UPDATE Giappone – Kenji Goto è stato ucciso

In by Gabriele Battaglia

Come si è appreso ieri dopo la pubblicazione di un nuovo video, Kenji Goto, il giornalista freelance giapponese sequestrato da uomini dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante a ottobre 2014, sarebbe stato ucciso. Continuano intanto le verifiche sull’autenticità del video, anche se Tokyo sembra confermare l’attendibilità delle ultime immagini (Updated). UPDATE 31 gennaio – 1 febbraio

Kenji Goto, il giornalista freelance giapponese sequestrato da uomini dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL) a ottobre 2014, sarebbe stato ucciso.

Intorno alle 23 ora italiana – le 6 del mattino ora giapponese – il gruppo di militanti islamisti ha diffuso un video nel quale vengono mostrati quelli che appaiono gli ultimi istanti di vita di Goto. Un uomo vestito di nero e a volto coperto si rivolge in inglese al governo giapponese tenendo un coltello vicino alla gola del freelance giapponese.

Abe – dichiara il sequestratore – a causa della sconsiderata decisione di prendere parte in una guerra che non potrà essere vinta, questo coltello non ucciderà soltanto Kenji, ma (…) farà strage ovunque si troveranno tuoi connazionali. Che l’incubo per il Giappone cominci”.

Nell’ultima sequenza del video si vede un fermo immagine con il cadavere decapitato dell’uomo.

A stretto giro, il governo di Tokyo ha convocato una conferenza stampa per annunciare che rafforzerà il proprio impegno negli aiuti umanitari promessi ai Paesi interessati dall’avanzata dell’Is e per proteggere i cittadini giapponesi che si trovano all’estero.

Il primo ministro Shinzo Abe, dopo aver convocato una riunione di urgenza con i suoi ministri, ha denunciato nuovamente l’ “inumano atto terroristico”. “Non perdonerò mai questi terroristi”, ha dichiarato il primo ministro. Per il governo giapponese non ci sono infatti "informazioni che dimostrino che il video non sia autentico"

Analisi sul video sarebbero ancora in corso sia in Giappone sia negli Stati Uniti da parte degli esperti dell’intelligence. 

Appare chiaro però, spiega Catherine Herridge di Fox News, che non ci sono elementi nel video che attestino una sua registrazione nelle ultime 24 ore o tantomeno riferimenti ad una trattativa tra Giappone, Isis e Giordania per la liberazione di Goto e di un pilota dell’aeronautica giordana rapito a dicembre 2014.

Da due giorni infatti non si avevano notizie riguardo nuovi sviluppi nella vicenda, per cui era stata fissata una deadline il 29 gennaio scorso. A una richiesta da parte di Amman di fornire prove della vita di Muath al-Kasaesbeh – questo il nome del pilota giordano – per arrivare allo scambio con Sajida al-Rishawi condannata per terrorismo nel 2006 e detenuta in Giordania, gli uomini dell’Is non hanno mai risposto.

Parole di cordoglio e condanna sono giunte immediatamente dal primo ministro britannico David Cameron e dal presidente Usa Barack Obama.

La stampa giapponese ha dato voce all’immenso dolore della famiglia e dei colleghi del giornalista. “Non trovo le parole per esprimere il mio dolore”, ha dichiarato alla stampa la madre di Goto, Junko Ishido, la quale negli ultimi giorni aveva lanciato diversi appelli per la liberazione del figlio.

A poche ore dalla notizia della morte di Kenji Goto, a Tokyo è partita una veglia silenziosa sotto gli uffici del primo ministro per ricordare il giornalista.

Goto, 47 anni, si era recato in Siria a ottobre dello scorso anno sulle tracce di Haruna Yukawa, contractor militare giapponese di 42 anni, anche lui fatto prigioniero e giustiziato dall’Is.

Per mesi di lui non si era saputo nulla sino alla pubblicazione online di un video in cui veniva ritratto insieme a Yukawa e in cui veniva chiesto un riscatto per il rilascio dei due: 200 milioni di dollari, somma equivalente a quella promessa in aiuti da Abe nel suo tour mediorientale ai paesi interessati dall’avanzata dell’Is.

La storia

Libero. O forse no. Kenji Goto, l’ultimo dei due ostaggi giapponesi sequestrati dallo Stato islamico, sarebbe ancora in mano ai suoi sequestratori.

