Giappone – Rivoluzione digitale per i manga

In by Simone

Il futuro del manga sembra sempre meno cartaceo e sempre più digitale. A testimoniarlo è l’aumento della diffusione di app gratuite che consentono agli utenti di leggere i popolari fumetti giapponesi sul proprio smartphone.
Negli ultimi due anni, programmi come Mangabox e Comico hanno dato spazio ad artisti emergenti o riportato al successo dopo decenni titoli fuori pubblicazione.
Anche Line, servizio di messaggistica e chiamate online simile a Skype e Whatsapp, ha lanciato nel 2014 un’app per la lettura dei manga – come anche su Mangabox – in giapponese, inglese e mandarino.

Il settore dei manga in formato digitale registra una crescita costante: in due anni il giro d’affari è cresciuto di quasi 5 miliardi di yen (circa 40 milioni di euro) e ha spinto grandi editori come Shueisha e Kodansha a sviluppare le proprie app e mettere online gratuitamente alcuni episodi dei loro fumetti più celebri.

Dopo aver rottamato i cellulari nativi – chiamati non a caso galapagos – lo smartphone punta dunque a sostituire un altro prodotto “tipico” del Sol levante: i settimanali di fumetti.

Nati verso la fine degli Anni ’50, all’alba del boom postbellico, questi volumi da quasi 500 pagine in carta riciclata formato A4 sono ancora estremamente popolari non solo tra i più giovani: nel 2013, scrive il quotidiano Asahi Shimbun citando il Centro nazionale di ricerca sull’editoria, il ricavo dalle vendite è stato di quasi 150 miliardi di yen, poco più di 1,1 miliardi di euro.

Un risultato che in un Paese come l’Italia sarebbe eccezionale, ma che in Giappone segnala la crisi di uno dei simboli dell’editoria. Basti pensare che Shonen Jump, il settimanale a fumetti che ha lanciato serie campioni di incassi in patria e all’estero come One Piece, Naruto e Dragon Ball, oggi vende “appena” 2,6 milioni di copie all’anno contro gli oltre 6 milioni di media a cavallo degli Anni ’80 e ’90.

Mangabox, in particolare, sta raccogliendo un successo senza precedenti. L’app nasce nel 2013 dall’esperienza di DeNa, azienda sviluppatrice di videogame basati su anime e manga per smartphone.

A gestire la parte editoriale è stato chiamato lo sceneggiatore Shin Kibayashi, autore di Kindaichi Shonen no jikenbo, serie mistery di culto degli Anni ’90, che ha comprato a sue spese i diritti per la pubblicazione di alcune serie popolari e di altri 40-50 titoli inediti e non reperibili in altro formato se non quello digitale. Tutto in alta definizione e gratuito. Almeno per ora.

«Se dovesse esserci un ulteriore incremento di utenti, valuteremo l’ipotesi di inserire contenuti a pagamento o pubblicità», ha spiegato all’Asahi Kibayashi.

Come ha spiegato il responsabile entertainment Wataru Kawasaki in una recente intervista, l’idea alla base dell’app era di accaparrarsi una fetta del mercato dei diritti d’autore. Fino al 2013, infatti, DeNa aveva fatto affari sviluppando videogiochi per smartphone basati su proprietà intellettuali altrui. Ora è DeNa a cedere parte dei propri diritti grazie al successo di alcuni titoli disponibili su Mangabox che ha attirato case editrici, studi di animazione e televisioni.

Anasatsujin, una serie thriller da oltre 1 milione di visualizzazioni uniche a episodio, ad esempio, è in corso di pubblicazione in volumetti; mentre da Kiseiju, l’ospite indesiderato – serie di fantascienza pubblicata in Giappone tra il 1990 e il 1995 e in Italia nel 2004 – tra il 2014 e il 2015 sono stati tratti due film d’azione e una serie animata conclusasi a fine marzo scorso.

È stato l’uso dei social network a contribuire al successo di Mangabox. Tra le iniziative più popolari c’è l’anticipazione di un nuovo episodio della serie per gli utenti registrati che consigliano pubblicamente via social una delle serie disponibili in app.

«Ora», ha dichiarato scherzando nella stessa intervista Kawasaki, «i nostri diretti concorrenti sono Twitter e 2chan matome (un servizio di microblogging giapponese, ndr). Dal punto di vista degli aggiornamenti vincono loro, ma da quello del divertimento vinciamo noi».

[Scritto per Lettera 43; foto credit: japantimes.co.jp]