Il mercato della musica indipendente in Cina (prima parte)

In by Simone

Proponiamo un reportage sulla scena musicale indipendente cinese, in tre puntate. Un viaggio attraverso etichette, personaggi, sogni e dura realtà. Un estratto di questo articolo, circa un terzo, è stato pubblicato su Il Manifesto di oggi, 27 aprile 2010. Buona lettura!

Per l’esistenza di un mercato musicale indipendente non basta un numero di band o di festival costantemente in crescita: un mercato gira intorno al coordinamento di diversi soggetti per lo sviluppo di un’industria discografica che lega chi fa musica a chi la ascolta. Quando un mercato musicale può rimanere indipendente nella sua natura artistica? Negli Stati Uniti o in Inghilterra esiste un mercato di musica indipendente; in crisi, ma esiste. In Cina? La Cina dei boom economici e del prodotto interno lordo a doppia cifra, come reagisce di fronte alla crisi mondiale del mercato musicale?

Nell’ultimo decennio i giganti dell’industria discografica sono sbarcati in Cina a colpi di partnership ed anche le indie-label si dicono sempre più alla ricerca di strategie di collaborazione. Il mercato cinese resta una sfida eccitante, grazie alle potenzialità inimmaginabili della domanda: nell’ultimo decennio i dati di vendita di dischi si sono attestati su cifre che ruotano intorno ai cento milioni di dollari annui, proiettando il gigante asiatico ai primi posti nei mercati mondiali. Se l’industria discografica cinese è una realtà sempre più familiare al mercato globale, con le sue strategie promozionali o tramite lo sharing e il downloading, a questa non si è ancora accompagnata la definizione di un mercato indiependente.

“In Cina non c’è un mercato di musica indipendente”, è questo un ritornello che ci si ritrova a sentire spesso nel circuito, parlando con i musicisti cinesi: la scena musicale alternativa cinese manca di un’industria e di un pubblico maturo. Se i musicisti cinesi immaginano un futuro per l’industria musicale indipendente, il primo pensiero è il conflitto tra i contenuti delle produzioni e l’onestà intellettuale, con l’ aumento di un indie artificiale su misura. L’eterna incompatibilità tra i due termini: mercato e indipendenza.

Nell’ancora giovane scena musicale cinese esiste il problema di qualità delle band e quello della produzione musicale: pirateria e produzione a basso costo sono due fattori che ostacolano lo sviluppo di un’industria professionale, limitando le vendite del mercato interno e allontanando l’interesse delle indie label occidentali. Riflettere sull’argomento con gli addetti ai lavori cinesi spinge a due conclusioni: la confusione di un ambiente in cui mancano figure professionali specializzate, mezzi economici e chiarezza legale e la confusione creata da una moltitudine di percorsi individuali uniti dalla passione e desiderio di diffondere la musica underground, ma sostanzialmente privi di coordinamento e organizzazione. Non esiste, almeno non ancora, un mercato indie, ma c’è molta musica alternativa, di qualità o prodotta in casa e sempre indipendente. Questa musica esce dalle sale prove, arriva nei locali, sui palchi dei festival, nei compact disc e sui pochi siti o riviste specializzate, grazie ad individui che con una gran voglia di fare mandano avanti una macchina, in equilibrio tra passione e carenza di mezzi, con la prima a compensare la seconda.

In Cina non si distingue tra mercato delle Major e mercato indipendente, ma quello che viene contrapposto e’ l’industria discografica (con un mercato esistente, grandi somme a disposizione, grande utenza e poca creatività) alla musica underground (senza un vero mercato, con pochi finanziamenti, caotica e con molta creatività). Tra questi due opposti c’è un qualcosa di diverso e con una forma ancora approssimata, che assume le caratteristiche delle indie labels, attraverso la produzione di un numero sempre maggiore di gruppi e stili musicali che si distanziano dal mainstream. L’esempio è la Modern Sky Records



(http://www.modernsky.com/)



, la regina delle indie-labels targate Cina. Fondata nel 1997, la Modern Sky ha fatto da madrina alle band più importanti del rock alternativo cinese, come Muma e New Pants (











http://www.myspace.cn/newpants) e a nomi culto della scena nazionale post-punk, come i Re-TROS (



http://www.myspace.com/rebuildingtherightsofstatues) e i PK-14 (



http://www.myspace.com/pk14), con un catalogo che oggi si avvicina a circa cento pubblicazioni dall’inizio delle attività. Oggi il nucleo musicale originario è solo uno dei settori in cui opera l’impresa madre, la Modern Sky Entertainment, che insegue produzioni che vanno dal campo letterario a quello cinematografico e al design.

Musicalmente parlando, i festival patrocinati dalla Modern Sky sono tra i più popolari in Cina: al suo nome sono legati gli appuntamenti live annuali del Modern Sky Festival e dello Strawberry Music Festival



(http://www.strawberrymusic.com/home.aspx), che nelle edizioni dell’anno scorso sono riusciti a guadagnarsi la partecipazione di artisti come i Xiu Xiu e gli International Noise Conspiracy. La sezione discografica della Modern Sky Entertainment è radicata sul territorio, con tre sotto-etichette specializzate e divise in generi (rock-underground, world music ed elettronica) e canali di comunicazione con l’estero sempre più saldi: tra le attività principali si segnalano una partneship con la multinazionale EMI e la licenza di distribuzione di album dei Radiohead, dei Mogwai, dei Bauhaus o degli Echo & the Bunnymen. La Modern Sky Records resta il migliore esempio di etichetta indipendente cinese, perché si distingue dalla gestione musicale mainstream e contemporaneamente opera saldamente all’interno del mercato. La sua funzione nello sviluppo della musica alternativa cinese è sotto gli occhi di tutti: per le scelte iniziali di organizzare festival musicali in Cina sapendo di andare incontro ad una perdita economica certa, e per la promozione di band musicali di qualità.
























Tuttavia la sua attuale statura ha portato ad interrogarsi sul reale significato della definizione di “indie-label”, ad esempio in merito all’esistenza di una vera e propria divisione dell’azienda, la M2, che si impegna, ricorrendo dichiaratamente a metodi operativi internazionali, nella gestione dell’immagine delle band. Sarà per invidia o per una diversa concezione del mercato musicale, sarà per quell’irrisolvibile conflitto tra il vendersi e la creazione artistica, ma negli ambienti maggiormente alternativi cinesi la Modern Sky viene comunque vista e appellata come poco indie e troppo mainstream.

All’interno del panorama discografico indie esistono anche altri modelli di successo, come quello della Pilot Records



(



http://www.pilotmusic.net/), attiva nell’organizzazione di concerti di caratura internazionale (Peaches, The Secret Machines) e produttrice di gruppi cinesi con un buon seguito e Ziyo; la 13 Month







(http://www.13-month.com/ ), fortemente legata nei suoi intenti alla promozione della cultura live su tutto il territorio nazionale e della scena musicale rock-folk cinese. È con quest’ultima che incide Xie Tianxiao, la figura forse più rappresentativa del rock cinese dell’ultimo decennio. [continua]