I Diari di Bollophur – Madame, can I take a picture with you?

In by Simone

Siamo ufficialmente abitanti del villaggio di Bollophur, periferia di Santiniketan, periferia di Bolpur, a tre ore da Calcutta, Bengala Occidentale. Questi sono i nostri diari.
Kolkata International Book Fair 2012, l’evento più atteso dai librofili, dagli intellettuali, dai grandi scrittori e dai grandi perditempo del West Bengal.

Per questa trentaseiesima edizione della Fiera del Libro è toccato all’Italia l’ingrato compito di rappresentarsi con decenza agli occhi indiani in qualità di Paese Ospite. Approfittando dell’immeritata visibilità dello Stivale in occasione della fiera, insieme a italianisti, bengalisti, traduttori e insegnanti di italiano del Bengala abbiamo deciso di mettere su uno stand dedicato a tutte le relazioni cross-culturali linguistiche e letterarie fra Italia e Bengala.

Moltissimi sono i punti di incontro fra le due civiltà, a partire dalla straordinaria influenza della poetica di Dante e Petrarca sulla letteratura del Rinascimento Bengali del diciannovesimo secolo, sino alle più recenti connessioni nell’ambito della cinematografia tra il neorealismo italiano e le pellicole di Satyajit Ray.
Insomma, un progetto serio. Ospiti d’onore, sponsorizzazione dell’Istituto Italiano di Cultura, promozione degli studi italiani in India, una variegata gamma di libri e riviste di letteratura in traduzione e una manciata di volontari, fra cui la sottoscritta, disposti a trascorrere dieci ore al giorno dietro a uno stand di tre metri di forma semicircolare, che quando ti si accalcano intorno un centinaio di curiosi visitatori bengalesi ti senti accerchiato a mo’ di anfiteatro, o di pesce rosso in semicirconferenza di boccia di vetro.

Il resto del padiglione italiano è organizzato attorno ad una pseudo-piazza che ha per centro nevralgico un’italianissima palma da cocco e un banchetto di caffè Lavazza, fiancheggiata su quattro lati da scaffali ripieni di trecento chili di libri spediti dall’Italia dalle varie case editrici. Per essere letti? Per essere venduti? Per essere trafugati dai visitatori meno morigerati? Chi mai potrebbe essere interessato a trecento chili di libri in italiano, una delle lingue europee meno studiate in India? Di fatto le scaffalature sono accompagnate da numerosi cartelli che ribadiscono in severi caratteri cubitali “only for display”.

Ora, se a una fiera il cui unico scopo è vendere libri il Paese Ospite non offre niente di meglio che una sfilza di testi indecifrabili “only for display”, essenzialmente di poco interesse per i milioni di bengalesi che entrano nel Pavilion aspettandosi una serenata napoletana o una pizza al forno a legna, è chiaro che l’attrazione principale del deludente cortile di Piazza Italia (i bengalesi non vanno matti per l’espresso, anzi, più di una volta i camerieri mi hanno gentilmente consigliato di persona di non ordinarlo perché troppo corto e troppo amaro rispetto al prezzo di un cappuccino) diventa in automatico quella simpatica fanciulla così bianca e così esotica che incredibilmente sta parlando in bengali dietro a uno stand.

Per altro, essendo l’unico stand di tutto il padiglione italiano, l’anfiteatro Carola è il posto ideale per riversare tutte le curiosità, le birrazzìe e le domande a sproposito del simpatico e incessante flusso umano di visitatori.

Il visitatore X si avvicina allo stand con fare disinvolto, tocchiccia qualche rivista qua e là per prendere tempo e guadagnare coraggio, poi si fa avanti con una faccia tutta seria e alza lo sguardo con l’espressione di un medievalista che deve richiedere informazioni sui dottorati in filologia romanza all’Università di Bologna. Poi parte tutto d’un fiato con l’agognata domanda.

Madame, Italy is in Spain?
Beh non proprio, ma è comunque molto vicina alla Spagna, se può esserle di conforto. Eccone un altro pronto all’attacco.

Madame, you know Del Piero?
No e probabilmente lei sa molte più cose sul calcio italiano di quante ne sappia io, signore.

Madame, può fare un autografo per la mia bambina?
Il numero di capelli bianchi sulle tempie, già disastroso per una ventiquattrenne, sta aumentando proporzionalmente agli autografi e ai flash delle macchine fotografiche che immortalano senza autorizzazione ogni parte del corpo.

Madame, facciamo una foto insieme?” 
Questa è una FAQ che ricorre ogni intervallo di tre minuti, quando arriva il baldanzoso giovane alla moda di turno con il cellulare spiegato a braccio teso di fronte alla tua faccia.

Madame, do you sell any book about Messner?
No, mi dispiace molto, ma questo stand è dedicato alle interazioni linguistiche e letterarie fra Italia e Bengala, non ho nessun testo sulle spedizioni alpine, purtroppo.

Madame, any book about Paganini?
Non so più che pesci prendere.

Madame, I would like to go to Turin and study CAR DESIGN”.
Non so come aiutarti, ragazzo. Ma Torino è una città bellissima. Ora perché non vai a fare un giro da qualche altra parte?

Madame, can I learn italian in one month?
Questa è un’altra FAQ a cui rispondo con diplomazia o con imprecazioni, a seconda dell’interlocutore.

Madame, mi assicura al cento per cento che posso trovare lavoro se imparo l’italiano?
Ma in che mondo vivi?

Madame, sono una giornalista del Times of India, vorrei farle un’intervista a proposito dei suoi studi sulla letteratura bengali, in particolare sulle sue traduzioni dello scrittore nonsense Sukumar Ray
Va bene, che cosa vorrebbe sapere?
Ecco, potrebbe dirmi che cosa le piace mangiare quando visita Calcutta?

Dopo due settimane di invecchiamento precoce, molestie psicologiche e conversazioni surreali attorniate dal più grande assemblamento di libri di tutta l’India, ritorno con meritato sollievo al tranquillo lido tribale di Bollophur, dove la prima libreria dista almeno dieci chilometri e le riviste locali in sopravanzo si rendono brillantemente utili per impacchettare le fritture di melanzana in pastella che gli ambulanti vendono quando scende la sera illuminata da lanterne ad olio sulla strada principale.