I sieropositivi cinesi sono sempre di più

In by Simone

Solo quest’anno in Cina si sono registrate circa 18 mila morti per Aids, con un incremento del 12,7 per cento dei casi di contagio registrati. Senza contare che in tutto il Paese ai malati di Aids non vengono solo rifiutate le cure, ma anche l’accesso all’educazione o a posti di lavoro nel settore pubblico.
Circa un centinaio di persone provenienti dalla regione dello Henan, una delle aree più popolose e povere della Cina, hanno indetto ieri a Pechino una piccola manifestazione per i diritti dei malati di Aids e Hiv, in anticipo di due giorni la giornata mondiale del prossimo primo dicembre. Tutti in cura per Aids o sieropositivi, i manifestanti hanno percorso la strada principale del distretto del turismo e dello shopping di Wangfujing, fino ad arrivare di fronte al Ministero per gli affari civili, sorvegliato da forze di polizia. Lo riporta oggi, 30 novembre, il quotidiano di Hong Kong South China Morning Post.

L’obiettivo dei manifestanti, che da anni tentano di lanciare appelli ai principali organi governativi locali e nazionali, è di sensibilizzare il pubblico cinese e il nuovo governo, che insedierà a tutti gli effetti a marzo prossimo, sulla questione dei diritti dei malati di Aids. "Vogliamo che il governo ci ascolti e ci dia una speranza per continuare a vivere," ha dichiarato Guo Jianshe, 53enne agricoltore dello Henan al South China Morning Post. "Vogliamo che il governo ci dia sussidi per ripagare la tragedia degli anni ’90.

Appena vent’anni fa, racconta il quotidiano di Hong Kong, Guo aveva cercato insieme alla moglie di raccimolare denaro vendendo il proprio sangue. In seguito a trasfusioni in condizioni igieniche precarie i due hanno però finito per ammalarsi. La moglie di Guo è morta tre anni fa, lasciandolo solo con due figli. "Con l’Hiv non posso più lavorare. Ora vivo solo con un sussidio per famiglie a basso reddito, appena 117 yuan (poco meno di 15 euro) al mese. E non basta, nemmeno per noi contadini."

I malati di Aids e e i portatori sani di Hiv dello Henan hanno una ragione in più per alzare ulteriormente la voce. Fanno affidamento su Li Keqiang, premier in pectore: uno che in Henan ha posto le basi per la propria ascesa politica, proprio negli anni in cui il governo locale portò avanti una campagna di donazioni di sangue che portò a una diffusione dell’Aids su larghissima scala. Decine di migliaia di persone, financo interi villaggi, contrassero il virus.

Appena due giorni fa, il 29 novembre, ancora il South China ha riferito che a inizio settimana Li Keqiang ha convocato una riunione interministeriale, chiedendo al Ministero delle finanze di fissare un piano a breve termine per garantire alle Organizzazioni non governative che si occupano di prevenzione di Hiv e Aids un regime fiscale agevolato. Una dichiarazione d’intenti accolta con entusiasmo dai principali media della Cina continentale.

"La promozione di una riforma istituzionale che parta dalla società civile," ha dichiarato Li, che lunedì aveva incontrato a sorpresa 12 attivisti per i diritti dei malati di Aids, "richiede la partecipazione di tutte le forze sociali". Li ha poi sottolineato, ai microfoni della tv di Stato, la Cctv, il ruolo "unico e insostituibile" delle Ong, a cui sarà presto concesso "maggiore spazio d’azione."

Nei giorni precedenti all’incontro di questa settimana Li in prima persona aveva chiesto il parere del Ministero della salute sul caso di un uomo di Tianjin, metropoli sulla costa a pochi chilometri dalla capitale Pechino, ammalato di cancro ai polmoni a cui erano state negate le cure perché sieropositivo. "Il caso ci ha fatto capire che dobbiamo affrontare ancora molti problemi," ha ammesso ancora Li ai microfoni della Cctv.

Solo quest’anno in Cina, tra gennaio e ottobre, si sono registrate circa 18mila morti per Aids, con un incremento del 12,7 per cento dei casi di contagio registrati, che ammontano a più di 34 mila. Senza contare che in tutto il Paese ai malati di Aids non vengono solo rifiutate le cure, ma anche l’accesso all’educazione o a posti di lavoro nel settore pubblico.

Dopo anni di appelli inascoltati e repressione da parte delle autorità locali e nazionali, molti attivisti per i diritti dei malati di Aids si chiedono se l’inversione di tendenza annunciata da Li Keqiang sia solo una mossa propagandistica. Quest’ultima posizione è sostenuta da uno dei leader del movimento, Hu Jia, che al South China Morning Post conferma: "Li non ha avuto un ruolo positivo nell’impegno contro la diffusione dell’Aids in Henan. Anzi, da segretario del Partito, fu il responsabile ultimo della repressione." "La mia prima detenzione per il mio impegno a favore dei malati di Aids," conclude Hu, "fu proprio in Henan."

*Marco Zappa nasce a Torino nel 1988. Fa il liceo sopra un mercato rionale, si laurea, attraversa la Pianura padana e approda a Venezia, con la scusa della specialistica. Qui scopre le polpette di Renato e che la risposta ad ogni quesito sta "de là". Va e viene dal Giappone, ritorna in Italia e si ri-laurea. Fa infine rotta verso Pechino dove viene accolto da China Files. In futuro, vorrebbe lanciarsi nel giornalismo grafico.  

[Scritto per Lettera43; fotocredits: photoblog.nbcnews.com]