Aspettando il capodanno tibetano

In by Simone

Cresce la tensione in Tibet. In previsione del capodanno tibetano, quest’anno il 23 febbraio, da Pechino partono direttive molto severe nei confronti dei funzionari di stanza in Tibet. E, secondo il governo in esilio, starebbero aumentando i numeri delle forze di sicurezza presenti nell’area.
Capodanno tibetano, anniversario di rivolte e le proteste delle settimane passate da parte dei tibetani nella regione del Sichuan, stanno portando ad un aumento della tensione nella regione autonoma del Tibet. Secondo il governo in esilio starebbero aumentando i numeri delle forze di sicurezza nell’area, mentre da Pechino partono direttive molto severe nei confronti dei funzionari di stanza in Tibet.

Pechino ha diramato delle direttive molto severe nei confronti dei propri dirigenti di stanza nella regione autonoma: non abbassare la guardia, altrimenti ci saranno destituzioni e punizioni.

Tutti i quadri, a prescindere da chi siano o quale sia la loro posizione, verranno rimossi immediatamente, prima di essere soggetti a punizioni disciplinari se non adempieranno al loro lavoro in modo corretto”, ha specificato il portavoce regionale del Partito comunista.

A denunciare una potenziale escalation repressiva è stato anche il primo ministro del governo tibetano in esilio, Lobsan Sangay, che al Financial Times ha dichiarato: “lo schieramento di militari sta aumentando rapidamente. Abbiamo visto le immagini di centinaia di convogli pieni di forze paramilitari con mitragliatrici automatiche che si spostano verso varie zone delle aree tibetane”.

Le autorità tibetane hanno messo in guardia migliaia di funzionari regionali minacciando di licenziarli se non riusciranno a salvaguardare la stabilità nella zona, secondo quanto riportato da un giornale locale ieri. L’avvertimento è arrivato in vista del prossimo Capodanno tibetano e il quarto anniversario delle rivolte nelle zone abitate da tibetani.

La commissione regionale del Partito comunista per l’ispezione disciplinare in Tibet ha recentemente pubblicato un avviso dai toni duri che richiede che tutti i funzionari facciano ogni sforzo per salvaguardare la stabilità nella remota regione himalayana, “in particolare – hanno scritto i media locali – mediante l’attuazione di misure preventive e tenendo d’occhio le persone che possono causare problemi”.

Il Tibet Daily ha riferito quanto detto dal portavoce regionale del partito comunista in Tibet: “Tutti i quadri, a prescindere da chi siano o quale sia la loro posizione, verranno rimossi immediatamente, prima di essere soggetti a punizioni disciplinari se non adempieranno al loro lavoro in modo corretto”.

La regione e le altre aree abitate da tibetani nelle province vicine hanno visto almeno 16 persone che si sono dati alle fiamme negli ultimi mesi, in una serie di proteste contro la mancanza di libertà religiosa in Cina.

Inoltre, almeno due manifestanti sono stati uccisi a fine gennaio, quando decine, se non centinaia, di tibetani locali hanno attaccato stazioni di polizia e agenti di polizia hanno aperto il fuoco nella Prefettura autonoma tibetana di Ganzi nella vicina provincia di Sichuan, mentre la maggioranza etnica han festeggiava il nuovo anno lunare .

 Si è alzata la voce anche di Lobsang Sangay, il primo ministro del governo tibetano in esilio, che al Financial Times ha raccontato come “lo schieramento di militari sta aumentando rapidamente. Abbiamo visto le immagini di centinaia di convogli pieni di forze paramilitari con mitragliatrici automatiche che si spostano verso varie zone delle aree tibetane.

Siamo davvero preoccupati – ha aggiunto – con un tale schieramento di forze militari e tante armi nelle mani della polizia cinese e del personale militare, temiamo che il governo cinese si stia preparando per qualcosa di molto drastico e imprevedibile e tragico”.

[Scritto per Lettera43; foto credits: sfexaminer.com]