C’è anche una nuova deadline comunicata in un messaggio audio da una voce attribuita al giornalista Kenji Goto: lo scambio di prigionieri, che coinvolge la militante irachena Sajida al-Rishawi e il pilota giordano  Mu’ath al-Kaseasbeh e vedrebbe coinvolto anche il cittadino giapponese, dovrà avvenire entro il tramonto di oggi, ora di Mosul in Iraq.

La notizia è giunta al termine di una giornata frenetica in cui sono circolate voci circa una avvenuta liberazione dei tre.

Mentre era notte fonda in Giappone e il termine delle 24 ore prima dell’uccisione del giornalista freelance era ormai scaduto, il quarto messaggio dell’Isis in pochi giorni ha gettato nuove ombre sulla vicenda.

Martedì è stato diffuso in Rete un terzo video in cui l’unico superstite dei due ostaggi giapponesi – l’altro, il contractor militare Haruna Yukawa sarebbe stato giustiziato – chiedeva nuovamente la scarcerazione di Sajida al-Rishawi, condannata a morte nel 2006 dopo un tentato attacco dinamitardo in un hotel di Amman. "Mi è stato detto che questo potrebbe essere il mio ultimo messaggio", spiega la voce – sulla cui autenticità sono stati sollevati nuovamente dubbi.

Il ministro degli Esteri giapponese Fumio Kishida ha confermato intorno all’una di notte, ora di Tokyo, che non ci sarebbero in realtà “cambiamenti rilevanti” sulla questione, facendo quindi trapelare l’informazione secondo cui Goto sarebbe ancora in mano agli uomini dell’Isis.

La situazione continua a essere grave – ha spiegato Kishida – e faremo del nostro meglio con la massima urgenza e in cooperazione con il governo giordano per arrivare alla liberazione di Kenji Goto”. 

La linea di Tokyo è comunque quella dettata nei giorni scorsi dal primo ministro Shinzo Abe ed espressa nella mattinata italiana di ieri dal vice ministro degli Esteri Yasuhide Nakayama, al momento in Giordania incaricato di seguire la crisi degli ostaggi e di gestire la cooperazione con Amman. 

Prima delle dichiarazioni di Kishida, si erano rincorse voci riguardanti l’avvenuto scambio di prigionieri sull’asse Isis-Tokyo-Amman. L’unico spiraglio di luce in una vicenda assai intricata si è avuto quando il governo giordano in conferenza stampa ha dichiarato di “essere pronto” a liberare Sajida al-Rishawi, detenuta dal 2005 in Giordania dopo un tentato attacco dinamitardo, in cambio del pilota giordano Mu’ath al-Kaseasbeh catturato in Siria a dicembre 2014.

Nel testo della dichiarazione del governo giordano però non veniva fatto nessun riferimento al giornalista freelance giapponese.

Nell’eventualità di una sua liberazione, però, continuano a sperare le centinaia di persone che si sono recate in serata sotto gli uffici del governo. In segno di solidarietà sui cartelloni dei manifestanti campeggiava la scritta “I am Kenji”. Junko Ishido, la madre di Goto, ha espresso nella serata di ieri la propria “inquietudine” sulle sorti del figlio, a poche ore dalla scadenza del termine comunicato dai sequestratori.

Sostegno al giornalista giapponese in mano ai militanti islamisti è stato espresso anche dalla pagina web del Committee to Protect Journalist, organizzazione no profit che sostiene la libertà di stampa, che ha definito Goto una “voce di umanità in tempi di atrocità”.

Intanto sull’operato del governo di Tokyo si addensano critiche. Critiche che il principale partito d’opposizione al blocco di maggioranza, il Partito Democratico (Dpj), ha portato in Parlamento.

Seiji Maehara, ex presidente del Dpj ed ex ministro degli Esteri del governo Kan (2010-11), ha sollevato dubbi in particolare sul “tempismo” dell’annuncio di aiuti da parte del governo Abe ai paesi interessati dall’avanzata dell’Isis, in periodo di allerta alle stelle nei confronti dei militanti islamisti. I 200 milioni di dollari promessi da Abe infatti sono stati trasformati dagli uomini dell’Isis in somma per il riscatto nella loro "dichiarazione criminale".

Alla prima grande prova di politica estera, confermano alcuni osservatori contattati dal Japan Times, Tokyo ha dimostrato tutta la sua impreparazione e ingenuità.
 

[Pubblicato in versione ridotta sul manifesto; foto credit: voanews.com]