In Cina e Asia – Covid-19, Accuse dall’intelligence americana: Pechino nasconde i numeri

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Pechino ha volutamente sottostimato il numero dei casi e dei decessi da Covid-19. E’ quanto sostenuto dall’intelligence americana in un rapporto classificato consegnato alla Casa Bianca che definisce le statistiche cinesi “intenzionalmente incomplete”.  Lo riferiscono in anteprima fonti di Bloomberg senza fornire ulteriori dettagli. Nonostante le polemiche in casa, questa settimana Mike Pompeo ha affrontato la questione, invitando tutti i paesi a fare chiarezza. L’esito della guerra contro il virus “dipende dalla capacità di avere fiducia e informazioni su ciò che è realmente accaduto”.  Per placare le accuse, martedì sera, la Commissione sanitaria nazionale ha rilasciato le statistiche delle infezioni asintomatiche: oltre 1367 (rispetto ai 2004 sintomatici), sebbene ben al disotto di quanto stimato da diversi studi. Secondo il SCMP, il bilancio reale ammonta a un terzo del totale dei positivi. Inoltre, come spiega Caixin in un artcolo dal titolo “China’s Asymptomatic Coronavirus Case Numbers Don’t Tell the Whole Story”, i dati ufficiali non rivelano il numero dei pazienti asintomatici precedentemente messi in quarantena ma non più sotto osservazione. La riapertura e la rapida chiusura di cinema e siti turistici lascia sospettare timori anche tra i leader. La città di Wuhan starebbe addirittura pensando di dispensare tamponi gratis per placare le preoccupazione dei cittadini. [fonte: Bloomebrg, Caixin]

Taiwan e la geopolitica delle mascherine

La geopolitica delle mascherine si fa sempre più avvincente. Dopo il materiale medico dispensato dalla Cina in giro per il mondo, nella giornata di ieri anche Taiwan, l’isola che Pechino considera una provincia ribelle, ha annunciato spedizioni verso gli Stati Uniti, “15 paesi alleati” e una sfilza di nazioni europee (Italia, Spagna, Germania, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Polonia, Regno Unito e Svizzera). Totale: 10 milioni di mascherine chirurgiche. Con soli 329 casi e 5 decessi, la Repubblica di Cina viene considerata un esempio vincente nella lotta al virus. E’ stata tra i primi paesi ad avviare controlli pur non facendo ufficialmente parte dell’Oms, che riconosce soltanto la Cina continentale. Un punto su cui il governo di Tsai Ing-wen è tornato più volte negli ultimi giorni per rivendicare i propri meriti, arrivando persino ad accusare l’agenzia internazionale di aver ignorato gli avvertimenti ricevuti alla fine di dicembre, quando per la prima volta medici taiwanesi hanno intuito la possibile trasmissibilità della malattia. Ora la campagna “Taiwan can help” torna a far sentire la propria voce. Come reagiranno quei paesi che, come l’Italia, hanno già accolto a braccia aperte le forniture (donate e vendute) da Pechino e i colossi dell’hi-tech cinese? Certamente il gigante asiatico non gradirà dividere il palcoscenico con Taipei. Le polemiche che hanno investito le mascherine cinesi coinvolgeranno anche l’isola democratica? Si può parlare anche in questo caso di “politica della generosità”? Per il momento, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha ringraziato Taiwan per “il gesto di solidarietà”.  [fonte: FT]  
Cina: maggiori controlli sull’export di materiale medico

Dopo le accuse di Spagna, Turchia, Olanda e Repubblica Ceca, la Cina ha deciso di inasprire i controlli sull’esportazione di materiale medico. Negli ultimi giorni l’arrivo di mascherine e tamponi di scarsa qualità ha riacceso le polemiche sugli “aiuti” cinesi. Da quando l’epidemia si è spostata all’estero, Pechino ha risposto alle critiche degli scorsi mesi con una controffensiva a base di donazioni, missioni umanitarie ed esportazioni di attrezzature sanitarie. Il tutto accompagnato da una campagna mediatica dai toni patriottici. Stando ad alcuni dei paesi beneficiari, tuttavia, le forniture ricevute sarebbero fallate o non conformi agli standard internazionali. Il governo cinese si è sfilato dalle accuse prendendo le distanze dalle aziende fornitrici. Cavalcando l’onda di Covid-19, molti stabilimenti cinesi un tempo specializzati in tutt’altro si sono convertite alla produzione di materiale medico. Nel giro di due mesi la produzione di mascherine è aumentata di 12 volte, ma alla quantità non corrisponde sempre la qualità. E’ così che ieri Pechino ha annunciato nuove misure per fare pulizia nel settore: per poter esportare i produttori cinesi di test kit e altre forniture mediche dovranno ottenere prima le licenze necessarie a operare sul mercato interno (in passato bastava ottenere solo la certificazione CE per attestare la conformità agli standard di salute e sicurezza per la vendita all’interno dell’Ue) e poi dimostrare all’agenzia doganale che i loro prodotti soddisfano gli standard dei paesi destinatari. L’inasprimento delle regole verrà accompagnato da uno snellimento delle procedure necessarie all’ottenimento delle licenze.  [fonte: SCMP]

Comprare un razzo su Taobao
 
Poteva sembrare un pesce d’aprile e invece non lo è. Da ieri su Taobao, l’eBay cinese, è possibile comprare razzi personalizzati. Come preannunciato su Weibo, Kuaizhou-1A, vettore a combustibile solido fabbricato a Wuhan, è stato presentato in serata sulla piattaforma Taobao Live. Secondo il Global Times, nonostante il costo (45 milioni di yuan di cui 500.000 di deposito) il razzo ha fatto sold out in pochi minuti. La curiosa idea è nata il 27 marzo quando la compagnia ha chiesto ai netizen quale servizio o prodotto avrebbero voluto acquistare attraverso il servizio di livestreaming. Le opzioni comprendevano missili, satelliti, un partner o una donna delle pulizie: il razzo ha totalizzato più voti. Chi si è aggiudicato Kuaizhou-1A, potrà persino decorarlo a piacere, visitare il sito di lancio e comandare direttamente l’operazione. [fonte: Global Times]
 
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