente superiore alla domanda per servizi di andata e ritorno. Un trend che potrebbe mantenersi sostenuto se, come riporta il Global Times,  Air China, China Southern Airlines, China Eastern Airlines e altre compagnie aeree nazionali ridurranno il numero dei voli internazionali per il controllare l’aumento dei casi di covid-19 importati dall’estero.[fonte: GT, Reuters]

Coronavirus: gli over 60 si convertono al digitale

Appena due mesi fa, Xu Wenyan non aveva nemmeno la connessione sul suo smartphone. Ora la 62enne passa gran parte del suo tempo online. E sono sempre di più i cinesi agé che come Xu hanno vissuto una metamorfosi tecnologica per poter sopravvivere al coronavirus. In Cina ci sono circa 250 milioni di over 60 e si prevede che entro metà del secolo supereranno quota 480 milioni. Secondo i dati pubblicati dall’Accademia cinese delle scienze sociali nel 2018, circa il 60% delle persone con oltre 50 anni guarda video sui propri smartphone e poco più della metà utilizza metodi di pagamento digitali come Alipay e WeChat Pay. Circa un terzo ricorre ad app di navigazione e shopping online, mentre solo un quarto impiega servizi di ride-hailing. Ma, secondo Duan Mingjie, fondatore della società di consulenza AgeClub, l’epidemia ha velocizzato la conversione degli utenti anziani ai mezzi digitali. Ancora di salvataggio in tempi di quarantena e limitazioni sulla mobilità. “Molti dei nostri clienti hanno assistito a una crescita significativa degli utenti (anziani) e le vendite di alcuni dei loro servizi a pagamento sono aumentate del 50% -80%”, spiega Duan [fonte: Sixth Tone]

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