L’Italia segue l’Hubei ma l’Europa non riesce a imitare la Cina

In Cina, Economia, Politica e Società by Gian Luca Atzori

Più che la Nuova Via della Seta è stato il Covid-19 a rendere Cina e Europa tanto vicine. L’Italia ha circa la stessa popolazione dell’Hubei e oggi affronta una situazione simile a quella vissuta dalla regione cinese il mese scorso. Un impressionante quarantena di 60 milioni di persone, con oltre 30,000 casi, 3000 guariti e un tasso di fatalità superiore al 7% – il doppio della media gloable.

La nazione è bloccata, con tutti i raduni pubblici cancellati e le scuole, i teatri, i pub chiusi fino al 3 di Aprile. L’hashtag #iorestoacasa diviene virale ma le persone possono ancora uscire per lavorare o per bisogni primari. Tuttavia, l’economia recede e una crisi potrebbe essere alle porte. Il governo innietterà 25 miliardi di euro nell’economia, ma la gran parte dei negozi rimane chiuso e 27 penitenziari riportano rivolte, feriti e decessi sulle nuove misure di conteminento del virus. Inoltre, negli ultimi decenni, diverse economie dell’Europa meridionale hanno drasticamente reciso la spesa sociale. Oggi in Italia ci sono tre volte meno posti letto rispetto agli anni 80, nonostante la nostra popolazione sia cresciuta di oltre 3 milioni di abitanti da allora.

Paesi come gli Usa o la Cina ci stanno inviando rispettivamente truppe e medici specialisti, gli italiani cantano tra i palazzi per sollevarsi il morale. Intorno, diversi paesi e regioni europee hanno imposto divieti sugli italiani in arrivo, ma non sembra esserci una chiara strategia da Brussels. Se le misure di Roma riflettono la drammaticità di quelle intraprese dalla provincia dell’Hubei, le scelte finora attuate da Brussels non paiono coordinate quanto quelle di Pechino.

“Il virus ha finora colpito un continente diviso” afferma Gianni Riotta dall’Università di Pricenton, aggiungendo “l’Italia ha rotto con l’Ue, essendo la prima a bloccare tutti i voli dalla Cina, solo per vedere il contagio diffondere più rapidamente. La stampa sciovinista si è divertita un mondo nel Regno Unito, in Germania e in Francia.” I paesi europei stanno agendo su base individuale, piuttosto che come blocco. Una settimana fa, l’italia aveva somministrato 10 volte più tamponi faringei della Francia, così come tutti gli avvenimenti calcistici italiani sono sospesi mentre in Inghilterra si gioca con gli stadi pieni.

Chiaramente, la pandemia ha mostrato la necessità di maggiore coesione all’interno dell’Ue, con azioni coordinate che siano capaci di abbandonare l’austerità e accrescere le misure in welfare, ricerca e sviluppo. Il Covid-19 sta testando la resilienza de paesi europei e il suo impatto sul loro futuro potrebbe persino essere più significativo della Grande recessione, della crisi dei rifugiati e dell’abbandono britannico.

[Pubblicato in inglese sul South China Morning Post]