Guokao, uno su mille ce la fa

In by Simone

Il famigerato guokao, ovvero l’esame per diventare funzionario, si è svolto il 24 novembre e ha visto competere 152 milioni di candidati per 19mila posti di lavoro statali. Il rapporto – che in media è di 77 a 1 – è in realtà di 1000 a 1, se si considera la scarsa domanda per alcune posizioni svantaggiate. Intervista a Zheng Jingjing, giovane esaminanda.
Il guokao è un esame annuale suddiviso in due parti. La prima, un test attitudinale e un saggio sulla politica, la seconda, per quanti superano la selezione scritta, consiste invece in un intervista e test specializzati organizzati dai diversi dipartimenti statali. I requisiti fondamentali per accedere agli esami sono: essere un cittadino cinese tra i 18 e 35 anni, essere straqualificati per la posizione cui si fa richiesta e non avere precedenti penali. Ad avere precedenza sulla carica saranno coloro che hanno prestato servizio nella propria unità, modo per incoraggiare i giovani a intraprendere questo tipo di carriera. Le posizioni più richieste negli ultimi anni sono quelle offerte dalla Commissione di stato per gli affari etnici che quest’anno hanno raggiunto una proporzione di 5969 a 1, posizione che mantiene il primato dei concorrenti negli ultimi anni.

Ma quali sono le ragioni che spingono così tanti giovani a prendere parte a queste selezioni così competitive?
Avendo la fortuna di trovarmi in Cina in questo momento ho avuto la possibilità di chiedere direttamente agli studenti che generosamente mi hanno dedicato un po’ del  loro tempo prezioso. Sono tre le ragioni che animano così tanti candidati dice Zheng Jingjing, aspirante alla carica di doganiere:
Secondo me, molti dei candidati agli esami statali prendono parte alla selezione non tanto perché ritengono che il posto sia adatto a loro,quanto perché influenzati dal prestigio della carica, perfettamente in linea con il sistema degli esami imperiali. Inoltre, sono molti i genitori che auspicano per i propri figli un lavoro statale, e questi, animati da sentimenti di pietà filiale confuciana, seguono il loro consiglio, obbedendo ai loro desideri.” Mi guarda da sopra le sue occhiaie Zheng Jingjing e aggiunge: "Questo è anche il mio caso”.

Il guokao è stato intodotto nel 1994, eppure è facile rivedere in  questo esame  il proseguo dell’antico sistema degli esami imperiali, attraverso cui venivano selezionati i funzionari della burocrazia statale. Dalla sua istituzione nel 605 sotto la dinastia Sui il sistema degli esami durò con qualche interruzione sino al 1905, ben 1300 anni. I pensatori cinesi furono i primi a sostenere l’idea che nell’assegnazione degli incarichi pubblichi il merito e la capacità, mediati dall’esperienza, dovessero avere la precedenza sui privilegi di nascita. Il sistema di esami, basato sulle opere confuciane,  serviva inoltre a mantenere l’unità culturale e il consenso sui valori di base. L’uniformità dei contenuti degli esami significava che la classe dirigente attraverso tutta la Cina veniva formata sugli stessi valori.  I viaggiatori Europei che visitarono la Cina dei Ming, abbagliati da questa politica non risparmiarono gli elogi all’impero celeste.

Il prestigio di un lavoro statale persiste negli anni dunque, e sono proprio i migliori studenti della terra di mezzo a prendere parte agli esami. Tuttavia, contrariamente a quanto si potrebbe pensare a dispetto del prestigio della carica, lo stipendio non è affatto vertiginoso. “La situazione occupazionale in Cina” continua Zhen Jingjing  “non è al momento delle migliori, e l’aumento dei costi  della vita non è proporzionale a quello degli stipendi. A queste condizioni, un lavoro statale garantisce uno stipendio sicuro e un welfare migliore rispetto ad altri lavori”. Sebbene stando alle dichiarazione dell’agenzia Xinhua il tasso di disoccupazione in Cina sia intorno al 4%, bisogna sottolineare che queste cifre sono basate solo sui lavoratori in regola delle aree urbane, ossia non tengono in considerazione i 230 milioni di lavoratori migranti che vivono abusivamente  nelle città, costituendone la vera forza motrice.

Rispetto al numero dei neolaureati il numero di posti di lavoro offerti dal governo è ancora insufficiente” Rispetto alle 20,839 posizioni offerte l’anno scorso, il guokao quest’anno darà spazio soltanto a 19mila candidati. L’offerta dunque, nonostante gli sforzi governativi, non riesce a soddisfare ancora la domanda dei numerosi studenti cinesi che secondo quanto riportato dal Time World ha toccato i 7 milioni quest’anno, il più alto numero mai registrato nella terra di mezzo. Alla fine dello scorso aprile solo il 35 per cento dei neolaureati avrebbe trovato lavoro, un problema così grave da aver attirato l’attenzione di Xi Jinping, che a maggio ha incoraggiato gli studenti a eccellere nelle proprie prestazioni e ad accettare anche i posti offerti nelle province più remote.

Abbandonata la sicurezza della ciotola di ferro, ai cinesi non resta altro che prendere parte alla competizione, e sperare di essere, viste le proporzioni di quest’anno di 1000 a 1, quell’uno su mille che ce la fa.

*Maura Fancello ha studiato all’università di Roma La Sapienza le lingue cinese e hindi laureandosi a pieni voti lo scorso dicembre. Tra il 2011 e 2012 ha trascorso alcuni mesi in Inghilterra, a Totnes, un piccolo paesino nel Devon in cui ha avuto modo di migliorare il suo inglese alla “Language in Totnes” e osservare da vicino il modello economico della Transition Town. Ha trascorso l’ultimo semestre universitario alla Beijing Foreign Studies University” dove ha seguito i corsi di cinese e sostenuto l’ultimo esame di lingua previsto dal suo corso di studi.

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