Il viaggio del premier Wen Jiabao in India

In by Simone

Il tour indiano del premier cinese Wen Jiabao iniziato ieri è un’occasione per Cina e India di stringere i già saldi legami commerciali che li uniscono, ricercando al tempo stesso accordi su una serie di questioni secondarie ma ritenute comunque di una certa importanza, come quella delle dispute di confine e della collaborazione nel settore dell’energia. Nei tre giorni di visita Wen sarà accompagnato da una delegazione insolitamente nutrita di funzionari governativi ed esponenti del mondo imprenditoriale (un centinaio di persone in tutto), a testimoniare le aspettative che il governo cinese ripone in questo viaggio.

Gli incontri con il presidente indiano Pratibha Patil, con il primo ministro Manmohan Singh e con la leader del partito del Congresso Sonia Gandhi saranno inframezzati dalla firma di una trentina di accordi che riguarderanno il commercio, le infrastrutture, le energie rinnovabili e la produzione industriale, per un valore complessivo che dovrebbe superare i 20 miliardi di dollari. In particolare si attende la formalizzazione di un’intesa raggiunta a ottobre tra l’indiana Reliance Power e la cinese Shanghai Electric Group, in base alla quale la prima riceverà una fornitura di 36 generatori termici a carbone, versando alla controparte 8,2 miliardi di dollari. Altri impegni saranno assunti nei settori della biochimica, dell’industria pesante e dei metalli.

«Cina e India dovrebbero lavorare insieme come fossero un’unica immensa impresa». Quello espresso da Zhang Yan, ambasciatore cinese a Nuova Delhi, alla vigilia della visita di Wen nel Paese di Gandhi è un auspicio che scaturisce dalla semplice constatazione del peso che i due colossi asiatici rivestono oggi nell’economia mondiale: i loro sistemi produttivi sono in rapida crescita, entrambi hanno un Pil che nonostante la crisi continua a viaggiare intorno all’8 per cento e una popolazione in aumento che offre un mercato interno quasi inesauribile.

La Cina è la seconda economia del pianeta dopo gli Stati Uniti, l’India è la quarta dopo il Giappone e la forza dei loro legami commerciali e finanziari è ormai tale da aver determinato uno spostamento significativo degli equilibri economici globali intorno al loro baricentro gravitazionale. Il volume dei loro scambi è cresciuto rapidamente nell’ultimo lustro, passando da un valore di 18,7 miliardi nel 2005 a uno di 51,8 nel 2008; le previsioni degli esperti dicono che a breve supererà i 60 miliardi.

Per parlare di luna di miele tra i due giganti, comunque, si dovrà ancora attendere. Lo stesso ambasciatore Zhang Yan ha riconosciuto che le relazioni tra i due Paesi restano per certi versi «fragili» e che necessitano di «un’attenzione particolare». Dal canto suo il capo della diplomazia indiana, Nirupama Rao, è stato più specifico, dichiarando che i legami tra Pechino e Nuova Delhi potranno rafforzarsi ulteriormente se «la Cina si mostrerà più sensibile sulle questioni chiave che riguardano la sovranità e l’integrità territoriale» dell’India. Un chiaro riferimento al problema dei 4.000 chilometri di confine condiviso tra le due potenze, oggetto di continue dispute e di rivendicazioni confliggenti.

La questione più importante da risolvere però è di natura economica: sia la Cina che l’India hanno sistemi produttivi fortemente orientati verso l’export e tutti e due vedono dunque nel proprio partner un mercato di sbocco. Fino a questo momento è stata Pechino a trarre maggior vantaggio da questa relazione: il deficit indiano nei confronti del vicino è passato da un miliardo nel 2001 a 16 nel 2008. In ottobre la vendita di beni e servizi cinesi in India ha fruttato 32.8 miliardi di dollari, mentre quelle di New Delhi si sono attestate su 17 miliardi. Uno squilibrio che l’India vorrebbe correggere quanto prima.

[Pubblicato su Terra]

*Paolo Tosatti -Laureato in Scienze politiche all’università “La Sapienza” di Roma, dove ha anche conseguito un master in Diritto internazionale, ha studiato giornalismo alla Fondazione internazionale Lelio Basso. Lavora come giornalista nel quotidiano Terra e per il settimanale Left-Avvenimenti.